Santa Marina, sigilli all'impianto di calcestruzzo: c'è anche il deposito illegale di rifiuti

Sigilli e denunce per un impianto di calcestruzzi non risultato a norma

L'azienda sottoposta a sequestro
L'azienda sottoposta a sequestro
Venerdì 7 Aprile 2023, 17:29
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Nel corso di una vasta operazione per prevenire e contrastare il perpetrarsi di illeciti di natura ambientale, i militari dell’Ufficio Circondariale di Palinuro, coadiuvati dal personale dell’Ufficio Locale Maritimo di Scario e Marina di Camerota, hanno proceduto al sequestro penale di un impianto industriale di betonaggio, produzione di calcestruzzo e frantumazione inerti che si estende su un’area di circa 15000 mq nel Comune di Santa Marina. Diverse ed approfondite le verifiche di natura tecnica poste in essere negli scorsi giorni e per le quali i militari si sono avvalsi del supporto professionale del personale ARPA Campania, intervenuto per gli aspetti di stretta competenza, degli Uffici del Genio Civile e della Provincia di Salerno.

I controlli eseguiti hanno consentito di accertare che l’attività fosse priva della prescitta Autorizzazione Unica Ambientale (AUA), soprattutto per gli aspetti attinenti all’emissione in atmosfera dell’impianto, in una zona che – ricordiamo – è sottoposta a numerosi vincoli e ad elevata protezione ambientale trattandosi di SIC (sito di interesse comunitario) inserito nella rete Natura 2000. Il titolare dovrà rispondere, altresì, di gestione illecita di rifiuti, non essendo stati in grado di attestare i previsti smaltimenti periodici nè la provenienza e pertanto la tracciabilità degli stessi, di deposito incontrollato di rifiuti anche pericolosi rinvenuti dai militari in evidente stato di abbondono e di usura su nudo terreno, oltre che di smaltimento illecito dei rifiuti liquidi. Questi ultimi, infatti, per effetto della mancata regimentazione, si disperdevano su nudo terreno, in assenza di un apposito impianto di depurazione ed a fronte di vasche di decantazione esistenti già colme e mai avviate a recupero attraverso ditte autorizzate. Alla stessa naturale dispersione erano destinati i fanghi derivanti dall’attività industriale e classificati dalle vigenti norme quali “rifiuti”. In ultimo, trattandosi di una’area in parte ricadente su demanio fluviale, è stato possible accertare che da quasi un decennio l’attività occupasse detta porzione senza la speciale autorizzazione necessaria, circostanza aggravata dalla constatazione da parte dei militari che la ditta, per la propria attività di betonaggio, prelevasse l’acqua necessaria direttamente dal fiume Bussento attraverso un apposito impianto realizzato nell’alveo.

Per le condotte illecite accertate, i responsabili, in concorso tra di loro, sono stati denunciati.

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