Harrison Ford dice addio a Indiana Jones: «Devo lasciarlo andare»

«Indiana Jones e il quadrante del destino» uscirà in sala il 28 giugno

Harrison Ford dice addio a Indiana Jones
Harrison Ford dice addio a Indiana Jones
di Titta Fiore
Lunedì 26 Giugno 2023, 07:00 - Ultimo agg. 27 Giugno, 07:22
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Con un'ultima avventura mozzafiato, la quinta in più di quarant'anni, Harrison Ford dice addio a Indiana Jones: «Questo film era il modo giusto per chiudere la saga. Credo che la storia sia arrivata a un punto in cui bisogna lasciarla andare». «Indiana Jones e il quadrante del destino» uscirà in sala il 28 giugno, distribuito da Disney Italia e ieri, dopo l'anteprima di Cannes e un tour promozionale da Los Angeles a Berlino, il divo lo ha presentato al Festival di Taormina in un'affollata proiezione di gala nel Teatro Antico. Con lui la nuova Indy-girl, Phoebe Waller-Bridge, la figlioccia esperta di archeologia che lo coinvolgerà in un'appassionante esperienza in giro per il mondo, e Mads Mikkelsen, il cattivo nazista di turno che in un duello senza esclusione di colpi gli contenderà il misterioso strumento inventato da Pitagora in grado di cambiare il corso della storia. «Avevamo una sceneggiatura meravigliosa sulla quale costruire i nostri personaggi» spiega Ford, «molto ambiziosa e ben scritta, non abbiamo avuto bisogno di molte prove».

Nel film, ambientato nel 1969, il brillante archeologo avventuriero è di nuovo al centro di una complicata vicenda politica che coinvolge ex nazisti che hanno contribuito al successo del programma spaziale della Nasa.

E mentre intorno all'anziano prof, ormai in pensione, il mondo festeggia gli eroi della conquista della Luna, il destino bussa ancora una volta alla sua porta nei panni di Helena, l'intraprendente figlia del suo migliore amico decisa a coinvolgerlo in una eccitante avventura. 

Indy è un eroe in disarmo, ma il lungo prologo negli anni Quaranta lo restituisce giovane e aitante grazie ai prodigi di un nuovissimo software di intelligenza artificiale, il Fran, che seleziona le immagini dai materiali d'archivio e le sovrappone a quelle appena girate, realizzando in soli cinque secondi una complicata azione di de-aging. «Ho lavorato per quarant'anni per la Lucas Film, avevano tantissimo materiale del passato» spiega l'attore. «Quindi recitavo come sempre, con quegli aggeggi sul viso, eppure il mio volto, grazie alla tecnologia, era quello del primo Indiana Jones, le emozioni erano le mie». Come si interpreta un eroe così longevo? «Non c'è un modo convenzionale, ogni personaggio ha le sue caratteristiche. In ogni caso, i supereroi con il mantello e la tutina di lycra non m'interessano, interpreto un archeologo, una persona normale che si trova a compiere gesti straordinari. Volevo che il pubblico sentisse le sue paure e partecipasse ai suoi successi. Nel pieno del vigore giovanile Indiana Jones si sarebbe comportato in un certo modo, oggi che è al tramonto della vita si muove diversamente, ed è una differenza che conta».

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Rispetto al passato l'archeologo con la frusta e il cappello non nasconde una maggior emotività. «Non so come si possa interpretare un personaggio senza emozioni» continua Ford, 81 anni a luglio, «e poi qui eravamo all'ultimo capitolo, c'erano molti nodi da sciogliere. La trama è bella e complicata e in più c'è il rapporto molto empatico con il personaggio di Phoebe, un rapporto tra padrino e figlioccia che si era interrotto bruscamente e ora Indiana cerca di recuperare lasciandosi alle spalle i problemi familiari e le malinconie della vita». Dietro la macchina da presa James Mangold ha preso il posto di Steven Spielberg. «Abbiamo lavorato sulla continuità» commenta l'attore. «Lucas e Spielberg hanno concepito il personaggio di Indiana Jones come puro intrattenimento cinematografico e Mangold su quella traccia ha realizzato una storia fantastica. È questo il nostro mestiere: raccontare storie che possano piacere al pubblico. Un miracolo che avviene quando ti metti nelle mani di autori geniali». Ai protagonisti di «Indiana Jones e il quadrante del destino» capita di andare a spasso nel tempo facendo incontri singolari. E se Mikkelsen, avendone la possibilità, vorrebbe forse incontrare Gengis Khan e Waller-Bridge Cleopatra, Harrison Ford non ha dubbi: «Mi piacerebbe conoscere Abramo Lincoln, il presidente che pose fine alla guerra civile. Potrebbe darci suggerimenti interessanti sulla politica americana di oggi». 

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