Caporalato, dimissioni in bianco e lavoro nero nelle campagne: la Cgil chiede tutela per i braccianti agricoli

Caporalato, dimissioni in bianco e lavoro nero nelle campagne: la Cgil chiede tutela per i braccianti agricoli
Caporalato, dimissioni in bianco e lavoro nero nelle campagne: la Cgil chiede tutela per i braccianti agricoli
di Alessio PIGNATELLI
Venerdì 9 Luglio 2021, 05:00
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«Nella terra di Di Vittorio ci sono ancora le dimissioni in bianco firmate dalle donne che si impegnano a non rimanere incinta prima di accettare l’ingaggio in campagna. Ci sono ancora le dimissioni “vivamente consigliate” per eludere il blocco dei licenziamenti previsti dall’emergenza Covid, ci sono ancora pulmini e furgoni sovraccarichi di braccianti, anche se negli elenchi anagrafici il numero degli iscritti e delle giornate lavorate sembrerebbe in netto calo. Persone fragili, deboli e ricattabili, non solo dal Coronavirus o dalle sue varianti».

Le parole sono durissime e denunciano una situazione che nelle campagne pugliesi, purtroppo, non è nuova. E i recenti casi lo dimostrano. È la segretaria della Flai Cgil di Taranto, Lucia La Penna, a lanciare il suo grido d’allarme nell’ambito del comitato direttivo del sindacato di categoria. «Il rischio che registriamo è che la categoria dell’agroalimentare, già invisibile, di fronte a questa crisi prolungata faccia notevoli passi indietro – commenta La Penna - alla faccia del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che invece proprio allo sviluppo sostenibile, anche sul punto di vista della qualità del lavoro avrebbe dovuto puntare». Nel tarantino il comparto conta ben 27mila lavoratori e lavoratrici e la fotografia del lavoro nei campi è impietosa: i lavoratori iscritti negli elenchi anagrafici 2020 sono 26.484. Meno 571 rispetto al 2019. Le giornate lavorate nel 2020 sono state quasi 2milioni e 700mila. Circa 2mila e 200 in meno rispetto al 2019.

«Ma il settore in realtà non si è fermato mai – spiega la segretaria della Flai Cgil di Taranto – e assistiamo al paradosso di un incremento di lavoro nero nei campi, da parte di migranti e di braccianti italiani che hanno scelto di accedere al reddito di cittadinanza o di emergenza, ma rinunciando di fatto al sostegno al reddito previsto dalla disoccupazione agricola». Per la sindacalista il Pnrr offrirebbe possibilità per restituire dignità ad una filiera «che è il vero oro della nostra provincia: si tratta di capire ora quale istituzione o ente sia pronto a lavorare a questo progetto di libertà e diritti.

La Regione, i Comuni, gli enti di controllo battano un colpo».

Capone: «Com’è possibile che si muoia ancora di lavoro sui campi?»

E proprio dalla presidente del Consiglio regionale della Puglia, Loredana Capone, ieri è arrivata una presa di posizione sull’argomento. Intervenendo al seminario «Le lotte del movimento bracciantile per il collocamento e contro il caporalato» promosso dalla fondazione Maierotti, Cgil Puglia e fondazione Di Vittorio, Capone ha detto: «Questa non è una giornata rievocativa o celebrativa: deve aiutarci a guardare avanti, a costruire per il futuro. Una giornata che impegna ciascuna e ciascuno di noi a capire nel profondo ciò che è accaduto e com’è possibile che si muoia ancora di lavoro sui campi».

Loredana Capone ha ricordato i tre braccianti morti in Puglia: «È troppo vivo il ricordo dei tre braccianti agricoli morti in Puglia, solo nell’ultimo mese, mentre raccoglievano frutta e verdura. Abbiamo parlato tanto, troppo di questi drammi in questi anni: con Apulia Film Commission abbiamo anche sostenuto un bellissimo film sulla tragica morte della bracciante pugliese Paola Clemente (qui l'intervista al marito) che ogni giorno si alzava nel cuore della notte per raggiungere le campagne di Andria. Adesso non so da dove bisogna partire, se dalla vita o dal lavoro. Ma è davvero possibile che questi due diritti così fondamentali, che i nostri costituenti hanno così ben tutelato, ancora oggi si presentino nudi?».

«L’obiettivo - ha concluso la presidente del Consiglio regionale - deve essere innanzitutto far diventare questa lotta di tutti. Bene ha fatto il presidente Emiliano a emettere l’ordinanza per limitare il lavoro sui campi nelle ore più calde del giorno».

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