Bono, trionfo al San Carlo: Napoli pazza del rocker (e viceversa)

In platea Nicoletta Mantovani, Garrix, Materazzi. E sul palco Manfredi e Sangiuliano

Bono Vox al San Carlo, foto dai social
Bono Vox al San Carlo, foto dai social
Federico Vacalebredi Federico Vacalebre
Domenica 14 Maggio 2023, 08:19 - Ultimo agg. 17:06
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Il colpo d'occhio è da prima di stagione lirica, magari con un'età media un po' più bassa, ma nemmeno troppo, e qualche estrosità in più (cilindri, diademi e parrucche stile '700). Il pubblico - internazionale in percentuale più alta di qualsiasi prima di stagione - ha risposto all'appello di Paul David Hewson: «Come as you aren't». Qualcuno lo smoking lo ha comprato per l'occasione, qualcuno l'ha tirato fuori dalla naftalina, come al solito i look femminili sono meno stereotipati.

«L'opera è sempre dietro l'angolo», scrive Bono nella sua biografia Surrender, 40 canzoni, una storia (Mondadori). E al San Carlo, spalleggiato dalla violoncellista Kate Ellis, la tastierista e vocalist Gemma Doherty e il tastierista e percussionista Jacknife Lee, sfoggia un'estensione vocale da tenore, o quasi: nel libro spiega che il padre, tenore vero, lo prendeva in giro dandogli del baritono, ma che alla sua morte gli ha lasciato, come un dono, una nuova estensione.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Tra palco reale e platea si intravede qualche volto noto, dal superdj Martin Garrix al campione del mondo Marco Materazzi, e la vedova di Luciano Pavarotti, Nicoletta Mantovani con la figlia Alice; dal sindaco Manfredi al ministro Sangiuliano con il sottosegretario Mazzi.

Il personale del teatro per una sera mette da parte le preoccupazioni per il futuro, non pensa al sovrintendente che sta per andare via (Lissner) e a quello che sta per arrivare (Fuortes?), si gode l'inattesa serata di gala nel nome di uno degli ultimi rocker.

 

Il comunicato che accompagna questo ultimo appuntamento col tour di «Stories of surrender» dice l'importanza della scelta di mister Vox: «Situato dall'altra parte del golfo di Napoli rispetto a Sorrento, il San Carlo è la più antica sede al mondo ininterrottamente attiva per l'opera, avendo aperto nel 1737, decenni prima della Scala di Milano o della Fenice di Venezia, con il bellissimo edificio neoclassico riconosciuto dall'Unesco come parte del patrimonio dell'umanità nel cuore di questa città storica». Uno spottone per la città storica, da cui la voce degli U2 mancava da trent'anni esatti: era il 9 luglio del 1993 quando con la band espugnò l'allora San Paolo con una data dello «Zooropa tour», per supporter i riformati Velvet Underground e Luciano Ligabue.

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Il riferimento a Sorrento riporta al suo rapporto col padre, alla «Torna a Surriento» evocata a fine show, dopo canzoni (degli U2), monologhi e memorie, cercando di ritrovare il tono e l'acuto del genitore nella Sorrento lounge del Finnegan, il pub di Dublino dove i due, ogni domenica o quasi, cercavano di impostare un rapporto quasi impossibile. Napoli, meteo a parte, si mostra a Bono con la sua faccia migliore: lo scudetto e la gioia incontenibile dei tifosi, la cucina verace (è passato da Mimì alla Ferrovia a Concettina ai Tre Santi), la misterica bellezza della cappella Sansevero. L'irlandese la visita di prima mattina nel giorno del suo recital ripreso dalle telecamere di Apple Tv, con il sindaco Gaetano Manfredi e la padrona di casa Maria Alessandra Masucci che gli racconta i segreti del gioiello barocco.

Toccato, il divo attivista si concentra sul Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino, sino ad appoggiare al lato della statua il suo telefonino, da cui fa risuonare le note di «Someone else's tears». Dal brano scritto con Zucchero arrivano anche le parole lasciate sul libro degli ospiti illustri: «Il Cristo Velato sta piangendo le lacrime di qualcun altro. Grazie».

Un altro spottone per la città, dopo quello di Sting che suonava affacciato su Castel dell'Ovo.

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