Cava de' Tirreni, matrimoni combinati per ottenere i permessi di soggiorno: in 25 finiscono a processo

I controlli della questura sulle effettive convivenze svelarono il raggiro: ora 25 indagati vanno a giudizio

Il tribunale di Nocera Inferiore
Il tribunale di Nocera Inferiore
di Nicola Sorrentino
Giovedì 27 Aprile 2023, 07:00 - Ultimo agg. 07:27
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Matrimoni combinati tra italiani e stranieri per ottenere la carta di soggiorno, in 25 finiscono a processo al termine dell’udienza preliminare. Giorni fa, il gup del tribunale di Nocera Inferiore ha rinviato a giudizio venticinque persone, mentre per altre sette è stata emessa sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. È stato invece assolto un avvocato, coinvolto anche lui nell’indagine nella fase iniziale. 

L’inchiesta condotta dalla procura era concentrata nel comune di Cava de’ Tirreni e si fondava sull’esistenza di un’organizzazione - gestita da un italiano ed una marocchina le cui posizioni sono al vaglio del dibattimento - che dietro cospicui pagamenti, avrebbe ottenuto per diverse persone i permessi di soggiorno per restare sul territorio italiano. Furono 36 in tutto le persone iscritte, inizialmente, nel registro degli indagati. Il lavoro investigativo svolto dalla polizia di Cava condusse alla ricostruzione - fasulla - di 19 matrimoni, svolti principalmente all’estero a partire dal 2012. Da quanto emerse c’era chi pagava anche 10mila euro per regolarizzare la propria posizione. Diversi gli italiani coinvolti: giovani e ultra 50enni, con grosse difficoltà economiche, che decidevano di sposarsi pur di ottenere un regalo in denaro. Uomini provenienti dall’Agro nocerino e dalla Valle dell’Irno. La coppia finita al centro dell’inchiesta si sarebbe spesa per far ottenere non solo i documenti necessari al matrimonio, ma anche organizzare il relativo banchetto nuziale per rendere quanto più verosimile la natura dell’evento stesso. Gli sposini andavano poi a vivere per pochi giorni in appartamenti, messi a disposizione dall’uomo e dalla complice, che avrebbe coinvolto anche sua figlia in uno dei matrimoni. L’obiettivo era di aggirare i controlli della polizia, facendo sembrare tutto in regola. Ottenuto l’incartamento, la coppia si divideva, facendo perdere le proprie tracce. L’ufficio immigrazione di Salerno, indagando sulla reale convivenza dei coniugi, partì a quel punto con le indagini. 

Gli organizzatori fornivano al giro di clandestini una sorta di pacchetto di servizi durante il periodo utile a ottenere i permessi di soggiorno. Come cibo, cellulari e schede telefoniche. In sostanza, avrebbero gestito le loro vite, per un determinato periodo, non rendendoli mai autosufficienti ma piuttosto invisibili ai controlli della polizia. Dai 19 matrimoni i due avrebbero racimolato circa 400mila euro. Il principale imputato aveva ottenuto, di recente, un giudizio positivo presso il tribunale di Benevento, per le medesime accuse. L’udienza per lui e la presunta complice - che fu rintracciata solo dopo mesi dal blitz - è fissata per fine ottobre. Per entrambi c’è il rito ordinario dinanzi al collegio di Nocera Inferiore, dopo lo stralcio deciso dalla stessa procura.

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