Salerno, Yari Gugliucci: «Amo respirare l’odore dell’estate nella mia città, una piccola Ibiza»

Yari Gugliucci parla di Salerno e dell'estate: la mia città, una piccola Ibiza

Yari Gugliucci
Yari Gugliucci
di Barbara Cangiano
Lunedì 14 Agosto 2023, 06:35 - Ultimo agg. 07:37
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I vicoli arsi dal sole, popolati da ombre sporadiche. Le persiane spalancate sui palazzi vuoti. Le lunghe notti insonni e le passeggiate tra loschi figuri intenti a sbirciare negli appartamenti. Il banchetto del melonaro, il cinema all’aperto. Sono immagini di un Ferragosto che non esiste più e che ha lasciato spazio ai trolley dei turisti, ai ristoranti che si rincorrono con i loro tavolini gremiti, ai locali dove si brinda, ai negozi a porte aperte, ai traghetti presi d’assalto in uno spazio urbano che ha sempre più il sapore di una realtà mediterranea viva e frizzante. Per l’attore salernitano Yari Gugliucci è un momento tutto da respirare, quasi un modo per rinsaldare il suo legame con la città, con la sua storia personale e con quella di una comunità che sta rapidamente cambiando pelle. Ed è per questo che, tra una valigia da disfare e una da riempire, ha optato per una pausa tutta da vivere nel luogo che gli ha dato i natali ed in cui ha scelto di tornare ad abitare. 

Yari, come è il suo Ferragosto? 
«Da tempo, ogni volta che posso cerco di tornare a casa in questo periodo, anche se per lo spazio di un cambio bagagli. Amo il Ferragosto che da molti anni non è più il tempo sospeso dei cartelli da “chiuso per ferie”. Sarà che sono nato e cresciuto con le letture di Calvino, il Marcovaldo che non riesce a dormire di notte e cerca refrigerio nelle vicinanze delle fontane, ma questo è esattamente il momento dell’anno in cui provo ad acciuffare quello che mi piace definire l’odore dell’estate. È un istante in cui riesco a fermarmi e a guardarmi intorno nella mia Salerno. È vero, non ci sono più quelle icone di un tempo, come il melonaro o il cinema all’aperto, e non esiste più la città deserta con quei brutti ceffi che spiano negli appartamenti per svaligiarli, è tutto cambiato ed è bello vivere questa nuova atmosfera. Anche perché il Ferragosto ti riserva delle inaspettate sorprese. Ricordo che una volta incontrai Bob Woodward che mi chiese delle indicazioni per andare a Ravello. Se ci penso sono sempre più stregato dal Ferragosto in città».


Come diceva, Salerno è profondamente cambiata. Il deserto di un tempo è solo un ricordo lontano... 
«Eh sì.

Una ventina di anni fa i ladri svaligiarono completamente l’appartamento dei miei genitori, approfittando dell’assenza degli altri condomini. Il chiuso per ferie era un grande classico, adesso non è più così. Salerno si è trasformata in una città mediterranea, una piccola Ibiza, con i suoi locali e i suoi ristoranti. Direi che è un periodo gradevole se si decide di rinunciare al mare dove oggettivamente ci si catapulta nel caos. Personalmente preferisco uscire di buon mattino, tra le 6.30 e le sette per una passeggiata e poi di nuovo di sera, dedicando il resto del tempo al recupero dei libri che non ho letto e dei film che non ho visto».

Nessuna criticità? 
«Mancano delle attrazioni, penso alle mostre d’arte, ma anche a musei che sappiano raccontare Salerno. L’altro giorno ero con la mia compagna, Silvia, e le facevo da Cicerone, una cosa che mi piace moltissimo perché mi consente di vedere la mia città con occhi sempre diversi. A un certo punto lei mi ha chiesto come mai non ci fossero dei ristoranti sul mare e perché mancasse un museo del mare. Le stesse cose me le disse tempo addietro un produttore francese. È il segno del fatto che chi non è nato e cresciuto qui sente la mancanza di una cifra identitaria. Lo stesso potrebbe dirsi per il turismo religioso: mia figlia è affascinata dai mosaici del Duomo, la porto spesso nella cripta, ma ci sono tanti altri luoghi che potrebbero essere valorizzati». 

Com’è cambiato negli anni il suo rapporto con Salerno? 
«Ultimamente sono sempre più legato alla mia città. Dopo il grande successo al teatro Verdi in cui mi sono esibito per la prima volta, e la scelta di prendere casa con la mia famiglia, mi sto guardando intorno alla ricerca di nuovi progetti da seguire sul territorio, da affiancare a tutto il resto. Oggi posso dire con maggiore consapevolezza di sentirmi a casa».

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