Frana di Montalbino, la Cassazione
assolve Amato per le tre morti

Frana di Montalbino, la Cassazione assolve Amato per le tre morti
di ​Angela Trocini
Venerdì 25 Novembre 2016, 06:55 - Ultimo agg. 08:32
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L’imprenditore Franco Amato non è penalmente responsabile della frana che, il 4 marzo 2005, si staccò dal Montealbino a Nocera Inferiore finendo sulle abitazioni della fascia pedemontana. Evento che provocò la morte dei coniugi Rosa e Mattia Gambardella e di Alfonso Cardamone che era andato a trovarli. I giudici della Corte di Cassazione a sezioni unite (presidente Canzio) hanno annullato la sentenza di primo grado e di appello accogliendo il ricorso presentato dall’avvocato Arnaldo Franco. Ora gli atti ritorneranno all’ufficio del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Nocera Inferiore che dovrà disporre la revoca delle statuizioni civili e la restituzione delle provvisionali per circa 300mila euro. 

Quella notte case, ricoveri agricoli e coltivazioni furono raggiunti dalla massa di detriti e chi riuscì a scappare dalla furia del fango lo fece al buio, sotto una pioggia battente, scavalcando terrazze di aranceti e limoni in fiore. Fin da subito fu puntato il dito contro la cava di proprietà della Betoncave di Franco Amato identificando nel taglio della montagna, per realizzare il percorso dei mezzi di scavo, l’origine dell’evento franoso, in una situazione in cui già si conosceva la particolare fragilità del territorio. La tesi dell’accusa che, nel processo di primo grado, fu sostenuta anche dai periti del pm. Contro tale conclusione la perizia tecnica della difesa ritenendo che il taglio non avrebbe avuto alcuna influenza sulla stabilità del versante ma piuttosto le eccezionali piogge e il particolare assetto litostratigrafico della montagna per l’importante presenza piroclastica. Per di più il taglio era presistente all’impianto di scavo e non asservito alle attività e al passaggio di mezzi. La frana si verificò fuori dalla cava su un territorio che non era di competenza della Betoncave.
 
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