Arnold Schwarzenegger: «La mia vita è il sogno americano»

«Mia madre piangeva tutti i giorni perché in camera mia avevo appeso foto di uomini muscolosi e seminudi: temeva fossi gay»

Arnold Schwarzenegger
Arnold Schwarzenegger
di Matteo Ghidoni
Sabato 1 Luglio 2023, 08:02 - Ultimo agg. 16:59
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L'immediato dopoguerra fu un periodo difficile per l'Europa. Diverse nazioni si ritrovarono in ginocchio, prive di risorse e distrutte dal conflitto. L'Austria, divisa in quattro settori di occupazione tra il Regno Unito, l'Unione Sovietica, gli Stati Uniti e la Francia, oltre alla fame e alla devastazione fisica causata dalle ostilità belliche, dovette fare fronte alla desolazione derivante dalla sconfitta. A Thal, un piccolo villaggio austriaco vicino a Graz, nella zona occupata dagli inglesi, il 30 luglio del 1947 nacque Arnold Schwarzenegger. In uno stato ancora profondamente impoverito, il Piano Marshall con oltre 12,7 miliardi di aiuti giocò un ruolo cruciale nella rinascita della nazione. Per tanti giovani di quei luoghi gli Usa rappresentavano un sogno, una possibilità. Uno di loro è riuscito a diventare una delle più grandi icone di Hollywood di tutti i tempi. Arnold, edito da Taschen, è il nuovo libro, in due volumi, scritto dal bodybuilder diventato superstar. A differenza degli altri - ne ha scritti oltre una decina - quest'ultimo accompagna il lettore attraverso le varie fasi dell'incredibile vita di Schwarzy. Dall'infanzia povera, al primo titolo di Mr. Universo conquistato a vent'anni, dai sette titoli di Mr. Olympia fino al successo planetario come attore, senza dimenticare la carica di governatore della California. Intanto, Netflix ha alla ribalta il divo come agente della Cia in pensione, attempato ma ancora in forma e abile con le armi in «Fubar» e in una versione più intima e sfaccettata con il bel documentario in tre episodi che ha lo stesso titolo del libro, soprattutto fotografico.

Una vita talmente incredibile la sua che sembra un film, come ha fatto a raggiungere queste vette, Arnold?
«Alcuni mi descrivono come un uomo che si è fatto da solo, ma non è così.

Sono qui grazie a tantissime persone che mi hanno aiutato. Quando sono diventato governatore, cinque milioni e mezzo di persone mi hanno votato. Questo non è farsi da soli, è la gente che ha fatto di me ciò che sono, gliene ne sono infinitamente grato».

Possiamo dire che l'inizio per lei non è stato dei più facili?
«Sono nato due anni dopo la fine della guerra, il mio era un paese occupato e in una situazione disastrosa, eravamo tutti poveri. Ricordo che mia madre passava le giornate camminando da un paesino all'altro, pregando i contadini di darle un po' di cibo. Spesso stava fuori tutto il giorno per questo. Gli uomini erano depressi, si sentivano dei perdenti e bevevano molto. Spesso erano brutali, è capitato molte volte che noi bambini venissimo picchiati senza motivo. È stata davvero dura per la mia generazione, allo stesso tempo però sono cresciuto in un posto bellissimo. Cera questa strana combinazione fra bellezza estetica e vita dura, in un luogo a cui sentivo di non appartenere».

E che cosa ha fatto?
«Fino a quando ero piccolo mi sono adattato, crescendo ho maturato in me una vera ossessione per gli Stati Uniti. Avevano vinto la guerra ed erano un'economia in costante crescita. A scuola ci mostravano i video di San Francisco e Hollywood, delle spiagge e dei grattaceli. Tutto sembrava grande e bello, ho deciso molto presto che avrei fatto tutto quello che potevo per trasferirmi lì».

Che cosa l'ha spinta verso il body building?
«Ero uno sportivo ma ho capito presto che il calcio, che in Austria è molto popolare, non mi avrebbe permesso di trasferirmi in America. C'erano dei ragazzi che sollevavano pesi davanti a un lago vicino a casa mia, mi sono unito a loro e ho scoperto che il body building era molto amato in Usa. I miei miti sono diventati Steve Reeves, protagonista dei film di Ercole e Reg Parks che era mister Universo. Leggevo tutto su di loro, ho iniziato a imitarli. Quando ho letto che si allenavano cinque ore al giorno, ho fatto lo stesso. I miei genitori temevano che stessi esagerando, mia madre piangeva tutti i giorni perché in camera mia avevo appeso foto di uomini muscolosi e seminudi. Temeva fossi gay, ma non c'era nulla di cui preoccuparsi, erano i miei idoli».

Da lì si è aperto un mondo?
«Dopo che ho vinto il mio primo titolo di mister Universo, mi hanno chiamato dagli Stati Uniti per chiedermi di allenarmi nelle palestre di Los Angeles. Quando sono atterrato la prima volta, ho baciato il suolo. Quello è stato il mio vero inizio. Dopo tantissimi successi sportivi, non è stato facile iniziare a fare film. Tutti dicevano che avevo l'accento sbagliato e che ero troppo grosso per fare l'attore. Avevo un agente e gli ho chiesto di trovarmi lavoro a Hollywood. Mi ha detto: Arnold caro, hai un accento tedesco spaventoso e un corpo troppo grande. Invece, poi, serviva uno per fare Ercole (Ercole a New York, il suo primo film del 1970), e poi uno per fare Conan il Barbaro (1982). Ho aspettato un pò ed è arrivato un regista che si chiama James Cameron: gli serviva uno che parlasse come una macchina. Il mio accento era perfetto. Così è arrivato Terminator e... il resto è tutto nel mio libro». 

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