Salerno dice addio a Edilberto Ricciardi, giurista del rigore

Salerno dice addio a Edilberto Ricciardi, giurista del rigore
di Marcello Napoli
Lunedì 24 Novembre 2014, 11:41
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Edilberto Ricciardi aveva compiuto 76 anni il 27 ottobre e l’ultima passeggiata con la moglie Piera Certosino in via de’ Mercanti, con le sue tappe di saluti, ben stabilita, è avvenuta sabato scorso. Si era accasciato qualche centinaio di metri più in là, al centro della città che amava, pur con qualche riserva e critica. Ha saltato, ieri mattina, quello che era uno dei suoi appuntamenti più costanti, la Santa Messa presso la chiesa francescana del Sacro Cuore. E’ stato un uomo metodico, dotato di grande intelligenza, dedizione al lavoro e alla famiglia, apparentemente schivo e burbero, ma dotato di un gran senso di ironia e di critica; una lunga, faticosa costruzione di sé, della sua personalità forte, del suo carattere e ideali, iniziata dopo la morte del padre, Mario, deputato della Prima Legislatura della Repubblica. Era il 1952; Edilberto, nome ereditato dal nonno, aveva 14 anni. "La sua più pregnante caratteristica è stata la costanza e l’impegno di studio, prima e lavorativo poi. Aveva una intelligenza nella professione e una integrità etica da galantuomo d’altri tempi. E’ stato degno erede e continuatore degli insegnamenti etici e professionali paterni. Al di là delle note e rapporti familiari, i nostri incontri e discorsi hanno avuto sempre come focus il lavoro, la giurisprudenza, la professionalità"; nel dolore profondo e improvviso per la scomparsa di Edilberto Ricciardi, queste sono le parole di Luigi Mazzella, vice presidente della Corte Costituzionale, carica che ha ricoperto sino al luglio scorso. Sarà presente stamattina alle ore 11,30 sullo spiazzale antistante la chiesa del Sacro Cuore in piazza Ferrovia per la cerimonia funebre. Il feretro partirà dalla casa dell’estinto, amato, stimato avvocato, in via Adalgiso Amendola. Insieme al feretro in questo breve, lunghissimo viaggio, la moglie inseparabile, Piera Certosino, e i tre figli, Mario, Paolo e Stefano, le nuore i nipoti e il fratello Paolo con la famiglia, cui va il sincero, sentito cordoglio. Non si contano e possono citare i telegrammi e i segni di rispetto, stima, amicizia istituzionali e non, ricevuti dalla famiglia in queste ore e le attestazioni delle sue grandi doti nel campo forense: " E’ stato un avvocato dotato di una grande, insolita e solida preparazione. Ha avuto la grande capacità di emergere e di proiettare il Foro di Salerno a livello nazionale senza mai dimenticare la nostra realtà locale dove è stato sempre presente con la sua dedizione e con il suo affetto e una attenzione ricca di consigli e insegnamenti, etici e legali"; questo il segno di stima e cordoglio, in rappresentanza di tutto il Foro salernitano, dell’avvocato Silverio Sica, consigliere nazionale dell’Ordine Forense. L'avvocato Paolo Carbone, suo amico personale, ricorda invece "le estati trascorse insieme a Pescasseroli e la nostra esperienza al Consiglio dell'Ordine dove abbiamo adottato regole molto rigorose sia per le iscrizioni e sia per le cancellazioni. Grande amico e persona integerrima proprio per la sua sobrietà e serietà lo chiamavano scherzosamente Ulpiano, come il famosa giurista romano". Le bibliografie e note bio-bibliografiche descriveranno la sua carriera, i suoi successi, le sue alte cariche: da presidente della Cassa dell’Ordine, a sottosegretario alla Giustizia nella XII legislatura, dal 1994 al 1996, da docente a contratto presso l’Università di Salerno, nel 1996-97, a Grand’Ufficiale, a vice presidente della sezione della Corte Penale della Federcalcio a presidente, per due volte, del Lions Club Salerno. Oltre a ciò andrebbero a profilare la sua attività di quasi mezzo secolo, i suoi scritti, dai testi di saggistica soprattutto volti al ordinamento professionale, alla sua etica, alla sua deontologia, ai suoi numerosi interventi in convegni nazionali ed internazionali. Ma a noi che come tanti altri, lo abbiamo conosciuto e frequentato soprattutto fuori dall’aura legale, piace ricordarlo, avvocato già affermato, come consigliere comunale nel quinquennio 1970-75; un momento topico della città "che deve la sua grandezza e miserie, a volte alla provincia e anche oltre o suoi confini", come sottolineava spesso. Il passaggio delle consegne dal sindaco Alfonso Menna a Gaspare Russo.
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