Federico Zampaglione al Mattino.Tv: «Mi divido tra canzoni romantiche e film horror»

«Mi servivano un'attrice e un cane. Anzi ho chiesto un'attrice che avesse un suo cane, non ne avremmo mai trovato uno addomesticato che si comportasse come ci serviva»

Federico Zampaglione
Federico Zampaglione
Federico Vacalebredi Federico Vacalebre
Sabato 23 Marzo 2024, 10:00 - Ultimo agg. 20:15
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Il pranzo, da Mimì alla Ferrovia, ha messo di buon umore Federico Zampaglione, anche se «ho dovuto rinunciare al peperone mbuttunato, quando mi muovo di corsa meglio non appesantirsi troppo». L'uomo un tempo chiamato Tiromancino ha scelto Napoli per lanciare il suo nuovo singolo, «Puntofermo», scritto con Vincenzo Colella, Leonardo Zaccaria e Michele Canova, che ne ha curato anche la produzione: «Mi piace lavorare con lui, con loro, io mi sono concentrato soprattutto sul testo».

E sul video, Fede.
«Beh, sì.

Da regista volevo visualizzare la storia della canzone, una ballata che parla del nostro aver bisogno di un punto fermo: una passione, un amore, una donna, un uomo, un padre, una madre, un figlio, una chitarra... Qualcosa che ci salvi quando tutto va a rotoli, quando la notte è più buia che mai».

Canova aggiorna il sound di quella che poteva essere una tua classica ballata intimista. Ma torniamo al clip.
«Mi servivano un'attrice e un cane. Anzi ho chiesto un'attrice che avesse un suo cane, non ne avremmo mai trovato uno addomesticato che si comportasse come ci serviva».

Un cane come punto fermo?
«Sì, anche. I rapporti tra gli esseri umani sono complessi, passano per esigenze, caratteri, interessi e punti di vista divergenti. Con un animale tutto è diverso... il rapporto in questo caso è puro: torni a casa dopo che ti è caduto il mondo in testa e lo scodinzolare del tuo quattrozampe ti pulisce da tutti i mali del mondo».

Sei nato ed hai trovato il successo al tempo degli album. Come vivi il ritorno alla politica del singolo?
«Non mi dispiace, sembrano di nuovo gli anni Sessanta, puoi fare uscire una canzone appena la fai, non devi aspettare di aver finito un album, ma... Ma bisogna prendere tutto questo con sportività, con ironia. Non mi stupisce che i ragazzi possano sentirsi travolti dal meccanismo delle visualizzazioni: qui se non fai uno stadio sold out non esisti. Ma Franco Battiato e Paolo Conte uno stadio forse non lo hanno fatto mai!».

Pensi al caso Sangiovanni?
«Sì, ma non solo. È come se tu prendessi un ventenne e lo mettessi nudo e scalzo di fronte ad una giungla animata da qualsiasi animale feroce e velenoso possibile, da qualsiasi trappola mortale mai pensata».

Rieccoci al bisogno dei punti fermi. Quali sono i tuoi?
«La famiglia, mia figlia, la musica...».

E il cinema.
«Certo: in Italia io sono un cantautore romantico, nel resto del mondo un regista horror. E, da noi come all'estero, è difficile convincere che l'autore di “La descrizione di un attimo”, “Due destini” e “Per me è importante” sia lo stesso dietro a film de paura come “Shadow”».

A proposito, quando vedremo il tuo nuovo horror, «The well»?
«A fine anno, credo, stiamo ancora facendo il giro dei festival ed è stato accolto benissimo».

Dirigi - è la terza volta - la tua ex compagna Claudia Gerini, na anche tua figlia Linda, tra Lorenzo Renzi e la Melanie Gaydos di «Insidious».
«È un film mezzo italiano e mezzo americano, girato in un borgo medioevale rimasto quasi intatto».

Ma il cantautore romantico scriverebbe mai una canzone horror?
«L'ho fatto, per questo film, ma al cinema de paura, alle tematiche sovrannaturali, al gotico, si addicono poco le canzoni, servono musiche senza parole, che preparino l'atmosfera, facciano salire la tensione».

E il regista horror scriverebbe mai una commedia rosa?
«Potrebbe succedere, ma non mi sentirei a casa».

Com'è nata la passione per il genere?
«Avevo 5 anni e mio padre mi portò al luna park, entrammo in un serpentone che doveva spaventarmi e... Lo fece, ma da quel momento in poi ho inseguito quell'emozione in tutti i modi: nella lettura, al cinema... Sono un appassionato di Bava, Fulci, Argento, Deodato... Da noi il cinema di genere, compreso il western all'italiana, è stato discriminato, schiacciato tra il cinema cosiddetto d'autore e la commedia, i cinepanettoni». 

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