Omicidio Marzia, spunta una nuove teste contro il 15enne: «mi disse che avevano un morto nel furgoncino»

Nessuna agevolazione per il ragazzino coinvolto nell'omicidio Capezzuti

Marzia Capezzuti assassinata dopo le torture
Marzia Capezzuti assassinata dopo le torture
di Petronilla Carillo
Sabato 13 Maggio 2023, 06:40 - Ultimo agg. 15:39
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Nessuna agevolazione per il quindicenne coinvolto nell’inchiesta sull’omicidio di Marzia Capezzuti. Il tribunale per i minorenni di Salerno ha respinto il ricorso presentato dal suo legale, l’avvocato Francesco Rocciola, ritenendo che, a suo carico, ci siano «gravi indizi di colpevolezza». 
La telefonata che il giovane fa con la sorellastra Annamaria Vacchiano, secondo i giudici, è «una vera e propria confessione che trova pieno risconto nelle numerose acquisizione effettuate nel corso delle indagini». E non solo. Secondo i giudici in «quanto alle esigenze cautelari non vi è dubbio che tenendo conto della personalità del minore, connotata da una serie di precedenti penali sempre più gravi, sia sussistente il pericolo di reiterazione di condotte criminose».

Nelle motivazioni del collegio presieduto dal giudice Avallone, spuntano anche altri interessanti dati investigativi, come una ragazza di origini straniere che aveva avuto una relazione su Instagram con il quindicenne. La giovane, secondo quanto si legge nelle carte, avrebbe detto di aver avuto una conversazione con lui l’8 marzo e che lui le riferì di «essere a bordo di un furgoncino con il padre e che dopo la conversazione le scrisse che aveva un morto nel furgocino». Per questo motivo, ma anche per il racconto fatto da un compagno di cella di Vito Vacchiano (in carcere, ricordiamo, per evasione ma ancora indagato per le violenze subite da Marzia), secondo i giudici minorili del Riesame, il 15enne avrebbe avuto un ruolo nell’omicidio che risulta «evidentemente premeditato» e che quindi, come osserva il gip «si estende anche al concorrente che non abbia partecipato alla originaria premeditazione perché avrebbe comunque avuto coscienza di ciò che si stava determinando a fare prima del suo contributo». I giudici precisano anche che è «superfluo attardarsi sulla contestata aggravante delle crudeltà che permea l’intera vicenda e, quindi, anche l’omicidio che vede una ragazza fiaccata nel corpo e nello spirito e trascinata notte tempo verso il suo destino cos’ come quella di occultare con altro delitto che, con tutta evidenza, è quello dei maltrattamenti inflitti alla povera vittima». 



I giudici sono anche molto chiari su un altro punto: tutti gli interventi rieducativi non hanno sortito alcun effetto su di lui. «Si pensi solo - si legge - che nel periodo in cui è stato collocato in comunità si è reso protagonista di una serie di reati che hanno consigliato l’emissione di misura cautelare della custodia presso un istituto di pena minorile e ciò nonostante per altri reati da lui commessi gli sia stata concessa la messa alla prova con evidenti risultati del tutto nulli». Per questo motivo i giudici ritengono «fuori discussione la possibilità dio modificare la misura in corso» soprattutto la collocazione in casa in quanto il «contesto familiare è del tutto assente», così come in comunità essendo lui «refrattario ad input educativi».

È il 18 ottobre quando il quindicenne parla in una video chat fatta da Instagram con la sorella Annamaria.

Annamaria incalza: «In questo momento stiamo parlando io e te di questa storia... praticamente se viene fuori questa storia che figura di merda che hai fatto. Tu sei mio fratello... perciò spiegami...». «L’abbiamo finita». «Ma in che senso?. Dove l’hai portata?». «Lontano, l’abbiamo portata a fare un giro», risponde ironicamente. «L’abbiamo affogata» e accompagna le parole con un gesto della mano come se avesse tirato su qualcosa tenendo il pollice piegato. «Ma dove?». «Lontano. Dove tiene le capre... da Raffaele a Frestola là sopra...». «Ma non è successo niente?». «L’abbiamo tirata». 

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