Salerno, padre e figlio picchiano poliziotti e carabinieri: la convalida del giudice

Alfonso e Carmine Irno hanno confermato le accuse: vengono sempre a controllare noi

Il luogo della sparatoria
Il luogo della sparatoria
di Petronilla Carillo
Sabato 3 Febbraio 2024, 22:57 - Ultimo agg. 4 Febbraio, 17:54
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Convalidati gli arresti di Alfonso e Carmine Irno, padre e figlio, accusati di aver picchiato quattro poliziotti e quattro carabinieri durante un’operazione di controllo del territorio. E, se Alfonso resterà ai domiciliari, al figlio il gip Annamaria Ferraiolo ha concesso l’obbligo di dimora a Salerno e di presentazione in caserma, agli orari che i carabinieri stabiliranno. Dopo la sparatoria presso il bar G&g di via degli Etruschi e il ferimento di Giovanni Avallone, gli agenti della Squadra mobile (diretti dal vicequestore Gianni Di Palma) e i carabinieri della compagnia Salerno (diretti dal maggiore Antonio Corvino, tra i feriti assieme al suo vice tenente Gianluca Girardo) hanno avviato una serie di controlli. Il primo ad essere sottoposto a verifiche, Alfonso Irno, in quanto residente a trecento metri dal bar dove era avvenuta la sparatoria e personaggio già noto alle forze dell’ordine. Doveva essere un controllo come tanti, di routine nel caso di episodio criminale, invece si è trasformato in un atto di violenza contro le forze dell’ordine. 

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La perquisizione domiciliare a casa di Alfonso Irno è stata affidata, nell’ottica di una ripartizione di competenze nella massima collaborazione tra le forze di polizia, ai carabinieri. L’biettivo: effettuare una perquisizione e verificare il possesso di armi. Padre e figlio (entrambi difesi dall’avvocato Stefania Pierro) non erano in casa. È stata la moglie-mamma a chiamarli e dir loro di rincasare perchp c’erano i militario.

Appena varcata la soglia di casa, Alfonso Irno ha visto gli uomini in divisa frugare tra i cassetti e i mobili di casa ed è andato in escandescenza. In quel momento, in casa, vi erano anche degli ospiti. Erano all’incirca le 19,15. Irno ha iniziato a rivolgersi in maniera minacciosa alle forze dell’ordine. In particolare avrebbe detto: «uscite fuori da casa mia.. ci avete rotto il c... Venite sempre qua da me per ogni cosa succede...». Poi ha iniziato a spintonare i carabinieri fuori la porta di casa e, rivolgendosi ad una maresciallo capo: «Sei un uomo di m... fai schifo». E non si è limitato soltanto alle offese: ha tentato anche di aggredirlo fisicamente. I militari presenti hanno cercato di farlo calmare, inutilmente: Alfonso Irno ha preso per il collo un brigadiere stringendolo con forza. Nel frattempo solo arrivati anche altri carabinieri che sono prontamente intervenuti tutti per bloccarlo e immobilizzarlo. È stato allora che Irno, come una furia, ha iniziato a tirare calci e pugni a tutti colpendo lo stesso brigadiere che prima aveva cercato di strangolare con un piede in faccia. È stato allora che sono stati chiamati in supporto anche gli agenti della Mobile. Ne sono arrivati quattro. Hanno fermato Irno, lo hanno fatto sedere e hanno iniziato a parlargli per calmarlo. Per una manciata di minuti si è creduto che fosse tornata la calma invece l’uomo, 52 anni, mentre seduto a parlare con le forze dell’ordine ha dato un pugno al volto di un sovrintendente e poi delle testate ad un assistente capo. È stato allora che è entrato in gioco anche il figlio Carmine: il 23enne, vedendo il padre in difficoltà, ha iniziato anche lui ad aggredire tutti gli operatori che cercavano di fermarlo. Tutto questo davanti agli occhi di altre persone che era a casa Irno per una visita: e sono state proprio queste persone a intervenire per calmare i loro due amici.


Alfonso e Carmine Irno sono così stato portati in caserma e la loro disavventura si è conclusa alle 4 del mattino. Nel corso dell'interrogatorio di garanzia i due hanno ammesso tutti gli addebiti. Alfonso ha detto di essersi innervosito nel vedere i carabinieri perquisire la propria casa e la moglie discutere animatamente con loro. Il figlio Carmine, invece, ha detto di aver reagito perché ha visto il padre innervosirsi dopo che la madre e la sorella si erano impaurite.

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