Sarah Felberbaum è Tina Anselmi: «La mia Tina da partigiana a ministro»

«La parte più emozionante è il racconto sul rapimento e la morte di Aldo Moro»

Sarah Felberbaum è Tina Anselmi
Sarah Felberbaum è Tina Anselmi
di Francesca Bellino
Martedì 25 Aprile 2023, 09:00
4 Minuti di Lettura

Tina Anselmi credeva che il dialogo potesse permette a un paese di progredire, ma soprattutto credeva nell'azione. Sin da ragazza aveva la convinzione che per cambiare il mondo non si poteva restare a guardare, bisognava agire. Quando nel 1944, a 16 anni, venne portata, insieme a tutti gli studenti di Bassano, a vedere 31 uomini impiccati dai tedeschi, sentì di dover fare qualcosa ed entrò nella Resistenza. Diventò la staffetta partigiana della Brigata autonoma Cesare Battisti e pedalò senza sosta tra Castelfranco e Treviso consegnando documenti e informazioni.

Comincia con queste scene il film tv «Tina Anselmi. Una vita per la democrazia» interpretato da Sarah Felberbaum e diretto dal regista Luciano Manuzzi che andrà in onda stasera, nella giornata della Liberazione dal nazifascismo, su Raiuno per rendere omaggio al coraggio di questa donna nata a Castelfranco Veneto nel 1927 che, in ogni fase della sua vita, si è impegnata con forza per la giustizia e per la parità dei diritti dei lavoratori e delle donne: cattolica di sinistra, sindacalista in difesa delle operaie tra il 1945 e il 1955, nel 1976 fu nominata ministro del Lavoro, prima donna in Italia a diventare ministro, «dopo 885 uomini».

Nel 1978 venne nominata ministro della Sanità e nel 1981 presidente della Commissione di inchiesta sulla loggia massonica P2, che terminò i lavori nel 1985.

Il film, una coproduzione Rai Fiction-Bibi Film e con la partecipazione di Viola Film, è tratto da due volumi scritti da Anna Vinci (autrice del soggetto), La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi e Storia di una passione politica (quest'ultimo scritto con la stessa Anselmi), ed è stato sceneggiato da Monica Zappelli.

«Non è stato facile interpretare Tina Anselmi, ma è stata una gioia infinita», spiega Felberbaum: «Ricordo il mio primo incontro con Luciano Manuzzi, mi disse: "Pensavamo fossi meno bella".

Ho pensato che la cosa non andasse in porto, invece lui non ha mai avuto dubbi su di me e io ho provato a non deludere le sue aspettative. Ho amato moltissimo il personaggio di Tina, mi sono innamorata follemente di questa donna, di questa partigiana. Ho letto tanto su di lei e ho cercato di lavorare sul suo spirito, sul suo coraggio e la sua determinazione più che sul suo aspetto fisico. Spero di aver ricordato qualcosa a chi la conosceva e di aver saputo raccontare alle nuove generazioni quel che ha fatto, perché qualcuno continui il suo lavoro», spiega l'attrice, consapevole delle polemiche innescate intorno al 25 aprile da esponenti del centrodestra, il presidente del Senato Larussa per primo.

«Al momento non c'è nessuno come lei. Tina è un esempio raro: una donna che ha fatto politica con grazia ma con estrema forza», continua Sarah: «La parte più difficile da interpretare per me è quella finale sulla P2 perché dovevo capire cosa stessi dicendo, dovevo avere confidenza con i concetti, le parole, quel linguaggio. La parte più emozionante, invece, il racconto sul rapimento e la morte di Aldo Moro».

Nel cast Alessandro Tiberi (Giovanni Di Ciommo), Andrea Pennacchi (Ferruccio), Sara D'Amario (Nilde Iotti), Gaetano Aronico (Aldo Moro), Benedetta Cimatti (Francesca) ed Enrico Mutti (Benigno Zaccagnini). E con Antonio Piovanelli (Sandro Pertini).

Ricorda Anna Vinci: «Fu Nilde Iotti, comunista, a proporre alla Dc Anselmi di presiedere la commissione P2. Lei si prese dieci minuti e chiamò Leopoldo Elia. Aveva paura di incontrare i mandanti dell'omicidio Moro. Seguiva la sua fede ma la metteva in azione laicamente. Quando firmò la legge sull'aborto, pur se non d'accordo, incontrò molti esponenti del clero che le chiedevano di non firmare. L'Italia ha un grande debito verso di lei», conclude la scrittrice, per le sue scelte, sin dalla prima, storica, da partigiana.

Per il regista «intendere la politica come un darsi agli altri è la lezione di Tina che ancora oggi possiamo cogliere insieme al considerare la democrazia uno strumento, ma anche un dovere. La democrazia è la forma più bella, ma anche la più faticosa, va difesa ogni giorno con il proprio impegno, non arriva dall'alto». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA