Pink Floyd a Pompei, Nick Mason cittadino onorario: «Sono felice mi dispiace solo per i miei baffi»

«Sono orgoglioso e onorato di essere vostro concittadino»

La cittadinanza onoraria di Pompei a Nick Mason
La cittadinanza onoraria di Pompei a Nick Mason
di Giovanni Chianelli
Martedì 25 Luglio 2023, 08:00 - Ultimo agg. 20:01
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«Sono felice. Mi dispiace soltanto non essere qui con la band al completo e di non avere più i miei baffi, come 50 anni fa». Da ieri Nicholas Berkeley Mason, per tutti Nick, 79 anni, è cittadino di Pompei. Il batterista e cofondatore dei Pink Floyd riceve la cittadinanza onoraria dalle mani di Carmine Lo Sapio, sindaco della città dove la band inglese nel 1971 mise in scena uno dei film-concerto più celebri nella storia rock. Già nel 2018 David Gilmour era diventato «pompeiano»: «Ora manca solo Roger Waters, nell'ordine del prossimo consiglio comunale mettiamo la richiesta per la sua cittadinanza. E mi auguro che quel giorno torneranno insieme a esibirsi qui», promette il primo cittadino che ci tiene a consegnare l'attestato insieme a Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico, a sottolineare la sinergia tra istituzioni. Quello tra il sito archeologico più famoso al mondo e una delle band più amate del pianeta è un connubio ormai inscindibile. Federico Vacalebre, capo della redazione «Spettacoli e Cultura» de «Il Mattino», nella lectio che introduce la celebrazione sottolinea: «Mettere nella stessa frase Pink Floyd e Pompei è diventato normale, quasi inevitabile, e permette di declinare al quadrato la grande bellezza o il concetto di classicità, perché oggi quel rock è classico».

 

Mason siede sotto il gonfalone della sua nuova città, ha gli occhi limpidi e un sorriso per tutti.

Il suo discorso è breve, anche perché la sera deve esibirsi al teatro grande e dopo il lungo viaggio ha bisogno di riposo: «Sono orgoglioso e onorato di essere vostro concittadino. Oggi ho incontrato gente che mi ha ringraziato, per quel concerto di mezzo secolo fa. Non dovete ringraziare solo me ma quelli che hanno reso possibile la magia, e prima di tutti David Gilmour e Roger Waters» dice parlando dei due sopravvissuti del gruppo: lui è l'unico contatto tra i due, che si detestano ormai. E poi aggiunge: «Sento un forte legame con Pompei. Quando venni qui la prima volta non avrei mai pensato che questo rapporto sarebbe durato 50 anni». 

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La sala è gremita nonostante il caldo. C'è il figlio di Matteo Apuzzo che nel 1971 organizzò i Pink Floyd at Pompeii. Ci sono i «ragazzi del 1971», ormai prossimi ai 70 anni, che c'erano durante le riprese di Adrian Maben (con cui Nick si saluta al telefono): «Riuscimmo a entrare perché mio padre era il custode degli scavi: resta memorabile la nostra partita a ping pong con Mason e Waters», racconta Giuseppe Acanfora che i baffi li ha conservati, come Silvestro Sorrentino che si fa firmare da Mason le bacchette della batteria. E non mancano fan della band venuti da diverse parti del mondo a strappare una foto o un autografo; come la trentenne Laura, dal Messico: «Ho unito la visita agli scavi a un sogno che cullavo da tempo, avere la firma di uno dei Pink Floyd sulla copertina originale di The dark side of the moon». 

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