Salerno, Nanni Moretti a Linea d'Ombra: «Il mio Michele Apicella? Come il mio bisnonno di Cava de' Tirreni»

Il regista a tutto campo alla rassegna salernitana tra spontaneità, ironia e autoironia

Nanni Moretti ospite a Linea d'Ombra
Nanni Moretti ospite a Linea d'Ombra
di Giovanna Di Giorgio
Domenica 19 Novembre 2023, 05:00
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«Questo era il cinema Diana?», chiede Nanni Moretti al pubblico di Linea d’ombra che, venerdì sera, riempie la sala Pasolini. E al «sì» deciso e orgoglioso della platea, lui sorride: «Conosco Salerno, ci venivo alcuni decenni fa. Andavamo in vacanza dove mia madre era nominata membro esterno agli esami di maturità. Nel ’63 venne chiamata a Nocera e scoprimmo Vietri sul mare». Non solo vacanze: il legame con la provincia è tanto forte da aver dato il cognome a quel Michele Apicella protagonista di cinque dei suoi primi sei lungometraggi: «Apicella era il cognome di mia madre (di famiglia napoletana, nda) e il bisnonno di mia madre era stato sindaco di Cava de’ Tirreni».

L’erede di tutti i maestri e l’alfiere di una rivoluzione iniziata con Ecce Bombo conquista il pubblico di Linea d’ombra ripercorrendo la sua carriera e, in parte, la sua vita. Lo fa con spontaneità, ironia e autoironia: «Domani mattina mandatemi la foto delle due persone che saranno rimaste», dice riferendosi alla maratona notturna di oltre 11 ore.

Di lanciare una maratona dei suoi film, del resto, a Moretti non era mai capitato. Ma a Salerno, per I migliori Nanni della nostra vita è sold out: «È la prima volta in 50 anni. Eroici!». 

L’incontro con il regista romano - moderato da Boris Sollazzo, direttore artistico di Linea d’ombra con Peppe D’Antonio – è un viaggio nei suoi film e nell’Italia che a quei film ha fatto da sfondo. A iniziare dagli esordi, con la decisione, dopo il liceo, di dedicarsi al cinema: «I miei genitori furono molto comprensivi, silenziosamente mi sostenevano». Per lui il cinema era «il mezzo di espressione più giusto per comunicare agli altri e a me stesso quello che avevo esigenza di tirare fuori». E le cose non sono cambiate: «Faccio i film che sento urgenti per me, quando sento che ho qualcosa da raccontare, un sentimento che fisso in una sceneggiatura». E confessa: «Quando scrivo e giro un film penso al pubblico delle sale». Perché, «mi va bene che un film vada sulle piattaforme, ma prima ci deve essere la vita nel cinema» e l’impatto con quel pubblico del quale «è presuntuoso pretendere di conoscere i gusti». Racconta: «Pensavo che Ecce Bombo fosse un film doloroso e per pochi. Poi il film esce e scopro di aver fatto un film comico e per tutti». Da Io sono un autarchico a Ecce Bombo a La messa è finita, da La stanza del figlio a Il caimano («all’inizio si chiamava Le storie della buonanotte»), da Habemus Papam al Il sol dell’avvenire, non mancano mai ricordi e curiosità. A iniziare dalle battute nate con quei film ed entrate nelle vite delle persone. «La mia frase preferita? “Faccio cose, mi muovo, vedo gente”»

Non manca neppure un riferimento al suo essere stato definito «veggente» per aver previsto, tra l’altro, la televisione spazzatura, la parabola del Pci, la crisi della Chiesa. «Basta stare un po’ attenti e le tendenze della realtà si colgono. Dopo Habemus papam a Roma mi chiedevano quando la Roma avrebbe vinto lo scudetto e, i più materiali, i numeri al lotto». Nel lungo incontro, emergono riferimenti al suo ruolo di attore («ho detto tanti no, però mi piace fare solo l’attore perché mi concentro solo su quello»), alla sua regia teatrale di Diari d’amore su due scritti di Natalia Ginzburg, e pure al suo rapporto con la religione: «Io purtroppo sono ateo. Invidio sul serio chi ha fede». Progetti futuri? «Due film da produttore». A Moretti, il premio Maestri del Cinema.

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Tanti i premi consegnati. Per CortoEuropa, il premio Camera di Commercio Salerno va Old Trick di Edoardo Pasquini e Viktor Ivanov (Italia/Bulgaria, 2022); menzione speciale per Yellow di Elham Ehsas (Gran Bretagna, 2023). Premio della giuria popolare a Ivalu di Anders Walter e Pipaluk K. Jørgensen (Danimarca, 2022). Per VedoAnimato, il premio Fondazione Carisal a Teacups di Alec Green, Finbar Watson (Australia, 2023); menzione speciale per Where the Winds Die di Pejman Alipour (Iran, 2022). A Teacups anche il premio Miglior Corto per la giuria popolare. Per LineaDoc, vittoria per Taxibol di Tommaso Santambrogio (Italia, 2023); menzione speciale per Center, Ring, Mall di Mateo Vega (Paesi Bassi, 2023). La giuria popolare premia Dalla parte sbagliata di Luca Miniero (Italia, 2023). Per Passaggi d’Europa, il premio Bcc Campania Centro va a 12 Dares di Izer Ali (Svezia, 2022). Premio della giuria popolare è per Ann di Ciaran Creagh (Irlanda, 2022).

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