Pink Floyd, Nick Mason a Pompei e a Maiori apre la mostra del mitico studio Hipgnosis

Al batterista della band inglese la cittadinanza onoraria di Pompei

Nick Mason's Saurceful of Secrets
Nick Mason's Saurceful of Secrets
di Erminia Pellecchia
Domenica 23 Luglio 2023, 09:00
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Ogni tempo ha i suoi classici. Tra quelli di oggi cui sono sicuramente i Pink Floyd. Come ci ricordano due eventi imminenti. Il concerto, lunedì sera al teatro grande di Pompei, dei Nick Mason's Saurceful of Secrets, il supergruppo del batterista della band inglese, che in mattinata riceverà in Comune, la cittadinanza già meritata dall'ex amico e collega David Gilmour. E la mostra «Hipgnosis studio: Pink Floyd and beyond» da martedì 25 luglio al 27 agosto a palazzo Mezzacapo di Maiori, per festeggiare i 50 anni di «The dark side of the moon» con lo studio grafico dietro le copertine di dischi celebrati anche per il loro aspetto.

«Incontrai i Pink Floyd agli Abbey Road studios per ascoltare le registrazioni del nuovo album e parlare della copertina. Il tastierista, Richard Wright, ci chiese di non fare uno dei nostri soliti lavori surrealisti, ma qualcosa di più semplice. Una settimana dopo, mentre leggevo una rivista americana di fisica, Storm notò un prisma che, colpito da un raggio di luce, creava un arcobaleno. È perfetta, disse. Non avevamo computer e software, presi dei pastelli e feci un disegno. Quando lo mostrammo ai Pink Floyd lo scelsero di getto». Aubrey «Po» Powell, designer, fotografo e regista, ma soprattutto cofondatore con Storm Thorgerson di Hipgnosis, racconta così la nascita di quella cover. Powell è già da giovedì a Maiori per seguire l'allestimento, «un contrasto emozionale tra il palazzo barocco e le mie opere.

Non avrei mai pensato», racconta, «che mezzo secolo dopo quel prisma sarebbe stato un'icona: in strada vedi gente che indossa la t-shirt con quel logo, è la prima cosa che mi ha colpito anche quando sono arrivato a Napoli. Ovviamente il fatto che i Pink Floyd abbiano venduto 50 milioni di copie di quell'album non ha guastato». 

Non è la sua prima volta da queste parti.
«Sono stato a Ravello nel 2016. E a Pompei, sia nell'ottobre 1971 per il celebre film di Mauben, sia nel 2017 per il concerto di Gilmour».

Com'è nato il rapporto tra Hipgnosis e Pink Floyd?
«Eravamo tutti amici a Cambridge, quando, nel 1969, creammo la prima copertina per loro, “A saucerful of secrets”, si è cementato ancora di più il nostro rapporto. Con Barrett ci conoscevamo da quando avevo 17 anni, abbiamo condiviso ragazze e feste e, quando ci trasferimmo a Londra e nacquero i Pink Floyd, l'appartamento. Syd assumeva molte droghe, soprattutto Lsd, che finirono per bruciargli il cervello. Non era più in grado di suonare e fu costretto a tornare a vivere a Cambridge, fu terribile vedere un fratello scomparire così».

Come nascevano le cover per la band?
«Alcune volte è la musica che ispira, altre volte no. Ad esempio, qualche anno fa è uscito un live album di un concerto a Knebworth. Ho trovato, nel mio archivio, una foto del 1975 di un uomo che regge davanti al viso una zuppiera in argento con sullo sfondo tre parabole satellitari: Gilmour l'adorò subito. Non c'è una regola. Per “Animals”, l'idea del maiale fatto volare sopra Battersea Power Station fu di Roger Waters, noi ci occupammo di realizzarla, pagando ben 500 sterline alla persona che ci aprì la porta arrivati a Battersea».

Quale copertina sente più sua?
«“Wish you were here”, perché ha un messaggio politico ed economico molto potente, attualissimo. In assoluto, quella per “Elegy” dei Nice di Keith Emerson. Palle rosse in mezzo al nulla del deserto del Sahara, chiunque dell'industria discografica mi avrebbe riso in faccia. Fu, invece, l'apice per Hipgnosis: realizzammo un'opera di land art e capimmo che potevamo fare davvero arte anche per le copertine, senza inserire il titolo o il nome della band. Stessa cosa per “Atom heart mother” dei Pink Floyd»

Quali sono i suoi rapporti oggi con i Pink Floyd?
«Loro non si parlano più, hanno visioni diametralmente opposte. Io discuto con tutti, ma solo di lavoro; siamo stati amici per così tanti anni, non voglio prendere le parti di nessuno».

Nick Mason domani è in concerto a Pompei. Vi incontrerete?
«Nick sa del mio progetto. Non so se riusciremo ad incontrarci, lui è impegnatissimo in un tour molto intenso e io nell'apertura della mostra». 

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E torniamo al batterista, 79 anni: Guy Pratt al basso, Gary Kemp e Lee Harris alle chitarre, Dom Beken alle tastiere aiuteranno Mason a rileggere il repertorio dei primi Pink Floyd, quando ancora il «diamante pazzo» Syd Barrett illuminava la strada. Anche lui, come Powell, non ha dimenticato Barrett , anzi ha confessato di sentire un senso di colpa per la sua scomparsa (7 luglio 2006). Non voleva «essere considerato un dio del rock, piuttosto voleva fare un passo indietro e dedicarsi alla pittura. Abbiamo fatto poco per lui, non abbiamo saputo affrontare una situazione così delicata». Il tour con il supergruppo atteso a Pompei è anche un modo di chiedere scusa all'antico sodale: un ritorno agli albori della band, agli anni in cui Syd Barrett era l'autore dei testi e l'anima di quello che poi sarebbe diventato uno dei gruppi più grandi della storia della musica: «Non siamo una tribute band, vogliamo solo catturare lo spirito dell'epoca e trasmetterlo al pubblico tramite i brani di dischi come “The piper at the gates of dawn”, “A saucerful of secrets” ed “Ummagumma”».

Ps. Roger Waters ha appena annunciato per il 6 ottobre la pubblicazione di «The dark side of the moon redux», sua rilettura del suddetto capolavoro. Il mito continua. I classici sono classici. 

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