Ucciso da moglie e figli a Giffoni Valle Piana: «Li controllava con le telecamere»

Il panettiere Ciro Palmieri osservava camere da letto e cucina, a conferma del clima teso e violento che precedette l’omicidio

La casa dell'orrore
La casa dell'orrore
di Angela Trocini
Venerdì 12 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo agg. 08:09
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Il panettiere Ciro Palmieri, ucciso dalla moglie e da due figli a Giffoni Valle Piana a luglio 2022, controllava ossessivamente i familiari avendo contezza di ciò che avveniva in casa anche quando non era presente. È quanto venuto alla luce dalla relazione del perito forense che ha visionato i supporti informatici in possesso sia degli imputati (Monica Milite e Massimiliano Palmieri, difesi dagli avvocati Francesco Saverio Dambrosio ed Antonietta Cennamo e rispettivamente la moglie e uno dei figli del panettiere ucciso) che della stessa vittima.

Solo Ciro Palmieri aveva l’app di accesso alle telecamere che riprendevano non l’esterno della casa, ma la cucina, le camere matrimoniale e dei figli. Che i rapporti nella famiglia Palmieri fossero tesi, si era compreso anche dalla testimonianza dell’ex fidanzata di uno dei quattro figli della coppia che ha riferito, ai giudici della Corte di assise di Salerno in una precedente udienza, alcuni racconti dell’ex fidanzato Bruno (che viveva fuori ed estraneo ai fatti) su violenti liti in casa e l’abitudine della madre di cambiare spesso numero di cellulare: «Bruno mi disse che le veniva continuamente distrutto dal marito».

In dibattimento, che si sta svolgendo sia con l’escussione di testi ma anche con acquisizioni documentali di interrogatori già resi, si sta cercando di chiarire l’esistenza anche di comportamenti violenti della vittima sui familiari (nel 2015 a carico di Ciro Palmieri ci fu un procedimento penale per maltrattamenti in famiglia, come evidenziato dagli avvocati Cennamo e Dambrosio). Nel processo, a costituirsi parte civile (attraverso l’avvocato Rocco Pinto) sono stati la mamma e i fratelli del panettiere ucciso ed il figlio di 11 anni (assistito dall’avvocato Francesco Mazzei) che assistette inerme all’omicidio a cui prese parte anche l’altro figlio minorenne della coppia (già condannato in abbreviato a 16 anni).

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Il cadavere di Ciro Palmieri fu ritrovato mutilato in un’area boschiva: dopo averlo ucciso con decine di coltellate, nel tentativo di distruggere il corpo e disperderlo tra i boschi, le gambe vennero colpite ripetutamente con un macete (tanto che l’arto destro si staccò dal resto) in modo da mettere il cadavere in un sacco. Uccisione che avvenne, secondo la ricostruzione degli inquirenti, al culmine di una lite che era iniziata tra i due coniugi quando il panettiere lanciava del liquido contenuto in una bottiglia per bevande contro la moglie e questa - con una scopa - cercava di colpire il marito. Il trambusto fece accorrere due figli della coppia: a quel punto i tre colpirono l’uomo con più fendenti in vari parti del corpo fino ad ucciderlo.

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