Mick Jagger compie 80 anni: supernonno rock e ultimo narciso del Novecento

Per restare attaccato al rock and roll ha detto addio alla droga, ma non al sesso

Mick Jagger
Mick Jagger
Federico Vacalebredi Federico Vacalebre
Mercoledì 26 Luglio 2023, 08:00
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Dovremmo contarle le volte che abbiamo girato l'Italia, o il mondo, per vedere quello che «poteva essere» l'ultimo concerto dei Rolling Stones e, per fortuna, non lo è stato. E dovremmo ricordarci di quello che abbiamo scritto quando Mick Jagger, che oggi compie 80 anni, divenne sessantenne o settantenne: già ci sembravano mete mirabolanti per l'ex ribelle senza causa nè pausa, l'ex combattente di strada, l'ex scapestrato del rock and roll sopravvissuto a qualsiasi declinazione possibile della vita spericolata.

Un tempo era un tipaccio pericoloso, come le sue celebrate labbra diventate simbolo della band, e promiscuo: «Fareste uscire vostra figlia con un Rolling Stones?» si chiedevano all'epoca e, anche se pure gli altri del gruppo non erano degli stinchi di santo, la domanda parlava di lui. Un ragazzaccio che aveva simpatia per il diavolo, oltre che per il blues e derivati. Già perché cos'altro poteva fare un combattente di strada nella Londra sonnolenta se non suonare in una rock and roll band? Il suo volto a metà tra Dioniso e Mefistofele è oggi solcato da rughe che confessano di aver vissuto come la sua voce, come i suoi muscoli da supernonno atletico: quel viso scavato (che poi i suoi 80 anni ne varranno almeno 160, se fosse vera anche soltanto la metà delle cose che si raccontano su di lui), quel fascio di nervi che porta ancora sul palco saltellando come una gazzella, quell'ipertiroidismo che lo aiutano a conservare un fisico da ragazzo sono insieme la continuazione e il rovesciamento della sua leggenda personale.

Lui che nel lontano 1965 non riusciva ad avere soddisfazione dalla sua vita, chissà se oggi azzarderà bilanci, se si dirà soddisfatto, o se rimpiangerà quello che era, non riconoscendosi in quello che è diventato, un po' come tutti noi.

Sopravvissuto del rock (nessuno dei suoi coetanei, da Dylan a McCartney per restare a vette siderali, calca ancora il palco con la sua adrenalinica presenza), businessman, patriarca di una famiglia/clan, Mick è un miracolo della natura: nell'aprile 2019 gli sostituirono una valvola cardiaca, un mese dopo stava già riprendendo forma in palestra.

Per restare attaccato al rock and roll, o almeno alla messinscena di quella che fu una rivolta giovanile ed è diventata una nostalgia della terza età, ha detto addio alla droga, ma non al sesso, si direbbe, visto che l'ultimo degli otto figli (riconosciuti) ha 7 anni e ogni tanto gli viene attribuito anche un nuovo (poco credibile) flirt: in ogni caso la compagna, Melanie Hamrick, ha 44 anni meno di lui. Conto in banca di 50 milioni di sterline, più altrettanto in immobili (ultima arrivata la villa a Noto), sir Mick ha cambiato la morale della sua generazione sculettando, mostrando la lingua, diventando il pifferaio magico dell'unica rivoluzione senza armi, quella del rock. Fuorilegge, asociale, pervertito, sbandato e fiero di esserlo, o almeno consapevole di non poter essere altro, ha spaventato il mondo con storie di bisessualità, con dischi che per copertina avevano i graffiti in un cesso, ha cantato un universo lontanissimo da quello dorato in cui vive oggi: puttane nevrotiche, alienati suburbani, diseredati dei quartieri bassi.

Ai giorni nostri cose come «Under my thumb» non gliele farebbero scrivere più, eppure le Pietre Rotolanti su quel maschilismo scandaloso e depravato hanno costruito la propria leggenda, soprattutto Jagger, che Brian Jones se n'è andato troppo presto e Keith Richards è sempre stato troppo distratto dalle sei corde e dai fantasmi di Robert Johnson. Se il funerale del rock fu celebrato ad Altamont, che peraltro doveva essere il funerale rock di Brian Jones, le moine che Jagger regala ancora sono la conferma dell'antica certezza: «È solo rock and roll, ma mi piace», solo che quel rock and roll è devitalizzato, è purissima nostalgia canaglia, esercizio ginnico e non più avventura sentimentalsessuale, conferma mainstream e non più azzardo controculturale.

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L'ennesimo incendiario diventato pompiere? Ma provateci voi a fare gli incendiari a 80 anni, sorride beffardo da qualsiasi foto nonno Mick, più giovane di quanto noi siamo mai stati, eppure più vecchio della sua età, delle sette vite consumate come un gatto. Ventriloquo narcisistico, forse non ricorda più che cosa significa quello che canta, è dimentico delle pose sataniche, dell'edonismo pansessuale, delle odi alla droga ed alla violenza metropolitana. Eppure, da bianco entrato nella storia della musica nera, ancora oggi innerva il r'n'r, o quello che rimane di quell'antico rito catartico e liberatorio, di blues, di soul, di funky, delle lezioni apprese da maestri che si chiamavano Muddy Waters, Tina Turner e James Brown.

I suoi 80 anni meritano la festa di compleanno per la meglio gioventù del secolo e del millennio trascorso. L'archeorocker che è in noi, sceglierà il vinile più adatto, l'lp più consumato, il 45 giri più raro, per fare gli auguri all'ultimo caposaldo del Novecento, all'ultima speranza di immortalità che ci è restata, dopo aver visto cadere tutti i sogni di una rivoluzione tradita.

Ps. Il 18 dicembre compirà 80 anni anche Keith Richards. 

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