Ucciso dal masso al Ciclope:
prosciolti politici e tecnici

Ucciso dal masso al Ciclope: prosciolti politici e tecnici
di Carmela Santi
Mercoledì 28 Marzo 2018, 06:35 - Ultimo agg. 06:42
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Era in aula Antonio Della Ragione. Il papà di Crescenzo ieri mattina era nel Tribunale di Vallo della Lucania quando il giudice si è pronunciato. È rimasto in silenzio ad ascoltare. «Non luogo a procedere» per otto dei dieci imputati per il masso dinanzi alla discoteca il Ciclope. Solo il titolare della discoteca Lello Sacco è stato rinviato a giudizio quindi affronterà il processo». Questa la decisione del giudice Sergio Marotta che a chiusura dell’udienza preliminare di ieri ha condannato a un anno e sei mesi Antonio Campanile che aveva chiesto il rito abbreviato. Il buttafuori di Napoli era accusato di favoreggiamento per aver fatto sparire il masso che travolse e uccise Crescenzo. Non luogo a procedere per gli altri imputati, tra cui gli ex sindaci di Camerota Domenico Bortone, Antonio Troccoli e Antonio Romano. Quest’ultimo era primo cittadino nel 2015 quando avvenne la tragedia. Niente processo anche per i tre comandanti dei vigili urbani Antonio Ciociano, Donato Salvato e Giovanniantonio Cammarano e i due tecnici Antonio Gravina, e Gennaro D’Addio. Tutti erano accusati di omicidio colposo. Affronterà il processo solo il titolare della discoteca Lello Sacco. 

Una decisione incomprensibile per i genitori di Crescenzo. Il papà ha lasciato il tribunale visibilmente amareggiato. Assistito dagli avvocati Domenico e Felice Lentini, ha atteso la decisione del giudice. Lunghi mesi di indagini, oltre 900 giorni di attesa per aprire il processo e un solo indagato rinviato a giudizio. Antonio Della Ragione dopo tanta tempo si aspettava un esito diverso. Al termine dell’udienza poche parole ma sul suo volto era percettibile l’amarezza.
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