Colosseo, il vandalo inglese pronto a ripagare il danno (di 965 euro): ma nessuno gli dà l’Iban

Il turista inglese, di origini bulgare, aveva sfregiato il monumento a giugno scorso

Colosseo, il vandalo inglese pronto a ripagare il danno (di 965 euro): ma nessuno gli dà l’Iban
Colosseo, il vandalo inglese pronto a ripagare il danno (di 965 euro): ma nessuno gli dà l’Iban
di Valeria Di Corrado
Sabato 7 Ottobre 2023, 23:47 - Ultimo agg. 9 Ottobre, 10:00
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Il “pugno duro” che per una volta è stato adottato per perseguire uno dei tanti turisti che, dopo aver danneggiato i monumenti di Roma se ne ritornano in patria impuniti, rischia di andare a vuoto o comunque di scontrarsi contro un impasse burocratico.

Il vandalo di turno questa volta - incredibilmente - è disposto a pagare, ma l’amministrazione - inspiegabilmente - non gli comunica gli estremi su cui effettuare il bonifico. 

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Il vandalo del Colosseo pronto a ripagare il danno 

Il caso è quello di Ivan Danailov Dimitrov, l’inglese di origini bulgare che il 23 giugno scorso ha inciso con una chiave su uno dei muri del Colosseo il suo nome e quello della fidanzata: “Ivan+Hayley 23”.

Lo sfregio è stato immortalata da un altro turista in un video che ha consentito agli investigatori di identificarlo. Dopo l’atto vandalico il 27enne era tranquillamente tornato a casa, in Inghilterra. I carabinieri lo hanno rintracciato a Londra e gli hanno fatto eleggere domicilio, comunicandogli che era stato indagato per danneggiamento di beni culturali.

 


LE SCUSE
Dimitrov ha deciso quindi di fare un bizzarro mea culpa. La sua lettera di scuse, inviata al sindaco Roberto Gualtieri e alla Procura capitolina, ha fatto il giro del mondo proprio per la motivazione addotta: quando si dice che la pezza è peggio del buco. «Ammetto con profondissimo imbarazzo - ha scritto il giovane turista - che solo in seguito a quanto incresciosamente accaduto ho appreso dell’antichità del monumento». Possibile che non conoscesse realmente il valore storico e archeologico del Colosseo? Questo resterà sempre un interrogativo senza risposta.


Poi il ravvedimento: «Consapevole della gravità del gesto commesso - aveva scritto nella missiva - desidero con queste righe rivolgere le mie più sentite e oneste scuse agli italiani e a tutto il mondo per il danno arrecato a un bene che, di fatto, è patrimonio dell’intera umanità». 


IL PATTEGGIAMENTO
Oltre alle scuse, Dimitrov si è offerto di risarcire il danno causato, al fine di ottenere la sospensione condizionale della pena. Il pm titolare del fascicolo, Nicola Maiorano, ha dato il suo consenso e ha delegato i carabinieri del comando di Piazza Venezia ad «accertare e comunicare l’entità del danno» con urgenza. Nella relazione sottoscritta il 26 giugno scorso dall’architetto Barbara Nazzaro, funzionario del Parco Archeologico del Colosseo, è specificato che per ripristinare il laterizio ottocentesco sfregiato (secondo ordine, settore sud, dell’Anfiteatro Flavio) occorrono due giorni di lavoro da parte di un restauratore di livello alto, oltre al noleggio di attrezzature e all’acquisto di materiali, per un totale di 965 euro (più Iva).


I SOLLECITI
Peccato che, dopo circa tre mesi e varie mail di sollecito della Procura e dell’avvocato difensore, ancora non sia stato fornito un Iban al quale l’indagato possa bonificare la somma. Persino il I gruppo della Polizia locale di Roma Capitale è stato delegato dalla Procura ad «acquisire le coordinate bancarie del Parco Archeologico del Colosseo». Ma ad oggi ancora non si viene a capo di questa situazione. «Ringrazio il pm per il senso della misura dimostrata nella scelta concordata sulla pena - commenta l’avvocato Alexandro Maria Tirelli, che difende Dimitrov insieme alla collega Maria Valentina Miceli - Ma insieme al magistrato ci siamo dovuti scontrare contro la burocrazia della pubblica amministrazione, degna di un Paese centro-africano degli anni ‘80 e che andrebbe ridimensionata dalla politica. Trovo assurdo che la legge imponga una condizione per la concessione della sospensione della pena e la pubblica amministrazione, di fatto, impedisca di realizzarla».


Dal Parco Archeologico fanno sapere che la richiesta delle coordinate bancarie è arrivata dagli avvocati tramite mail soltanto il 3 ottobre. E che comunque lunedì la dirigente dell’ufficio Bilancio e pagamenti del ministero dei Beni culturali si attiverà per risolvere questo impasse e comunicare l’Iban sul quale far bonificare la somma al vandalo “pentito”.
 

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