Anna Borsa uccisa dall'ex a Pontecagnano, in aula il parrucchiere-testimone: «Non voglio vedere le sue foto»

Il processo a Salerno, la dolorosa deposizione di Salvatore Sica

Anna Borsa
Anna Borsa
di Petronilla Carillo
Venerdì 5 Maggio 2023, 06:00 - Ultimo agg. 13:14
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È stata una deposizione precisa ma commossa quella di Salvatore Sica, il parrucchiere titolare del negozio dove lavorava Anna Borsa e, suo malgrado, testimone dell’omicidio. Nella sua testimonianza ha raccontato il calvario della sua giovane dipendente nel corso delle settimane che hanno preceduto il suo assassinio. Di quell’amore malato che le dava tormento e del quale non riusciva a liberarsi. Con le lacrime agli occhi si è rifiutato di vedere la documentazione fotografica agli atti del fascicolo contro Alfredo Erra, l’assassino di Anna, difeso dall’avvocato Pierluigi Spadafora. «Evitatemi un altro dolore» ha sussurrato. In aula anche i legali di parte civile, della famiglia della ragazza, gli avvocati Ivan Nigro e Rosanna Carpentieri. 

Salvatore Sica ha ricordato gli ultimi atti della tragedia che si è consumata proprio mentre lui rientrava nel negozio: Erra armato che spara un colpo di arma da fuoco alle tempie di Anna e poi rivolge la pistola verso se stesso. Anna che cade e a terra, l’assassino sanguinante che fugge via sparando anche ad Alessandro Caccavale, il fidanzato della giovane parrucchiera che era lì proprio per dare sostegno morale alla ragazza.

Il titolare della parruccheria di via Tevere ha descritto quei momenti con dovizia di particolari, soprattutto lo stanzino dove la ragazza era entrata e dove è stata uccisa.

Una deposizione importante, secondo l’accusa, perché fugherebbe qualsiasi dubbio sulla non premeditazione dell’omicidio. Una deposizione che rafforza anche i messaggi whatsapp ed i post sociale che Erra aveva fatto soltanto qualche ora prima di uccidere Anna Borsa. Quella mattina era andato al negozio con quell’intento. Si era seduto sul divanetto ed aveva atteso che Anna finisse di pettinare la sua cliente, poi ha agito con fermezza e decisione. 

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Il processo sta andando avanti spedito. Sono già state fissate le prossime udienze e a luglio i giudici della Corte d’Assise potrebbero anche emettere la propria sentenza. All’imputato da subito è stata contestata proprio la premeditazione e, in sede di udienza preliminare, il gup Giovanna Pacifico gli aveva negato il rito abbreviato condizionato: l’uomo difatti voleva a tutti i costi tornare a condividere la vita con lei perché, diceva, di esserne innamorato. Eppure aveva avuto la lucidità di armarsi, di acquistare una pistola clandestina sul mercato nero, di restare seduto sulla poltroncina del salone in attesa che lei finisse con una cliente: l’obiettivo era Anna, soltanto lei. L’omicidio avvenne il primo marzo dello scorso anno. I giorni precedenti alla sua morte la giovane parrucchiera, che fu uccisa proprio all’interno del salone presso il quale lavorava, li visse da incubo. «Ho paura di Alfredo» avrebbe detto alle persone care ma non aveva mai voluto presentare denuncia contro di lui. Nonostante lui avesse tentato di darle fuoco e nonostante le avesse reso la vita impossibile. 

La curiosità: dell’omicidio di Anna Borsa si fa riferimento anche nell’ordinanza che ha portato all’arresto dei tre carnefici di Marzia Capezzuti. Dopo la morte della giovane parrucchiera, avvenuta una settimana prima di quella di Marzia si ipotizza nella carte di quell’inchiesta, i carnefici forse temevano una stretta sul codice rosso.

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