Afghanistan, domani il voto per le presidenziali con la paura degli attacchi terroristici

Afghanistan, domani il voto per le presidenziali con la paura degli attacchi terroristici
Venerdì 27 Settembre 2019, 18:31 - Ultimo agg. 19:25
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La pace è davvero lontana, violenze e attacchi sono all'ordine del giorno, il terrorismo ha cambiato nome ma è ancora radicato lì. Eppure in questa terra martoriata da decenni di guerra com'è l'Afhanistan domani si vota per la scelta del presidente. È la quarta volta dal 2001, dalla caduta del regime dei Talebani: le elezioni, che si tengono ogni 5 anni, si dovevano svolgere il 20 aprile, poi il 20 luglio, e infine domani. L'ultima volta, nel 2014, solo con l'intervento dell'allora segretario di Stato Usa John Kerry si è arrivati al "compromesso" che ha assegnato la presidenza al pashtun Ashraf Ghani e inaugurato per il tagiko Abdullah Abdullah l'incarico di '"chief executive officer" del «governo di unità nazionale». Ora i  candidati sono ufficialmente 18 - gli elettori 9,6 milioni e i seggi forse 5.300 -  ma con le defezioni dell'ultima ora dovrebbero essere 14, compresi Ghani e Abdullah.
Il presidente uscente Ashraf Ghani punta alla riconferma, vuole riaffermare la sua autorità al cospetto dei detrattori dopo la proroga del mandato ormai scaduto da tempo. L'eterno rivale numero uno è il chief executive officer Abdullah Abdullah, l«alleato scomodò di Ghani che accusa il presidente di essere
«un ostacolo per la pace» perché vuole «restare ai vertici». Sul voto pesano le minacce del movimento fondato dal mullah Omar, che lo considera un «complotto per ingannare la gente», e la campagna elettorale è stata segnata da sanguinosi attacchi. Negli ultimi otto giorni, ha scritto mercoledì il Washington Post, almeno 58 civili sono morti per mano dei Talebani. Secondo il quotidiano, il voto rischia di essere più insanguinato di quanto si possa drammaticamente immaginare. L'incognita sicurezza in Afghanistan porta anche il nome dell'Isis e di al-Qaeda, e per questo il ministro degli interni ha annunciato che saranno mobilitati circa 72mila agenti per la sicurezza dei seggi. .
I RAPPORTI CON GLI USA
 «I Talebani hanno scelto di proseguire con i loro attacchi crudeli», ha detto Donald Trump all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. E, dopo aver interrotto improvvisamente i colloqui con il movimento, ha assicurato che gli Stati Uniti continueranno a «lavorare per fare della pace una realtà».
Parole arrivate dopo che alla Bbc il capo negoziatore dei Talebani, Sher Mohammad Abbas Stanikzai, ha insistito sui negoziati come «l'unica via per la pace». Prima la «pace», poi le elezioni, adesso non è il momento, ha detto chiaramente l'influente Hamid Karzai, che per 13 anni ha dominato l' Afghanistan, e che con le sue dichiarazioni ha fatto infuriare non poco la presidenza di Kabul. Prima della parole di Karzai, sulla stessa linea si era espresso proprio Abdullah, che aveva proposto di congelare il voto in nome della pace.
LE INCOGNITE
Con un sistema politico e istituzionale molto fragile, con un sistema strutturalmente corrotto, sulle elezioni pesa anche il rischio di brogli e irregolarità.
Poi c'è l'incognita affluenza: oltre alla paura, al fatto che il voto si svolgerà solo nelle aree sotto il pieno controllo del governo e che persistono problemi organizzativi, sembra regnare il disincanto. Eppure qualcuno, o meglio qualcuna, sguarda oltre il presente. non ci sono candidate alla presidenza, ma due afghane aspirano all'incarico di vice.
Provano a scrivere la storia Farida Momand, in corsa con Ahmad Wali Massud (fratello del 'Leone del Panjshir'), e Massuda Jalal, che si presenta come secondo vice presidente del candidato Rahmatullah Nabil.

 
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