Madame, «L'amore» è il nuovo album: Boccadirosa e altre donne estreme

Il sound è fedele alla trap di partenza ma quel che lascia più segno sono i suoi testi, spudorati come mai, «pervertiti», reclama lei

Francesca Calearo, in arte Madame
Francesca Calearo, in arte Madame
Federico Vacalebredi Federico Vacalebre
Venerdì 31 Marzo 2023, 11:00
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La «Puttana» - così si intitolava, pre-autocensura, il suo brano sanremese diventato «Il bene nel male» - era in buona e scandalosa compagnia: «L'amore» a cui è intitolato il nuovo album di Madame, il secondo, è sboccato, fluido, rosso come la copertina, declinato con la voce di una ninfomane, di una donna potente, di una donna sottomessa, dell'amica Matilde, di una bambina, di Madame stessa, di Francesca Calearo, da Creazzo (Vicenza), 21 anni: «Queste donne che racconto sono solo alcune delle mille donne possibili e come tutte vivono l'amore, il sesso, l'intimità, l' intensità, il dolore, la mancanza, l'ossessione, la privazione, la dipendenza, la gioia, l'energia e le forti emozioni», spiega lei, secondo Spotify l'artista più ascoltata degli ultimi dieci anni, probabilmente la più interessante, con la Niña partenopea (a cui sembra rifarsi nei colori di «La festa della cruda verità»), emersa dal nuovo contingente di chanteuse politicamente e sessualmente scorrettissime.

Che qui di corretto c'è ben poco. Il sound è fedele, fino a un certo punto, però, alla trap di partenza, all'uso della voce pitchata, ma giustifica anche la doppia Targa Tenco vinta nel 2021 e il ruolo di concertatrice alla Notte della Taranta dello stesso anno (ascoltare per credere «L'onda La morte di un marinaio» e «La festa della cruda verità», prodotti entrambi da Dardust, anche autore delle musiche).

Ma quel che lascia più segno sono i suoi testi, spudorati come mai, «pervertiti», reclama lei: nell'iniziale «Come voglio l'amore» c'è un uomo manesco, con mille volti, dirigente, indipendente, che vive con la madre, che vive con la madre, eppure amato; «Nympha» è la storia di una Boccadirosa e di un lui che non vuole più saziarla: «Donna vedi» non usa mezzi termini: «Io sono donna sì, ma nella scorsa vita avevo il cazzo e lo so da come sono ying e sono yang e sono Jung»; «Pensavo a...» è un fluidissimo viaggio rap tra tutte le possibile combinazioni sessuali; «Respirare» è il canto della «donna che si scopano per arrivare da qualche parte». A cambiare il tono, decisamente ad alto tasso erotico, pensa la ghost track finale (presente solo nella versione digitale, non in quella su cd e vinile), «Tekno pokè», divertentissima: «Un giorno sono andata in un parco a Roma/ e ho chiesto che albero fosse quello là/ mi hanno detto "salice" e io ce so' salita/ ma non ho capito ancora che albero sia». 

«La cover è tutta rossa, mi è venuto spontaneo non mettere né la mia faccia né il mio nome, l'amore è una cosa di tutti e non ha bisogno di firme», spiega lei, che si nasconde, ma nemmeno troppo, dietro il ruolo della narrautrice. Il titolo sanremese? «In quel contesto non volevo che il pubblico si concentrasse solo su un titolo perché forte, volevo che arrivasse la morale del brano, così lo abbiamo cambiato». Nel disco, continua, «ho utilizzato un modo per me naturale di raccontare, come se fossi ancora piccola, bambina, senza filtrare le emozioni come solo i piccoli fanno». La verità della fanciullina cresciuta, ma non troppo, pronta al tour al via in luglio (senza date in Campania, per ora) e, soprattutto, al suo primo Forum d'Assago, in programma il 21 ottobre. 

«C'è dell'autobiografia, della biografia, della fantasia nei miei testi», ragiona Madame: «Non c'è razionalità, non c'è nemmeno aderenza con quello che penso, con le mie battaglie politiche. Questa è fantasia, è canzone, è licenza poetica. Ma è anche un modo di parlare delle sessualità estreme, messe da parte, scomode». «Il bene nel male», o, per dirla con l'amato De André: «Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior». E «L'amore», appunto, quello color rosso passione. 

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