Sei anni, giochi erotici e abusi dal nonno:
«Non voglio più vederlo, mi ha fatto male»

Sei anni, giochi erotici e abusi dal nonno: «Non voglio più vederlo, mi ha fatto male»
di Viviana De Vita
Venerdì 12 Novembre 2021, 06:00 - Ultimo agg. 13 Novembre, 07:05
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Aveva solo sei anni quando la madre si accorse dei suoi comportamenti anomali e fortemente sessualizzati. I timori della donna furono confermati dalle maestre della scuola frequentata dal piccolo: con i suoi compagni di classe il bambino era violento, aggressivo e manifestava chiari segnali di un abuso. L’ennesima storia di infanzia violata, venuta a galla all’interno di una scuola elementare della zona orientale della città, è approdata davanti al collegio della terza sezione penale. A giudizio è finito il nonno paterno del bambino, a carico del quale è stata formulata l’ipotesi di reato di atti sessuali con minorenne. Davanti al collegio (Ferrara, De Luca e Rossini) c’è stata la deposizione della madre del piccolo, parte civile nel procedimento attraverso l’avvocato Carla Maresca. 

La donna, in una delicatissima udienza a porte chiuse protrattasi per tre ore, ha ripercorso il calvario del figlio: gli atteggiamenti aggressivi con i compagni, il linguaggio sboccato, l’ossessiva ricerca di video porno in rete attraverso il telefonino e i disegni, spia della violenza, nei quali il piccolo mostrava ciò che il nonno gli aveva fatto. Attraverso una lunga e sofferta deposizione, la donna ha ricostruito l’intera vicenda venuta a galla un pomeriggio quando il bambino, solo in casa con la madre, separata dal padre del piccolo, le chiese di baciarlo nelle parti intime mentre erano sul letto a guardare i cartoni animati. Una richiesta scioccante, quella espletata dal bambino, che spinse la donna a darsi subito da fare. Era il 2018 e il bambino, all’epoca, aveva solo 6 anni. I timori della madre furono confermati poco dopo dalle maestre: l’alunno in classe dava sfogo a drammatici atti di autolesionismo.

Le maestre riferivano anche di insoliti tentativi del minore di simulare in classe atti sessuali; nel maggio dello stesso anno i genitori del piccolo decisero di rivolgersi ad una struttura di sostegno presso la quale il minore intraprese un percorso psicologico.

Fu proprio la dottoressa del centro a convincere i genitori a sporgere denuncia in Procura sostenendo che il minore era sicuramente vittima di abusi sessuali. Fu attraverso i disegni del bambino che si arrivò alla verità. Le violenze, messe in atto dal nonno paterno, all’interno del laboratorio di una gelateria di Capaccio gestita dall’anziano, sono state rappresentate in maniera chiara dal piccolo attraverso alcuni disegni che le psicologhe del centro hanno subito interpretato. Era infatti con il nonno che il bambino, dopo la separazione dei genitori, trascorreva alcuni pomeriggi. I raccapriccianti retroscena degli abusi, insieme all’abitudine del nonno di mostrare continuamente al nipote video pornografici chiedendo poi al bambino di fare con lui quanto visto sul telefonino, sono emersi a poco a poco quando, dopo la denuncia depositata dai genitori in Procura, sono cominciate le attività investigative.

Il minore dal suo canto, ha prima confessato gli abusi chiudendosi però poi a riccio davanti alla madre alla quale ha detto di non averle raccontato subito gli episodi perché se ne era dimenticato. Sono state ascoltate non solo le maestre della scuola salernitana ma anche alcune educatrici di una ludoteca con la quale il bambino aveva effettuato una colonia estiva. Queste, come le maestre, hanno confermato gli atteggiamenti anomali e fortemente sessualizzati del piccolo soprattutto nei confronti di altri coetanei. Ascoltato in modalità protetta il bambino ha taciuto sugli abusi ma ha affermato di non voler vedere mai più il nonno paterno, rappresentato nel procedimento all’avvocato Maria Iuliano, perché in passato gli aveva fatto del male.

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