«Cucire per volare» a Fuorni
un laboratorio per le detenute

«Cucire per volare» a Fuorni un laboratorio per le detenute
di Margherita Siani
Venerdì 7 Gennaio 2022, 06:45
3 Minuti di Lettura

«Che peccato, quanto tempo ho perso», lo dice una detenuta della casa circondariale di Salerno mentre Roberta Mastrogiovanni, volontaria e appassionata di sartoria creativa, le insegna a cucire. È una delle sei detenute che da qualche mese ha iniziato a cucire. Un’attività che, avviata realizzando accessori natalizi, vuole proseguire con una linea di prodotti come borse, borselli, pochette, porta cellulari. Ed è per questo che Roberta ha lanciato una raccolta di fondi sulla piattaforma GoFundme.com per realizzare una sartoria creativa all’interno del carcere di Fuorni. Dare una possibilità a donne detenute perché imparino l’arte del cucito e ne facciano una professione rappresenta un obiettivo nato svolgendo un’attività di sartoria che poteva essere anche solo temporanea. Ma si sa, da cosa nasce cosa, ed è così che è nato il progetto “Cucire per volare”, con un simbolo che rappresenta una strada, una farfalla che vola. La libertà ha anche il sapore del lavoro, oltre che della fiducia e della possibilità che può essere data a chi ha sbagliato.
La Mastrogiovanni ha lanciato la raccolta fondi per poter acquistare quanto occorre, circa 7.400 euro. Non una cifra enorme, non costi stratosferici, ma davvero poco se si pensa all’obiettivo. Costi necessari ad allestire il laboratorio con tre macchine da cucire, due ricamatrici, attrezzature di vario genere, un tavolo da lavoro e materiali di consumo. Per ora si sono raccolti solo 230 auro, ma la campagna è appena iniziata.

In realtà esistono già alcune attrezzature nel carcere, ma o sono inadeguate al laboratorio o non funzionano, inoltre anche i materiali scarseggiano completamente. Per questo, per ora, solo sei donne sono state coinvolte, ma con più materiale il numero potrebbe crescere. «Non mollo, non demordo – dice Roberta Mastrogiovanni – Loro mi aspettano e quando cuciamo è una esperienza che va anche al di là del lavoro. Raccontano le loro esperienze, sofferenze, spesso di vite davvero difficili». E poi continua: «Creare il gruppo non è stato semplice, c’è stata una necessaria selezione. Ma capita anche, come con una detenuta, che un rapporto molto difficile iniziale si sia trasformato nel tempo in laboriosa collaborazione. E abbiamo un grande supporto anche da parte della direzione e degli agenti, persone di profonda umanità che spronano tanto queste donne». E proprio dall’entusiasmo iniziale è nato “Cucire per volare”. Per ora hanno iniziato realizzando borse ed accessori con quel poco che hanno, soprattutto materiale di scarto che viene riciclato, ma per un lavoro migliore occorrono attrezzature e materiali. I primi prodotti sono stati dati già ai mercatini parrocchiali per la vendita. Con la raccolta fondi si punta ad acquisti specifici, ma naturalmente è possibile anche donare direttamente materiale, magari anche di qualche azienda del settore. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA