Christopher Lambert apre Ischia film festival: «Sono un uomo felice perché giro a Napoli»

«Ho preso una decisione tempo fa: voglio guardarmi allo specchio la mattina e vedermi risplendere, illuminarmi di felicità»

Christopher Lambert
Christopher Lambert
di Alessandra Farro
Lunedì 26 Giugno 2023, 07:00 - Ultimo agg. 27 Giugno, 07:22
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Fronte pronunciata e sguardo magnetico, Christopher Lambert, 66 anni, conserva ancora le caratteristiche che l'hanno reso famoso in «Highlander L'ultimo immortale», acconciatura a parte.

L'attore americano naturalizzato francese è stato premiato alla carriera durante la serata di apertura della ventunesima edizione dell'«Ischia film festival», ideato e diretto da Michelangelo Messina, al castello Aragonese fino al primo luglio. Conquistato dalla bellezza dell'isola verde, ha ripercorso la sua carriera dal primo ruolo importante in «Greystoke: la leggenda di Tarzan, il signore delle scimmie» di Hugh Hudson a «Subway» di Luc Besson, passando per «Nirvana» di Gabriele Salvatores e «Ave, Cesare!» dei fratelli Coen.

Il suo presente, Lambert, è però in larga parte italiano, anzi napoletano.In questo questo periodo, infatti, è impegnato, proprio a Napoli, sul set di «Falla girare 2» di Giampaolo Morelli, dopo aver girato con il partenopeo Alessandro Riccardi «It's not over», thriller ambientato in Scozia attualmente su Prime Video.
«In Francia abbiamo un modo di dire: gli italiani sono dei francesi felici.

In America e in Francia non c'è la stessa libertà sul set, qui posso esprimermi davvero, ho la possibilità di arricchire i personaggi che interpreto mettendoci del mio, perché i vostri registi non giudicano né criticano gli attori, mentre nel resto del mondo non puoi fare altro che attenerti al copione e rispondere alle loro imposizioni. Insomma: ho scelto di lavorare in Italia. Voi siete simpatici, divertenti e sapete prendervi meno sul serio, senza rinunciare alla professionalità».

Ma i film di Riccardi e di Morelli sono profondamente diversi tra di loro.
«È vero. “It's not over” ha respiro internazionale anche se si tratta di una produzione italiana, la Vargo, mentre “Falla girare 2”, in cui interpreto il ruolo del cattivo, è esattamente il tipo di lavoro che piace a me, fuori da qualsiasi genere».

Quindi l'Italia vince?
«Ho preso una decisione tempo fa: voglio guardarmi allo specchio la mattina e vedermi risplendere, illuminarmi di felicità, non voglio svegliarmi un giorno e non riconoscere il mio riflesso perché grigio e spento. Se mi invitano a Cannes non vado, perché è un festival ingessato, dove prendono tutto in modo estremamente serio, non ci sono sorrisi sinceri, mentre quando Messina mi ha invitato a Ischia non ho esitato neanche un attimo: la rassegna si occupa di cinema, tratta gli ospiti benissimo, non c'è bisogno di indossare una cravatta e poi, vogliamo parlare del paesaggio mozzafiato, delle luci, della purezza del cielo? L'Italia, specialmente la Campania, è speciale. Penso di avere consolidato un grande rapporto con gli artisti italiani nel tempo, dopo il successo con Highlander».

Il suo regista italiano preferito?
«Sergio Leone è il miglior regista del panorama western, insuperabile, ma non potrei non citare anche Salvatores, con cui ho lavorato e lavorerei ancora. Ricordo ancora che quando mi chiese di partecipare al suo film, ero su un set in Francia e, quando raccontai alla troupe che Salvatores mi cercava per il ruolo da protagonista, mi dissero all'unisono di accettare immediatamente. Gli italiani sono diversi anche come pubblico: più calorosi, sinceri e spontanei. Per non parlare dei napoletani, siete geniali, come artisti e come spettatori, avete immaginazione e creatività sconfinate, inizialmente pensavo che foste pazzi, poi ho capito che siete dei visionari. Gli americani hanno perso la capacità di inventare storie, replicano il grande cinema francese a cavallo degli anni '50 e '70. Una volta che hanno capito che quello è il vero modo di fare cinema hanno smesso di evolversi. Ormai copiano e basta».

Qual è il ruolo che le è rimasto più caro?
«Sono felice di molti dei personaggi che ho interpretato, ma devo riconoscere che quello di Highlander è passato di generazione in generazione e, non a caso, sembra immortale. Ci sono ragazzini di 12 anni che ancora oggi mi conoscono e mi amano per quel ruolo, trentenni che si chiamano Connor e miei coetanei che lo definisconoil film della vita». 

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