Inflitti in abbreviato 116 anni e 5 mesi di reclusione complessivi per alcuni dei «ragazzi di via Irno» che, secondo le accuse della procura salernitana, avevano messo in piedi una sorta di «call center» per lo spaccio della droga rifornendo, in questo modo, centinaia di utenti. Finanche durante la pandemia. La sentenza è stata emessa ieri dal gup Giandomenico D’Agostino del Tribunale di Salerno nei confronti di quindici imputati: dal presunto capo promotore Aniello Pietrofesa condannato a 16 anni ed 8 mesi ai fratelli Alessandro e Fabio Romanato che sono stati condannati rispettivamente a 9 anni e 4 mesi e a 8 anni ed 8 mesi. E, ancora, Ciro Casaburi ad 8 anni e 4 mesi; Renato Castagno a 9 anni; Gabriele D’Amato a 7 anni, 6 mesi e 20 giorni; Guido Errico a 3 anni e 4 mesi; Giovanni Errico a 4 anni ed 8 mesi; Laura Leone a 7 anni; Alberto Villani a 7 anni e 7 mesi; Chiara Capriglione a 3 anni; Luigi Maresca a 7 anni, 6 mesi e 20 giorni; Salvatore Forte a 7 anni, 1 mese e 10 giorni; Alessandro Pio Leone a 9 anni e 8 mesi e Fabio Casaburi a 2 anni, 8 mesi a 40 giorni.
A mettere la parola fine alla fitte rete di spaccio furono, a settembre dello scorso anno, i carabinieri del comando provinciale che eseguirono 23 misure cautelari (gli altri indagati hanno seguito il rito ordinario), stimando per i «ragazzi di via Irno» (detti così sia per la provenienza di vari sodali del gruppo che per l’area delle basi operative utilizzate) guadagni giornalieri che variavano tra i 500 ai 1000 euro a testa per la vendita di cocaina, eroina e crack (il prezzo proposto era solitamente di 10 euro al pezzo, cioè a dose).
E il modus operandi, utilizzato dal gruppo dal 2018, non ha conosciuto battute d’arresto neanche in piena pandemia con l’utilizzo di mezzi di comunicazione rapidi per una platea di compratori con un’età compresa tra i 18 e i 30 anni. Un traffico veloce, insomma, fatto di dosi preparate e pronte al consumo immediato dei più giovani tanto che i membri del sodalizio avrebbero fatto numerosi viaggi verso Secondigliano per l’approvvigionamento dello stupefacente da smerciare nel salernitano con un ricavato stimato di oltre un milione di euro annui. Le indagini avrebbero portato alla luce anche il sistema di mutua assistenza tra gli associati quando, ad esempio, qualcuno del gruppo veniva arrestato: come trovare un difensore e il denaro per pagare gli onorari. Ritornando all’abbreviato terminato ieri, dopo il dispositivo di sentenza, il gup tra 60 giorni depositerà la motivazione (nel collegio, tra gli altri, gli avvocati Michele e Francesca Sarno, Pierluigi Spadafora, Bianca De Concilio, Maurizio De Feo, Arianna Santacroce) per eventuali appelli al verdetto di primo grado avendo il giudice, per alcune posizioni, inflitto condanne più alte rispetto alle richieste del pm Francesca Fittipaldi.