Covid, la paura della Costiera amalfitana:
turismo impossibile nei piccoli spazi

Covid, la paura della Costiera amalfitana: turismo impossibile nei piccoli spazi
di Mario Amodio
Sabato 25 Aprile 2020, 09:00
5 Minuti di Lettura

Spiagge deserte, dove gli unici ospiti sono i gabbiani appollaiati sul bagnasciuga, piazze e centri storici desolatamente vuoti e quel nastro d'asfalto, un tempo ostruito da serpentoni di lamiere, incredibilmente sgombero. È questa la fotografia surreale della Costiera Amalfitana al tempo del coronavirus. Qui, dove ripartire non sarà facile, il colpo inferto al turismo, che è poi la principale fonte di reddito, rischia di essere ferale. Già, perché molte attività economiche potrebbero addirittura decidere di non aprire. E non solo perché ancora non si conoscono le modalità con cui verrà scandita la graduale ripresa. Il problema del distanziamento sociale è fortemente sentito in Costiera Amalfitana dove l'esiguità di taluni spazi potrebbe davvero generare problemi. E questi si andrebbero a riverberare sul sistema occupazionale locale già fortemente in crisi se si considera che di questi periodi tutto l'indotto era a pieno regime ormai da oltre un mese.

LEGGI ANCHE Coronavirus a Napoli, il crac dei b&b 

«Di questi periodi la struttura era generalmente occupata per il 70-80% - rivela Vito Cinque, owner insieme al fratello Carlo e a sua madre Virginia Attanasio dello storico hotel San Pietro, eremo di bellezza e di eleganza alle porte di Positano - E la forza lavoro si aggirava dall'inizio della stagione e fino alla fine sulle 160 unità. Anche mentalmente ora abbiamo bisogno di un po' di vigore, da trasmettere anche a chi lavora con noi. E per non deprimerci dobbiamo inventarci una data per ripartire».
 

 

In tanti, tra grandi alberghi e piccole strutture ricettive, avevano trascorso l'inverno a preparasi per un'altra grande stagione turistica. Perché i numeri parlavano di un altro incremento per la Costiera Amalfitana che pure discuteva del proprio futuro e della necessità di contingentare i flussi turistici attraverso targhe alterne e ztl. Idee, osteggiate anche a colpi di carta bollata, che il Covid ha messo in naftalina insieme con tutti gli interessi piccoli e grandi che fino allo scorso anno ruotavano intorno al turismo mordi e fuggi e alla carovane di vacanzieri. «Il virus sotto questo profilo ha messo a tacere tutti: la natura ha preso il sopravvento e il confronto è stato accantonato - dice Luigi Schiavo di Confindustria Alberghi e Turismo - Oggi viviamo una fase di confusione dopo quello che è accaduto. Siamo in apprensione per queste anticipazioni chissà quanto attendibili. Queste prospettive di sicurezza sono in parte incompatibili e sono pesanti da attuare. Aspettiamo le linee guida sanitarie per vedere il da farsi, per aprire in sicurezza e con le condizioni di agibilità. L'orologio della ripresa lo segna l'abbattimento del contagio. Certo bisogna cominciare a muoversi, scrollarsi di dosso questa situazione e dare segnali di vitalità. Non credo che prima di giugno, se il contagio dovesse seguire questo trend, si possa ripartire. Ci vorrà sicuramente molta attenzione. Qualche struttura ricettiva probabilmente non aprirà. Ed è comprensibile perché dovremo limitarci a un turismo di prossimità in quanto gli stranieri, che sono i nostri principali clienti, non potranno muoversi. La crisi poi ha toccato tanti strati della popolazione e credo che non ci sarà una grande richiesta. Come Confindustria siamo riusciti a creare una fase di confronto e auspichiamo una buona sinergia con gli enti locali. Abbiamo prospettato la piena disponibilità degli alberghi ad allungare la stagione turistica fino a dicembre ma va fatto in maniera programmata e seria».
 

Le spiagge in questi giorni sarebbero state pienissime e sul mare, oggi più che mai una tavola azzurra senza scie dei motori, un via vai di traghetti. «Sicuramente il 2020 si può considerare già archiviato - dice Salvatore Gambardella, presidente dell'associazione italiana armatori trasporto passeggeri - Proprio in virtù di questo occorre ribadire che le aziende non potranno far fronte agli obblighi contributivi e fiscali per evidente mancanza di fondi. Noi trasportiamo passeggeri continua ma rappresentiamo quel valore aggiunto e un ramo del sistema turistico nazionale che non può essere dimenticato o ignorato. Oltre alle misure urgenti che si stanno adottando in questo periodo chiediamo anche un piano di rilancio degli investimenti che permetta al settore di superare il periodo di emergenza per affrontare nella maniera più adeguata la prossima stagione».

LEGGI ANCHE E De Luca chiude la movida in Campania

Già la prossima stagione.
Ma quando arriverà l'estate? E cosa accadrà sulle spiagge della Costiera Amalfitana se è vero com'è vero che si dovrà andare incontro a una serie di obblighi come il distanziamento e la sanificazione? «Siamo nell'incertezza più totale - dicono i balneatori della Costiera - anche perché molto probabilmente dovremo garantire le distanze e la sicurezza. Una cosa è certa: gli ombrelloni diminuiranno. Ci regoleremo di conseguenza, a seconda di quelle che saranno le prescrizioni. Qualcuno sta addirittura valutando se aprire o meno la prossima estate. Perché per noi è un grande punto interrogativo». E la movida? Quella che anima da anni le notti in riva al mare in alcuni degli storici locali notturno e dove fino alla scorsa estate c'erano le file per entrare. «Stiamo pensando di restare chiusi se non ci saranno le condizioni per poter aprire - dicono dal Music di Positano - Condizioni che siano chiare, che abbiano un senso. Principalmente vogliamo preservare la salute dei nostri concittadini». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA