Covid, Crisanti: «A fine agosto ritorno alla normalità, ora la previsione è realistica»

Covid, Crisanti: «A fine agosto ritorno alla normalità, ora la previsione è realistica»
Covid, Crisanti: «A fine agosto ritorno alla normalità, ora la previsione è realistica»
Lunedì 29 Marzo 2021, 12:44 - Ultimo agg. 30 Marzo, 09:10
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Pochi mesi per tornare alla normalità. E' quanto prevede  il microbiologo di Padova, Andrea Crisanti. «Un ritorno alla normalità per fine agosto è finalmente una previsione realistica» ma è «irrealistico pensare di eliminare» il Sars-cov-2. ha detto Crisanti, intervenendo alla trasmissione Agorà su Rai 3, sottolineando che «ormai siamo entrati nella giostra evolutiva del virus, possiamo solo cercare di inseguirlo come è stato fatto con quello dell'influenza».

«Per fine agosto inizio settembre - ha precisato - saremo vicino all'immunità di gregge, che non significherà trasmissione bloccata ma che possono essere eliminate alcune restrizioni tenendo l'indice di trasmissione basso».

Finora, ha sottolineato l'esperto, «siamo riusciti a eliminare un solo patogeno, il vaiolo, e siamo vicini a farlo con la polio ma ci sono voluti decenni e decenni di vaccinazioni. Non è realistico pensare di poter eliminare questo virus, possiamo solo pensare di controllarlo abbattendo la letalità e mantenendo la sorveglianza delle varianti».

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Mentre un calo importante dei decessi, ha precisato, «arriverà quando avremo vaccinato l'85-90% degli over 65enni e avremo raggiunto un equilibrio di accettabilità sociale della malattia». Quanto al rapporto tra Governo centrale e periferico ha detto: «le Regioni hanno dimostrato tutta la fragilità di questo sistema, di fronte a un'epidemia che è un problema nazionale non si può fare ognuno come vuole: chi usa i test antigenici e chi i molecolari, chi vaccina dei gruppi e chi altri. È un casino senza fine. In Inghilterra o Germania non sarebbe stato possibile». Per vaccinare mezzo milione di persone al giorno, ha concluso Crisanti, «in una situazione di drammaticità come questa, bisogna prendere esempio dagli inglesi: unirsi, superare le difficoltà e dopo fare i conti».

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Per quanto riguarda chi ha già contratto il virus Crisanti ha confermato che «la quantità di anticorpi non necessariamente predice quanto una persona è protetta, si può essere protetti anche in caso di anticorpi relativamente bassi». Crisanti ha commentato i nuovi risultati dello studio condotto dall'Università di Padova e dall'Imperial College di Londra, da cui emerge come gli anticorpi prodotti dal Coronavirus restino nell'organismo di chi è stato positivo dai 9 ai 10 mesi. «A Vò - ha precisato il microbiologo dell'Università di Padova - le persone si sono infettate solo fino all'ultima settimana di febbraio e poi successivamente nella seconda ondata. Chi aveva anticorpi a maggio si era quindi infettato a febbraio e queste persone le abbiamo ritestate a novembre dimostrando che gli anticorpi persistono con attività neutralizzante. E abbiamo osservato una cosa molto interessante, ovvero che nelle persone che erano state infettate e poi sono esposte di nuovo al virus perché hanno avuto contatti stretti con infetti, ad esempio vivendo nella stessa casa, sono successe due cose: primo, non hanno sviluppato sintomatologia e poi hanno avuto un aumento della produzione di anticorpi, questo significa che il sistema immunitario è stato stimolato e a ha reagito in maniera positiva». Anche in caso di anticorpi formalmente bassi, quindi, ha confermato Crisanti, c'è una memoria immunitaria che si riattiva quando il soggetto guarito torna a contatto col virus, come un esercito nascosto che si riattiva in caso di necessità: «questo è vero - ha concluso - anzi alcune persone che erano state esposte e non si sono riammalate avevano anticorpi ma non con titoli elevatissimi». 

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