Ficarra e Picone, Santocielo in anteprima a Napoli: «Un maschilista incinto aspetta il nuovo Messia»

«Siamo felici di aver superato la prova con il pubblico napoletano, particolarmente abituato a produzioni enormi»

Ficarra e Picone al cinema Metropolitan
Ficarra e Picone al cinema Metropolitan
di Alessandra Farro
Venerdì 8 Dicembre 2023, 08:00 - Ultimo agg. 9 Dicembre, 08:42
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Un uomo «incinto», l'ex moglie anch'essa in dolce attesa, una suora e un angelo che si finge elettricista entrano nel cortile di una scuola cattolica. Non è l'inizio di una barzelletta, ma la premessa di «Santocielo», la commedia scritta e interpretata da Ficarra e Picone, con la regia di Francesco Amato, che ribalta regole naturali e religiose: presentata in anteprima ieri dal duo palermitano a Napoli nei cinema Metropolitan e Modernissimo sarà nelle sale dal 14 dicembre. Nel cast anche Barbara Ronchi, Maria Chiara Giannetta e Giovanni Storti nel ruolo dell'Altissimo che, con tanto di boccoli grigi a incorniciargli il viso, siede composto su un maestoso trono in marmo bianco, circondato dagli apostoli e da altri angeli di serie B. E si interroga su quale possa essere la strada giusta da percorrere perché gli uomini possano redimersi almeno un pochino, dopo essere rimasti egoisti, invidiosi e guerrafondai attraverso i secoli.

Per quanto il Creatore preferirebbe far venire giù il diluvio universale e ricominciare tutto daccapo, deve rimettersi al potere democratico, che ormai vige anche in cielo.

Si trova così costretto ad accettare la decisione della maggioranza, che opta per un secondo tentativo di umana redenzione, concependo sulla terra un nuovo messia. 

 

«Non è stato facile scrivere una storia con dei presupposti di fantasia», chiarisce Ficarra. «La vicenda ruota attorno a un evento che non è mai accaduto (e che verosimilmente non accadrà mai), come l'ingravidamento di un uomo. Ci muovevamo in un territorio poco esplorato e volevamo che il messaggio arrivasse chiaro. Siamo felici di aver superato la prova con il pubblico napoletano, particolarmente abituato a produzioni enormi. Ci siamo sentiti come se avessimo conseguito la laurea». 

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Per un caso fortuito, sarà Nicola (Salvo Ficarra) a portare in grembo il Messia del ventunesimo secolo, grazie all'aiuto dell'angelo Aristide (Valentino Picone con un caschetto liscio e biondo da far invidia a Nino D'Angelo), che si accaparrerà il ruolo dopo il rifiuto dell'Arcangelo Gabriele di replicare l'esperienza con Maria. Aristide scende in terra dal paradiso per portare a termine il compito ed è a causa sua se la storia vedrà per la prima volta un uomo «incinto», notizia che Dio non gradisce molto. «Si tratta di un film che parla di amicizia, perché Nicola e Aristide all'inizio si odiano, ma poi finiscono per volersi bene, e di amore in tutte le declinazioni, senza condizionamenti, quello che arriva naturalmente e non ci fa fare domande, quindi anche della famiglia, che è lì dove c'è amore e non importa da quanti elementi sia composta», precisa Picone. «Come ormai nostra consuetudine, seguiamo la struttura della commedia all'italiana per raccontare in maniera leggera temi importanti. Nicola, ad esempio, è un maschilista che non riesce ad accettare che la moglie l'abbia lasciato, ma non per questo diventa un violento». I due comici scherzano sul tema della religione, senza esagerare: «Non è importante che Dio ci sia o non ci sia, comportarsi nel migliore dei modi con gli altri andrebbe fatto a prescindere. Se, poi, alla fine Dio esiste ci sarà una ricompensa, se non esiste, lasceremo di noi un bel ricordo sulla terra. Anche pregare non dovrebbe servire a farci ascoltare dall'Onnipotente ma a farci stare bene, la necessità di fede assolve così al nostro bisogno di trovare un equilibrio nella vita», spiegano i due comici, che in questo progetto esplorano anche il tema della diversità. «Il mio personaggio rimane incinto, ma è un modo per parlare dei pregiudizi della società e delle relazioni umane», racconta Ficarra. «Mettersi letteralmente nei panni di una donna gli consente di evolversi e migliorare. Dovremmo tutti metterci di più in discussione per capire meglio il prossimo, magari certe cose non succederebbero. L'Italia è come un paesino che sta per raggiungere il punto zero di nascite e forse sarebbe un bene se capitasse, perché ci farebbe rendere conto che è bello far nascere i bambini anche quando vengono etichettati come diversi, quando diversi è una parola che non andrebbe usata per definire una persona». Non è la prima volta che il duo siciliano gioca con gli stereotipi religiosi, era già successo nel 2019 con “Il primo Natale”, in cui veniva catapultato all'epoca della nascita di Gesù. Anche lì la chiave religiosa era un pretesto per poter denunciare alcuni problemi della società moderna, che in pochi anni, però, è cambiata, tanto che nel nuovo film c'è chi dà la colpa dello stato interessante di Nicola al vaccino anti-coronavirus. 

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