Manuel Agnelli a Palma Campania: «C'è rock dietro l'angolo»

«So che può sembrare pazzesco, ma io sono un introverso con un forte senso del grottesco»

Manuel Agnelli
Manuel Agnelli
di Andrea Spinelli
Mercoledì 6 Settembre 2023, 10:00
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Dopo l'avventura teatrale col «Lazarus» di David Bowie ed Enda Walsh applaudito pure anche a Napoli, al Mercadante, Manuel Agnelli sta ritrovando sui palchi la sua dimensione live svariando dal jazz (esperienza anomala fatta ad inizio estate in quel di Palermo che, assicura, potrebbe lasciare impronte sulle sue prossime sperimentazioni musicali) al rock degli Afterhours e del suo progetto solista «Ama il prossimo tuo come te stesso». Appuntamento sabato, 9 settembre a Palma Campania, nella cornice di «EcoSuoni festival» tra Bud Spencer Blues Explosion e Novaffair al centro polifunzionale O Giò. Posto unico on line 19.55 euro.

Manuel, cosa cambia questo show che sta portando in tour rispetto a prima?
«Credo che certe canzoni guadagnino in sincerità.

Con l'ultima formazione degli Afterhours, i pezzi più hard rock o hard core in repertorio erano diventati un po' di maniera. Mentre i Little Pieces of Marmelade (al secolo Francesco Antinori e Daniele Ciuffreda - ndr), il bassista dei Negrita Giacomo Rossetti e Beatrice Antolini, hanno dato una botta non solo di freschezza, ma anche di attitudine».

Canta pure «Severodoneskt», vincitrice del Premio Amnesty International Italia. È importante in questo momento dire cose sulla guerra?
«Secondo me è fondamentale. È fondamentale dare una versione umana delle cose e ricordare alle persone che quello a cui assistono la sera davanti alla tv non è un videogioco e che le persone muoiono per davvero. E quando non muoiono perdono la casa, gli affetti, il futuro, mentre noi stiamo lì sul marciapiede della stazione a lamentarci del treno in ritardo. I media stanno facendo un'informazione orribile sull'argomento, giustificando l'orrore con dati, statistiche, dissertazioni geopolitiche, mentre, a mio avviso, la morte di migliaia di persone non si giustifica con niente».

Incontrandovi a giugno nella Cappella Sistina, il Papa ha paragonato gli artisti ai profeti perché sanno «guardare le cose sia in profondità sia in lontananza, come sentinelle che stringono gli occhi per scrutare l'orizzonte e scandagliare la realtà al di là delle apparenze».
«Debbo dire che Francesco mi ha molto stupito, con un discorso politico pieno di inviti a ridiventare voce della gente. Credo sia un ruolo che l'arte, e la musica in particolare, ha sempre avuto, ma i tempi hanno un po' inaridito. Ma sono convinto anche che questa generazione dell'enorme niente, dell'io tutto macchine, alberghi, piscine, fi*a e cocaina, sia giunta al capolinea. Una enorme bolla dopata che sta per esplodere. È solo questione di tempo».

Quale è, allora, il ruolo della musica?
«È importante, anche se ovviamente non obbligatorio, che i musicisti prendano posizione. Purtroppo, quest'ultima generazione non ha una coscienza politica e neanche sociale. Una parte ce l'ha forse ambientale, ma per il resto ho notato negli ultimi anni una destrutturazione totale. C'è un menefreghismo imperante assecondato, in alcuni casi, da una forma di nichilismo che porta tutti verso atteggiamenti passivi».

Grazie anche al David di Donatello e al Nastro d'argento, «La solitudine degli abissi» è diventato prepotentemente uno dei suoi pezzi più apprezzati e richiesti. Se l'aspettava?
«Assolutamente no. Per quella che è la mia cultura musicale, i pezzi di grande valore sono quelli che comportano un coinvolgimento emotivo diretto parlando della mia vita, di quello che mi accade attorno, insomma quando dentro hanno qualcosa di reale. Questo invece l'ho cooncepito appositamente per il film. I riconoscimenti sono una gran bella gratificazione, perché significa che, il tuo sentire e il linguaggio ha incontrato quello degli altri. Prima non davo importanza ai premi, mentre ora li ho radunati sul pianoforte a coda che ho in sala perché così la mattina quando mi alzo dal letto per andare a fare colazione li vedo e inizio la giornata di buon umore».

Il cinema l'ha richiamata?
«Non c'è ancora niente di definito, ma ho diversi progetti sul tavolo. Passo da “Leoni per Agnelli” su Radio24 a un nuovo programma televisivo, e tornerò presto a fare del cinema, non solo come compositore, ma forse pure come attore».

Merito dell'esperienza teatrale di «Lazarus», con la regia di Valter Malosti?
«Sì, ho avuto diversi contatti. La cosa mi diverte molto perché mi proietta in un ambito completamente nuovo dove ho tutto da imparare. Sono cresciuto nella Milano anni Ottanta tra creativi dei settori più diversi e questo mi ha reso molto aperto ad esperienze trasversali. X-Factor mi ha dato una tale credibilità professionale che le richieste si sono moltiplicate. E il teatro pure».

Che cosa le ha dato il teatro?
«Dal punto di vista musicale “Lazarus” è stata un'esperienza super arricchente. Ho cantato, ad esempio, sul registro di Bowie che per me è molto naturale, ma finora non avevo quasi mai usato. Col Duca abbiamo Bianco una tessitura vocale molto simile e cantare certe sue canzoni mi ha fatto venire voglia di sfruttare quel tipo di registro, una scoperta bellissima meravigliosa».

Singolare che tutto sia arrivato dopo i cinquant'anni età in cui tanti artisti si chiudono al mondo esterno.
«Ho fatto il percorso inverso. So che può sembrare pazzesco, ma io sono un introverso con un forte senso del grottesco. Così, faccio fatica a sentirmi a mio agio in situazioni lontane da quelle abituali. Col tempo, però, ho acquisito una certa sicurezza e ora allontanarmi della zona di conforto mi crea meno tensione di prima».

Ma sua figlia tra il rocker, il radiofonico, l'attore di teatro, il conduttore televisivo, quale papà preferisce?
«Credo che la musica, al momento, sia la parte centrale della sua vita. Emma suona la chitarra e canta in una band dove, tra l'altro, milita pure la figlia del primo bassista degli Afterhours che, guarda caso, suona il basso. Emma mi ha detto che, quando suona con la band, si dimentica per due ore di tutte le negatività della vita. Sono rimasto sorpreso, perché è lo stesso, identico, motivo per cui ho iniziato io». 

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