Da Salerno a Venezia, Yari Gugliucci: vi racconto la mia Lina

Yari Gugliucci, film a Venezia: una donna geniale, spiritosa, positiva

Lina Wertmüller e Yuri Gugliucci
Lina Wertmüller e Yuri Gugliucci
di Erminia Pellecchia
Sabato 2 Settembre 2023, 16:58 - Ultimo agg. 20:30
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«Una donna geniale, spiritosa, positiva. Libera. Schietta e sincera, sia nel lavoro che nell’amicizia. Mi ha insegnato che se vuoi fare una cosa devi farla perché lo senti, non perché te lo dice qualcuno o per raggiungere un obiettivo; l’alternativa è non farlo. Lei è stata il mio antidepressivo, la ringrazierò per tutta la vita». Yari Gugliucci rende «un sentito e doveroso omaggio» al suo mentore: Lina Wertmüller. E lo fa dall’Hotel Excelsior del Lido di Venezia, dove domani, ore 14, nel corso della Mostra internazionale del Cinema, presenterà, a Spazio Cinematografo della Fondazione Ente dello Spettacolo, «Grazie Lina», il documentario breve da lui scritto e diretto che ha dedicato alla grande regista scomparsa nel dicembre del 2021. «É una intervista, illustrata da Luca Valerio D’Amico, con aneddoti e un materiale d’archivio mai visto che Yari ha raccolto nel corso degli anni; esce fuori il ritratto di un’anima unica, pura e autentica com’era quella di Lina», spiega Daniele Urciuolo che ha prodotto per Alfiere Productions il corto.

Gugliucci, come è nata l’idea di questo doc?
«Ero un massiccio frequentatore del salotto di Lina Wertmüller, una sorta di studio di psicoanalisi dove curavo le mie ansie esistenziali. Giorni passati sul divano a vedere due-tre vecchi film di seguito alla tv, sbocconcellavamo qualcosa e parlavamo. Di tutto e di più. E, tra una chiacchiera e una riflessione, mi regalava consigli per le mie pene d’amore. Sarebbe felice di vedermi oggi con la mia meravigliosa Silvia e la nostra splendida Greta. Ho iniziato a registrare le nostre conversazioni, Lina ci prendeva gusto, era diventato un gioco. Pensavo a un libro, alla fine ho scelto il linguaggio cinematografico».


Come ha conosciuto la Wertmüller?
«Avevo saputo che cercava attori per il film “Ferdinando e Carolina” Avevo già cercato di intercettarla a Giffoni ma mi aveva ignorato. Il mio asso fortunato fu Gabriella Pession con cui stavo girando “Il capitano” per la tv. Era stata invitata a cena a casa di Lina e temeva di fare una brutta figura, ritenendomi un “intellettuale”, visto che ero laureato in filosofia, mi portò con sé. Legai subito con il marito di Lina, Enrico Job, dopo due giorni mi invitarono in Sardegna, in barca; feste con Krizia, Marta Marzotto, Caterina D’Amico, Giancarla Rosi, il meglio del jet set internazionale. Con Lina spesso restavamo a bordo, raccontava storie e si faceva raccontare storie, sei un De Crescenzo giovane mi diceva».
E, al ritorno dalle vacanze, a copione già chiuso, scrisse una parte appositamente per lei.
«Quella di Gennarino Rivelli, compagno di giochi da bambini e di malefatte da grandi di Ferdinando, una sorta di Pulcinella. Poi Lina mi ha voluto nel film tv “Francesca e Nunziata”, mi ha insegnato il rigore, e che essere attori non è un punto di partenza ma di arrivo».
La vostra non è stata solo una collaborazione artistica.
«Mi ha fatto vedere la vita con occhi diversi. L’accompagnavo spesso in giro, mi ha voluto con lei anche quando le consegnarono l’Oscar alla carriera: “Dai, vieni con me, s’adda fa’ sta stronzata a Los Angeles, facciamoci due risate”. In America l’adoravano, in fondo era stata la prima donna candidata a un Oscar come miglior regista nel 1977. Fu una serata fantastica, Sofia Loren al suo fianco, i complimenti di star come David Lynch, Geena Davis, Tarantino, Almodovar, la grandiosa festa in suo onore organizzata da Martha De Laurentiis; gente famosa che la salutava e lei che mi sussurrava all’orecchio: “ma questo chi è?” Mi mancano la sua ironia, la sua gioia di vivere».
È stato un 2023 intenso, ci sono nuovi progetti?
«Il 4 settembre, a Venezia, ci sarà la conferenza stampa di “Uomini da marciapiede”, commedia nera anni ‘70 come la definisce il mio amico Alessandro Siani che ha curato anche la sceneggiatura. La regia è di Francesco Albanese, io sono Polifemo, un cattivissimo con un occhio solo. Uscirà nelle sale a metà settembre. In arrivo anche “In the fire” di Conor Allyn con la bravissima Amber Heard, impersono un domenicano dal fucile facile. In attesa dei 70anni per la televisione, la Rai mi vedrà di nuovo nei panni di un impresario senza scrupoli in “La Luce nella Masseria”. Sempre a Gennaio l’esilarante black commedy di Gugli due infermieri che si affidano a un chirurgo cocainomane.

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