L'appello del judoka Esposito:
«Non lasciateci senza palestra»

Antonio Esposito
Antonio Esposito
di Diego Scarpitti
Lunedì 10 Dicembre 2018, 19:44
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Mala tempora currunt. Annunciati ad agosto, differiti ad ottobre, i lavori di riqualificazione che interesseranno il PalaVesuvio, in previsione delle Universiadi di luglio 2019, inizieranno giovedì 13 dicembre. «Santa Lucia prega per noi». Invocano a mani giunte la martire cristiana, vista la migrazione forzata, il trasloco obbligatorio, lo «sfratto» annunciato, lo spostamento coartato degli sportivi che praticano judo,  pallavolo, pallacanestro, karate, danza, ginnastica artistica, fitness a Ponticelli. Un mondo in «fuga» verso non si sa quale approdo. Garanzie zero, nessuna certezza. Gli atleti delle più svariate discipline costretti, loro malgrado, ad abbandonare la loro casa per quattro mesi. «Non lasciateci senza palestra. C’è il forte rischio di rimanere appiedati e non possiamo permettercelo», fa sentire il suo grido di dolore e lancia l’allarme Antonio Esposito della Nippon Club Napoli. Dalla bronze medal vinta al Grand Prix di The Hague alla medaglia di bronzo al valore atletico 2017 conferitagli dal Coni al Maschio Angioino nella Sala dei Baroni. «Chiude il palazzetto, si avvia il cantiere, ci attanaglia il serio problema di dove allenarci. Il Comune di Napoli non ci ha pensato affatto: abbiamo 5 atleti in corsa per le prossime Olimpiadi di Tokyo e da febbraio ricominciano i tornei di qualificazione. Ovviamente non possiamo perdere tempo invano».
 
 

Timori fondati, dubbi enormi, rischio altissimo di vedere vanificato il proprio impegno. Inammissibile per chi, come i tre campioni del mondo, i fratelli Antonio e Giovanni Esposito (entrambi delle Fiamme Azzurre) e Christian Parlati (Fiamme Oro), insieme a Biagio D’Angelo (Fiamme Oro) e Nadia Simeoli, sta coltivando l’ambizioso sogno a cinque cerchi verso il paese del Sol Levante. «Spero facciano in fretta i lavori e pensino ad una valida alternativa, perché, oltre ai cinque sognatori, c’è un esercito di almeno 200 judoka, che preferiscono frequentare la palestra e tranquillizzare i genitori, anziché riversarsi per strada e incappare nell’altra Ponticelli». Antonio Esposito, interpretando i sentimenti della Nippon, si rivolge direttamente al Coni e chiede l’intervento del presidente Sergio Roncelli. «Stateci vicino. Non ci abbandonate. Non tradite i nostri sogni. Voglio assolutamente arrivare ai Giochi Olimpici e giocarmi una medaglia». Preghiera e implorazione, per non cadere nello sconforto e nella disperazione. Non semplice, però, programmare il futuro, se chiudono i cancelli della speranza e della palestra. Alla ricerca di soluzioni e di sistemazioni. Temporanee ed adeguate, scongiurando che lo straordinario non diventi ordinario. La voce della periferia prova a farsi sentire. Nessuna elemosina, soltanto rispetto e dignità umana e sportiva.

 
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