Scossa di terremoto 3.8 nel Salernitano: è l’area del cratere del 1980

La terra ha tremato sul confine lucano: paura ma nessun danno a persone e cose

Scossa 3.8 nel Salernitano è l’area del cratere dell’80
Scossa 3.8 nel Salernitano è l’area del cratere dell’80
di Margherita Siani
Domenica 28 Gennaio 2024, 22:57 - Ultimo agg. 29 Gennaio, 19:11
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Il movimento e un rumore sordo, il terremoto che ieri mattina è stato avvertito da Salerno a Potenza ha avuto queste caratteristiche nella percezione dei cittadini. Per fortuna solo spavento, ma nessun danno a persone o cose. Alle 10,23 i sismografi dell’Istituto nazionale di geofisica hanno registrato una scossa di magnitudo 3.8, ad una profondità di 8,5 chilometri nel sottosuolo. Anche se questa magnitudo viene considerata di “moderata intensità”, sul piano tecnico, di fatto costituisce una delle scosse più intense che si siano registrate degli ultimi dieci anni su questo territorio. L’epicentro è stato individuato a Ricigliano, in provincia di Salerno, in pieno Cratere salernitano, proprio sul confine della provincia di Potenza.

Un terremoto avvertito con nitidezza dalle persone anche nelle aree limitrofe all’epicentro, quindi tra i comuni di Buccino, San Gregorio Magno, Romagnano al Monte, Palomonte, Colliano, Laviano, Valva in Campania e Balvano, Castelgrande, Vietri di Potenza, Baragiano, Muro Lucano, dove i cittadini sono addirittura usciti dalla chiesa mentre era in corso una celebrazione liturgica.

Sono 32 i centri indicati dall’Istituto di geofisica come quelli più prossimi all’epicentro, entro cioè quelli nel raggio di 20 chilometri da Ricigliano. 

In poco meno di un minuto è stato avvertito un movimento che ha fatto immediatamente ricordare la paura in questi territori mai dimenticata e che rappresenta, nei fatti, una costante dal 1980, da quel terremoto che tutto distrusse e che mise in ginocchio un pezzo di Mezzogiorno. Stando alle coordinate dell’Istituto nazionale di geofisica, il cuore di questa scossa resta sempre la faglia che attraversa la dorsale appenninica dell’area Tanagro e Sele, che si allunga fino al Potentino. In pratica si tratta della faglia da sempre tenuta sotto osservazione, che nel 1980 spaccò letteralmente la montagna con una voragine importante. Le continue scosse di assestamento e la vegetazione l’hanno ridimensionata, ma resta quella “ferita” aperta e ben nota ai tecnici. L’area dell’Appennino campano-lucano, come fu chiaramente descritto qualche tempo fa durante una recente iniziativa sul monitoraggio dell’area sismica, è una delle regioni a più alta pericolosità sismica su scala nazionale tanto che, negli ultimi dieci anni, sono stati registrati circa 2500 eventi sismici. 

I dati riguardano una faglia che attraversa l’Irpinia e si muove lungo la provincia di Salerno tra Santomenna, Laviano, Valva, Colliano, Palomonte, San Gregorio Magno e Ricigliano, comuni noti per i drammi del sisma del 1980, comuni molto spesso epicentro della miriade di scosse come quella di ieri. Per fortuna, anche se il terremoto appena registrato è stato notevole, non sono stati segnalati danni a cose o a persone, ma la paura ha fatto in ogni caso scendere istintivamente in strada tanti cittadini, come riferisce lo stesso sindaco di Ricigliano, Pino Picciuoli: «Alcune persone si sono affacciate ai balconi o sono scese in piazza perché la paura resta sempre – spiega – Ho personalmente fatto il giro per tutto il paese, ma non ci sono stati danni. L’unica cosa che rimane perenne, per ognuno di noi, è solo la paura, che puntualmente torna».

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Le testimonianze dei cittadini hanno confermato che il fenomeno sia stato esteso anche in tanti centri della provincia salernitana, con una specificità che in altri momenti non era stata avvertita, cioè il rumore molto simile a un fischio, come un sibilo. Tuttavia, gli edifici dell’area interessata, costruiti nel rispetto dei criteri antisismici, hanno retto anche stavolta all’urto di questa ennesima scossa. La presenza di una faglia in movimento, la consapevolezza di vivere lungo una dorsale ad alto rischio sismico impongono sistemi costruttivi adeguati, anche innovativi per un pericolo che resta incombente. E, come più volte, in tanti incontri è stato spiegato, i terremoti vivono di ciclicità. E dal quel 1980 sono trascorsi poco più di 43 anni, pochi agli occhi di chi ha vissuto e mai dimenticato ciò che accadde, molti per chi studia le dinamiche dei terremoti.

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