Dopo 40 anni, una catena di lutti e l'orrore di quel sisma disastroso ci saremmo aspettati che almeno - come si usa dire oggi - la crisi avesse prodotto qualche opportunità. Magari edifici nuovi e sicuri, scuole belle e funzionanti, accoglienti e strutturalmente solide. E invece neppure questo. In Irpinia - come del resto in Italia - la crisi è solo crisi. Eppure di soldi ne sono arrivati, un po' a pioggia un po' commisurati a piani di sviluppo. Risultato: ingenti finanziamenti sono rimasti sulla carta perché carenti di progettazione a supporto. E così, l'ultimo dossier disponibile curato dal Miur, evidenzia un quadro disarmante. Su un totale di 447 plessi scolastici censiti, dall'asilo alle scuole superiori, solo 142 risultano sicuri, cioè dotati di una progettazione antisismica. Tutti gli altri, ovvero 302 istituti, non lo sono. Quasi una scuola su tre, insomma, non rispetta le prescrizioni stabilite dal decreto concernente le «nuove norme tecniche per le costruzioni» approvato nel 2008 mentre lo screening di viale Trastevere è stato effettuato a distanza di dieci anni e per noi si ferma a due anni fa. La situazione non è cambiata di molto stante anche la collocazione ad altissima pericolosità che vede l'Irpinia tra le zone più a rischio in Italia.
Ma in un groviglio di norme e codicilli anche la burocrazia ci ha lasciato il segno. In tema di sicurezza anti-sismica in questo disastrato Paese la linea di discrimine non è nel 1980 ma quattro anni prima, quando un terremoto altrettanto spaventoso scosse il Friuli. Era il 6 maggio del 1976. Da quel momento si decise di imprimere un forte impulso alla sicurezza anti-sismica e gran parte del patrimonio edilizio fu interessato da un'ampia campagna di consolidamento. Ad Avellino e provincia, per esempio, il 53,89% dei plessi scolastici risulta costruito dopo il 76.
A questa situazione ha tentato di porre rimedio la Regione Campania varando il Piano triennale dell'edilizia scolastica 2018-2020 e prevedendo, sulla carta, oltre 156 milioni di euro (156.392.430,47) per l'adeguamento e l'ammodernamento delle strutture scolastiche. Da questo budget sono stati effettivamente finanziati in Irpinia progetti per 30 milioni (appena il 19%) riguardanti i comuni di Avellino, Atripalda, Contrada, Solofra, San Nicola e San Sossio Baronia, Bisaccia, Montefredane, Castelfranci, Gesualdo, Quadrelle e Marzano di Nola. Per non parlare delle ingenti risorse, oltre 405 milioni di euro - come si legge dalla relazione di Investitalia (la struttura di missione varata dal governo Conte per accelerare l'esecuzione di opere pubbliche connesse a fondi Ue) - programmate già dal Ministero dell'Istruzione da capitoli di bilancio europei e non ancora sbloccate per difetto di progettazione, programmazione e rendicontazione. E dire che questa montagna di soldi è espressamente destinata alle aree svantaggiate del Mezzogiorno a elevato rischio sismico, Campania in primis. Né si può dire abbiano fatto migliorare molto la condizione delle scuole irpine i pur copiosi fondi (oltre 6,5 milioni) messi a disposizione dal governo Renzi con i piani «Scuole belle-scuole sicure-scuole nuove» spesi per la maggior parte in interventi di restyling sostanzialmente di pura facciata. Insomma, l'ennesima occasione persa, un fallimento politico-amministrativo che non lascia adito a dubbi. Un esempio? Il report dell'anagrafe dell'edilizia scolastica curato dal ministero dell'Istruzione, alla voce «scuole antisismiche» certifica: finanziamenti destinati alla Campania 8.235.598; importo liquidato 1.037.270; progetti totali 5; progetti relativi alla provincia di Avellino zero.