Bimba disabile discriminata in una ludoteca a Cava de' Tirreni, la sentenza: «Risarcitela»

Sotto accusa una ludoteca che impedì alla piccola affetta da sindrome di Down di stare in area giochi

Una ludoteca
Una ludoteca
di Simona Chiariello
Sabato 30 Marzo 2024, 07:00
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«Mi dispiace la vostra bambina non può giocare con gli altri bambini. Non può trattenersi nell’area giochi». Il motivo, aberrante e discriminatorio, era la sua disabilità. L’episodio risale a sette anni fa e oggi Filomena Avagliano, consigliere comunale Cava Città in Comune, presidente della commissione pari opportunità ma soprattutto madre della ragazzina esclusa, ha ottenuto giustizia. Giovedì la prima sezione civile del Tribunale di Nocera Inferiore ha posto fine ad un procedimento iniziato nel 2017. Il giudice ha stabilito, che anche senza intenzione, la discriminazione è oggettiva.

Come spiegato da Avagliano, alla figlia, affetta da sindrome di Down, era stato vietare di giocare con gli altri bambini in una ludoteca cavese perché disabile. Fatto aggravato dalla circostanza che in quella ludoteca c’era anche il fratello. La consigliera di Cava de' Tirreni e il papà della ragazzina hanno deciso di ricorrere in giudizio ed assistiti dall’avvocato Giuseppe Zarrella hanno presentato un ricorso. Dopo diverse udienze, il 28 marzo scorso, la giudice ha condannato la ludoteca a un importante risarcimento del danno non patrimoniale, considerando oggettivamente discriminatoria la condotta. «Una decisione importante - spiega l’avvocato Zarrella - a seguito di una condotta gravissima a tutela di persone disabili, che normalizza l’ovvio in materia di discriminazioni. Un passo in avanti verso un mondo più umano ed attento ad ogni tipo di discriminazione per evitare, in futuro, di precludere in fatto ed in diritto la partecipazione alla vita sociale di ogni persona in ragione della mera condizione di disabilità». Chiaro, passionale ed oggettivo il commento della consigliera Avagliano.

«Noi, come società, celebriamo una vittoria significativa: la giustizia, dopo sette anni ha riconosciuto che allontanare una persona a causa della sua disabilità è inaccettabile e discriminatorio. Questo verdetto non riguarda solo una singola famiglia, rappresenta un passo avanti per tutti le persone disabili. Ogni individuo, indipendentemente dalla sua abilità, merita rispetto, uguaglianza e l’opportunità di partecipare pienamente alla vita sociale.

La discriminazione non ha posto nella nostra società. Prometto di continuare.

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Questa vittoria, di cui ringrazio il mio avvocato, ci ricorda che ogni piccolo passo conta. In nome di tutti i disabili, e delle loro famiglie celebro questa vittoria e mi impegno a lavorare per un mondo più compassionevole, equo e inclusivo. Spero che l’accaduto sia di ispirazione e contribuisca a sensibilizzare ancora di più sulla necessità di un mondo senza discriminazioni».

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