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Giallo a Primavalle, la pista della procura: «In casa di Omerovic un agente sospetto»

Era presente prima del tragico volo dalla finestra. L’uomo era stato trasferito per motivi mai chiariti

La pista della procura Era presente prima del tragico volo dalla finestra L uomo era stato trasferito per motivi mai chiariti
La pista della procura Era presente prima del tragico volo dalla finestra L’uomo era stato trasferito per motivi mai chiariti
di Valeria Di Corrado e Alessia Marani
Articolo riservato agli abbonati
Domenica 18 Settembre 2022, 00:08 - Ultimo agg. : 14:14
4 Minuti di Lettura

Uno degli agenti che è entrato a casa della famiglia Omerovic, nel quartiere romano di Primavalle, era conosciuto dai suoi colleghi per i modi poco ortodossi utilizzati nelle perquisizioni. Il sospetto degli inquirenti è che sia stato proprio lui a “forzare la mano” la mattina del 25 luglio, quando, insieme agli altri tre poliziotti della pattuglia (due uomini e una donna), si è recato nell’appartamento di via Gerolamo Aleandro, ufficialmente per identificare il 36enne sordomuto che alcuni residenti avevano accusato via social di molestare le ragazze e i minori della zona. La situazione all’interno dell’abitazione, però, sarebbe degenerata e Hasib Omerovic è precipitato dalla finestra dalla sua camera da letto nel cortile condominiale, facendo un volo di 9 metri dal quale è sopravvissuto per miracolo, ma riportando danni probabilmente permanenti.

APPROFONDIMENTI
Via i capi del commissariato
La sorella ha paura
Foto

Omerovic, la pista dei pm: quel controllo è degenerato. Via i capi del commissariato

TATUAGGI E PALESTRA

La posizione processuale più delicata, nell’inchiesta della Procura di Roma per tentato omicidio e falso, è proprio quella del poliziotto “chiacchierato” tra i colleghi per i suoi modi bruschi. Una quindicina di anni fa era in forze alla Squadra Mobile capitolina. Poi venne trasferito al commissariato di Primavalle, una sorta di “diminutio” per la carriera. Non è mai stato oggetto di procedimenti disciplinari, ma ci sarebbe un episodio che avrebbe infastidito il questore dell’epoca. Durante una conferenza stampa venne fotografato con vistosi tatuaggi sul corpo, che avrebbero potuto renderlo identificabile nel corso di indagini sotto copertura. Un corpo muscoloso il suo, ancora adesso scolpito dalle ore di allenamento in palestra.

 

OPERAZIONE “FIORI NEL FANGO”

All’epoca il poliziotto partecipò a una maxi operazione della Sezione reati contro i minori, “Fiori nel fango”, che smantellò una rete di pedofili che, dietro regalie, adescava bimbi rom nei campi nomadi della Capitale. Si trattava di facoltosi professionisti a cui i bambini venivano procacciati. Gli investigatori della Squadra Mobile, ora delegati dalla Procura a fare luce sulla vicenda di Hasib, stanno cercando di risalire anche ad eventuali pregressi rapporti tra gli Omerovic e gli agenti indagati tali da avere creato un pregiudizio verso la famiglia rom. I genitori del 36enne, arrivati in Italia negli anni ‘90 dopo la guerra in Bosnia, erano stati prima nel campo rom di Tor di Valle, quindi in quello di Tor de’ Cenci, poi a La Barbuta, a Ciampino. Tre anni fa, finalmente, l’assegnazione dell’alloggio popolare di Primavalle.

IL MANIFESTO ACQUISITO

Intanto venerdì sera, intorno alle 19, la polizia è intervenuta in via Federico Borromeo (sempre a Primavalle), per rimuovere uno striscione da un metro per tre con una scritta fatta con le bombolette: «Solidarietà per Hasib lanciato dalla finestra. Verità e giustizia». Lo striscione non è firmato, né riporta sigle. È stato acquisito dagli agenti presso il commissariato di Primavalle. Gli investigatori vogliono capire se si tratti di un’iniziativa dei residenti o ci sia la “mano” di movimenti estremisti o di anarchici. Domani nel commissariato di via Maglione arriverà il nuovo dirigente, Roberto Ricciardi, che sostituirà l’uscente e la sua vice rimossi dall’incarico. «Non conosco la vicenda, né i colleghi coinvolti. Mi insedierò con l’intento che ogni funzionario deve avere, ossia quello di mettere i propri uomini nelle condizioni migliori per lavorare e fare squadra». 


Sulla vicenda di Hasib ci sono ancora molti punti oscuri da chiarire. Nell’esposto depositato in Procura da Fatima, la madre di Hasib, sono allegate le fotografie della porta della camera del ragazzo. La serratura è scardinata. Gli Omerovic sostengono di averla ritrovata a terra, segno che qualcuno ha sfondato la porta. Forse Hasib, spaventato dai modi irruenti, si era chiuso dentro per sfuggire al controllo. Un’altra immagine riguarda un perno di sostegno del termosifone parzialmente divelto dal muro: Hasib potrebbe averlo danneggiato salendoci sopra per raggiungere la finestra. Oppure è la conseguenza di una colluttazione come sostengono i familiari. Il magistrato ha dato mandato agli agenti per tornare nell’appartamento (che non è stato posto sotto sequestro) per repertare anche una scopa con il manico spezzato indicata nella denuncia, così come una coperta su cui erano state evidenziate alcune tracce di sangue che, tuttavia, gli inquirenti ritengono risalenti nel tempo e di scarso valore probatorio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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