Salerno, il prof picchiato in Emilia: «Spero che questi ragazzi recuperino un po' di umanità»

Al giovane insegnante hanno rotto il setto nasale perché è intervenuto per sedare una lite

Il professore picchiato, Vincenzo Giordano
Il professore picchiato, Vincenzo Giordano
di Gianluca Sollazzo
Lunedì 4 Dicembre 2023, 06:35 - Ultimo agg. 15:54
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«Non condanno nessuno, ma famiglia e società riflettano sul futuro delle giovani generazioni: c’è bisogno di più umanità». Prima spettatore di una spedizione punitiva nella sua scuola, poi vittima della violenza di un gruppo di giovanissimi fuori controllo composto da ragazzi della zona fra i 15 e i 17 anni.

Vincenzo Giordano, ingegnere civile di 27 anni, originario di Salerno e diplomatosi all’indirizzo geometri dell’Istituto Galileo Galilei di Salerno, è uno dei tanti docenti che ha scelto di lavorare al nord per costruirsi un futuro nell’insegnamento. Svolge da quest’anno il ruolo di insegnante di sostegno nell’Istituto professionale Vallauri di Carpi, in provincia di Modena, dove nei giorni scorsi ha riportato una frattura al setto nasale per essere intervenuto in difesa di un alunno aggredito da un gruppo di minorenni della zona. 

Ieri, dopo giorni di silenzio, il prof in servizio in Emilia Romagna, ha affidato ai social un messaggio educativo. «Questa vicenda deve far capire il dramma della perdita di umanità che stiamo vivendo in questi tempi – dice il prof 27enne con un messaggio social, rivolgendosi a famiglie e docenti - I nostri ragazzi sono costretti a credere al male e all’odio del nostro presente che sta diventando sempre più precario.

Non voglio condannare in maniera drastica quello che mi hanno fatto questi ragazzi. Ma sarebbe più opportuno capire il motivo del loro gesto e cosa li ha spinti, quali sono i fattori ambientali che li hanno spinti a comportarsi in questa maniera».

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Poi aggiunge: «Credo nella possibilità non solo della punizione ma anche della redenzione individuale di ognuno di loro. Perché questi ragazzi invece di avere i loro hobby e passioni sono costretti a svolgere questo stile di vita? Auspico un ritorno al senso di umanità dei giovani, far sì che possano credere in loro stessi, e che l’accaduto non passi come normalità». Il giovane prof salernitano, occupa da quest’anno una cattedra di sostegno a Carpi. Uno dei tanti che hanno preso valigia per lavorare lontano da casa. «Non sono qui come vittima dell’ennesimo caso di violenza contro un docente – dice - Ma sono qui per rendere consapevoli le persone che i nostri figli meritano di più, che noi dobbiamo fare di più, perché forse c’è qualcosa che effettivamente stiamo tralasciando. Ognuno ha il diritto di pretendere una vita dignitosa. E in questa vita dignitosa bisogna far sì che i nostri figli non si scoraggino mai del presente e che continuino a credere nel futuro e a costruire una società migliore». 

Esprime «solidarietà« all’insegnante salernitano il preside dell’Istituto Galileo Galilei, Emiliano Barbuto. Nell’istituto di Mercatello, all’indirizzo geometri, qualche anno fa si è diplomato il docente 27enne. «Questa storia del nostro ex studente diplomatosi al Galilei si intreccia a tanti temi e fattori, anche a tanti drammi - dice riflette il preside Barbuto - Penso ai giovani del Meridione che vanno al nord per cercare una realizzazione professionale. La seconda questione è la piaga delle numerose aggressioni ai docenti per mano di alcuni giovani che trovano nella violenza gratuita e nella vendetta una modalità di sfogo: siamo di fronte a casi di identità deviata. Bisogna intervenire sul piano normativo e sul piano della sensibilizzazione all’interno nelle famiglie e nella scuola che deve fare la sua parte». Secondo il preside del Galilei il ruolo del docente, sempre più nel mirino, ha perso da tempo la sua «autorevolezza».

«La professione del docente dice Barbuto - deve poter riacquistare la sua dignità. Massima solidarietà al giovane prof, con la speranza che questa triste vicenda possa chiudersi con un accertamento completo dei fatti e delle relative responsabilità. Formulo al giovane docente, nostro ex alunno, una pronta guarigione e di ritornare presto in servizio. Mi associo al suo auspicio, che i ragazzi protagonisti dell’aggressione possano trovare un percorso di redenzione: non si tratta solo di una questione sanzionatoria, ma di rieducazione». 

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