Omicidio Vassallo, il fratello Dario a Letta:
«Anche il Pd è colpevole del delitto»

Omicidio Vassallo, il fratello Dario a Letta: «Anche il Pd è colpevole del delitto»
di Antonio Vuolo
Giovedì 8 Luglio 2021, 06:40 - Ultimo agg. 21:09
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Undici anni, nessuna verità. E il delitto del sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, resta irrisolto. Tra poco meno di due mesi ricorre l’anniversario di quel efferato delitto senza però nessuna novità sul fronte investigativo. Il fratello Dario ha deciso di scrivere una lettera al segretario nazionale del Partito Democratico, Enrico Letta. Dario, presidente della Fondazione Vassallo, da anni è in prima linea per scoprire la verità sull’uccisione del fratello. E non ha mai nascosto, dal suo personale “osservatorio”, le responsabilità proprio di quel partito, tanto caro al fratello-sindaco. 

«Il PD non ha mosso un dito per cercare la verità, per molti la figura di Angelo Vassallo è stata solo una passerella mediatica» ha sempre sostenuto Dario, ribadendo il concetto anche nella missiva a Letta.

Salvo, qualche eccezione, come i sindaci emiliani di “Terre d’Acqua”, da sempre legati al PD. Proprio come lo era Angelo. E, quindi, la richiesta di aprire «un dibattito nel PD a livello nazionale per indagare su eventuali responsabilità di uomini di questo partito, non solo sull’uccisione di Angelo». A far scoccare la scintilla è stato un incontro nei giorni scorsi nella sezione PD di Crevalcore, poco dopo l’inaugurazione di un altro parco pubblico dedicato ad Angelo Vassallo, nel piccolo comune di Rosolina. «Abbiamo conversato e discusso della nostra storia e così ho capito la sofferenza di questi amministratori che inizialmente avevano qualche dubbio - scrive Vassallo - Sono qui a scriverle, per non disperdere queste persone, queste energie vitali per il suo partito, per la parte buona del partito, quella che piaceva ad Angelo. Le rammento che il Partito Democratico non ha mosso un dito per cercare la verità, salvo poche eccezioni e salvo pochi uomini di buona volontà». 

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Niente è ancora perduto però per il fratello battagliero che pone due condizioni per riaprire il dialogo: un dibattito nazionale nel PD per indagare su eventuali responsabilità di uomini di questo parte politica: non solo sull’uccisione di Angelo, quindi, ma anche sul comportamento di alcuni suoi iscritti nel depistare o oltraggiare la figura e l’operato del sindaco pescatore; controllare, come partito, l’operato perpetrato negli ultimi undici anni dei suoi iscritti, nel Cilento, e a sud di Salerno. Ma la speranza lascia subito spazio alla cruda realtà. «Sono consapevole che lei non potrà mai operare un’azione del genere perchè, dando inizio ad un “controllo” del genere, il suo partito imploderebbe, non solo a livello locale, ma nazionale - conclude Vassallo - Pertanto, il suo partito continuerà a “galleggiare” in balia di correnti che nel tempo sono diventate un partito dentro al partito. Ma resta un unico dubbio: se arriva prima la magistratura?». 

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