Annunziata: «Chi sbaglia deve pagare ma il porto di Salerno è sicuro»

Il presidente dell’Authority: nuove leggi? «Serve più attenzione da parte dei singoli». «Impossibile un ispettore per ogni addetto Chi opera deve avere la giusta esperienza»

Andrea Annunziata
Andrea Annunziata
Carmen Incisivodi ​Carmen Incisivo
Sabato 16 Settembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 07:17
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«Probabilmente nessuno, fatta eccezione per le persone direttamente coinvolte nell’incidente, avrebbe potuto evitare quanto è accaduto. Questo non ha nulla a che fare col sacrosanto cordoglio per una vita spezzata troppo presto ma, una volta per tutte, dobbiamo smettere di parlare di cultura della sicurezza sul lavoro e applicarla davvero perché fatti del genere non accadano più».

Parola di Andrea Annunziata, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centrale all’indomani dell’ennesimo tragico incidente che ha causato la morte, sulla banchina dello scalo salernitano, di Nino Donato, l’ufficiale 29enne originario di Messina, in servizio sulla Cartour Delta, investito da un mezzo in retromarcia. 

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Secondo lei c’è un problema di sicurezza al porto di Salerno?
«Non credo che ci sia un problema al porto, credo che in generale ci sia un problema di attenzione delle persone che, a vario titolo, lavorano. E non mi riferisco solo allo scalo portuale. È ovvio che l’attenzione su sistemi, procedure e dispositivi di sicurezza deve essere sempre crescente ma non possiamo demandare tutto alla legge, alle norme, ai protocolli».
Cosa intende?
«Occorre aumentare la responsabilità di tutti: all’imprenditore chiediamo che siano fatti tutti gli investimenti possibili, a chi lavora la massima attenzione possibile in servizio, soprattutto per chi lavora in posti delicati come il porto».

Non è un problema di ritmi e spazi del porto dunque?
«Per fortuna il porto cresce ma non lo fa e non lo ha mai fatto sacrificando la sicurezza o l’ambiente. L’area in cui è avvenuto l’incidente non era una zona particolarmente trafficata e non vi si stavano svolgendo attività frenetiche. La verità è che probabilmente qualcuno non ha prestato l’attenzione necessaria. Non c’è nessuno che può tirarsi fuori da questa cosa. Poi che la sicurezza serva e ci si debba investire è fuor di dubbio ma, ripeto, non è questo il caso». . 
Il protocollo adottato di recente in Prefettura è uno strumento valido secondo lei?
«I  protocolli sono importanti perché vanno al di là di quello che la legge prescrive. Il problema è l’impegno ulteriore. Stiamo validando e perfezionando questo strumento giorno per giorno. Ci consente di potenziare i controlli ma non avrebbe, purtroppo, impedito la morte dell’ufficiale. Chiunque lavora in un ambito difficile ha un obbligo morale verso sé stesso e verso gli altri. Bisogna stare attenti, assumersene la responsabilità con cognizione di causa». 
Quindi secondo lei c’è un errore umano?
«Sarà la magistratura a stabilirlo.

A noi per il momento restano delle domande: chi doveva controllare lo ha fatto? Tutti i dispositivi e le procedure erano applicati? È stata garantita la sicurezza? Domande brutte farsi davanti alla morte ma che vanno poste. L’incidente è avvenuto in una zona sicura. I dubbi riguardano chi ha agito, chi guidava e chi si trovava lì. Vale lo stesso per l’operaio morto ad Arzano volando giù dal capannone: era stato messo in condizione di sicurezza? Applicava tutte le procedure? Questo fa la differenza: la consapevolezza e la responsabilità. Di tutti».  

Come si risolve il problema?
«Con la cultura applicata e non solo sbandierata o inserita in un protocollo e con sanzioni durissime. Chi sbaglia deve pagare, basta buonismi». 
Aumentare gli ispettori potrebbe servire?
«Applicando questa logica dovremmo avere un ispettore per ogni lavoratore. Non è una soluzione sostenibile, ecco perché sostengo che è importante l’azione del singolo, concertata col resto naturalmente». 


E la formazione?
«Altro tema caldo: importantissima ma è forse il caso di rivedere quali sono i requisiti minimi per fare lavori importanti e delicati come quello del portuale. Assicurarci che chi sale su un mezzo, chi compie operazioni importanti o delicate abbia l’esperienza per farlo in sicurezza». 

Cambiando argomento, a che punto è Porta Ovest?
«In dirittura d’arrivo. È evidente che anche quell’opera è stata concepita per alleggerire il porto. Abbiamo lavorato per ammodernare il porto e renderlo competitivo senza mai andare a discapito di sicurezza e ambiente. La prima galleria è pronta, per la seconda mancano circa 100 metri. Speriamo di poterla vedere operativa prestissimo».  

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