Pensioni, la riforma: proroga di Quota 103, estensione di Quota 41 e il ritorno di Quota 96. Le opzioni (e la soluzione più conveniente per Stato o cittadini)

di Giacomo Andreoli
Mercoledì 26 Luglio 2023, 16:20 - Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 10:03 | 1 Minuto di Lettura

Quota 41 o Quota 103?

Se da un punto di vista politico l’ipotesi “Quota 41" (ovvero l’uscita con 41 anni di contribuzione indipendentemente dall’età) resta nel programma di maggioranza, e verrebbe certo incontro alle richieste dei sindacati, questa formula potrebbe risultare troppo costosa per il 2024. Anno per il quale la lista degli impegni finanziari è già lunga: si va dalla conferma del taglio del cuneo contributivo ai lavoratori a un primo intervento sulle aliquote Irpef, senza dimenticare che lo stesso comparto previdenziale assorbirà ulteriori risorse per il nuovo adeguamento degli assegni all’inflazione. Ecco quindi che la soluzione di default per il prossimo gennaio resta la conferma del meccanismo “Quota 103”.

Ci potrebbe però essere un passaggio intermedio, l’idea di avviare Quota 41, ma con un assegno calcolato con il sistema contributivo, quindi generalmente di importo meno elevato. In questo modo lo Stato ridurrebbe la propria spesa, persino con possibili risparmi nel tempo. Ma nell’immediato dovrebbe comunque affrontare l’onere delle maggiori uscite, se l’adesione degli interessati fosse consistente. A quanto ammonterebbe la decurtazione dell’assegno? La risposta esatta dipende dall’effettivo percorso lavorativo del pensionando e in generale la penalizzazione risulta meno consistente in caso di carriera “piatta”. Si può stimare un impatto negativo medio del 15-20%, da mettere sul piatto della bilancia insieme al guadagno temporale in termini di anni di anticipo del pensionamento.

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