Mondiali di nuoto, cade dopo 14 anni il record nei 200 stile libero della Pellegrini: O' Callaghan nuova regina

L'australiana fa il nuovo crono mondiale

Mondiali nuoto, cade dopo 14 anni record 200 stile libero della Pellegrini: O' Callaghan nuova regina
Mondiali nuoto, cade dopo 14 anni record 200 stile libero della Pellegrini: O' Callaghan nuova regina
Mercoledì 26 Luglio 2023, 13:34 - Ultimo agg. 16:36
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L’acqua azzurra e scintillante d’oro e d’argento s’è fatta scura e tempestosa per l’Italia in un mercoledì nero ai mondiali di Fukuoka. Scaramanticamente, non avevamo nemmeno un Ceccon da giocarci una volta, su qualche distanza, in qualche stile. E così è successo che in un colpo solo abbiamo visto Paltrinieri ottavo e lontano negli 800 e perdere anche il record europeo sulla distanza, Martinenghi toccare per quinto nei 50 rana, i semifinalisti Miressi (nei 100 stile libero) e Razzetti (nei 200 misti) mancare la finale e non in gara la staffetta del mischione, la mista mista, due uomini, due donne e quattro stili, eliminata la mattina.

E, quasi a sigillo di una giornata no (niente di drammatico, per carità: capita, nello sport e nella vita), l’Italia ha visto battuto pure il record del mondo che Federica Pellegrini aveva stabilito a Roma 2009, nei 200 stile libero, in quel magnifico luglio: ha resistito 14 anni, che nel nuoto sono un’eternità.

Quei ragazzi sfacciati

Tutto è cominciato storto: Greg in corsia 1 partiva lento, che non è, né gli serve nelle sue specialità, un gran partitore. Ma presto restava triste e solitario perché al centro della vasca si scatenavano Martens, tedesco del 2001, Short, australiano del 2003, Hafnaoui, tunisino del 2002 e Wiffen, irlandese del 2001. Non hanno timori reverenziali, che anzi, forse, l’idea del campionissimo del ’94 li esalta ulteriormente. All’assalto di questi sfacciati avrebbe resistito, alla fine delle 16 vasche, soltanto il tempo mondiale del cinese Zhang Lin, a bordo del costumone nella piscina del Foro Italico, sempre 14 anni fa. 7:32.12 il tempo di allora; qui hanno chiuso con l’oro Hafnaoui, 7:37.00, che rovesciava il risultato dei 400 stile libero, mandando all’argento Short, 7:37.76, al bronzo l’americano Finke, 7:38.76, che s’era tenuto a distanza ed ha rimontato e al legno Wiffen, 7:39.19.

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È statisticamente curioso che siano stati ottenuti tre record continentali, d’Australia, d’America e d’Europa, e che l’unico senza primato sia proprio il vincitore: è che il record africano che resiste lo fece Mellouli, anche lui quando si nuotava nell’acqua e dentro la gomma.

Ne avrebbe diritto per nascita il tunisino, con occhiali e aria da simpatico secchione, ma in realtà americano di nuoto, lì studia e si allena.

«Al mare si può, in piscina no»

Greg, che mai deve essersi trovato, almeno da quando è Greg, cioè da 10 anni trionfali, a nuotare in piscina vedendo la truppa degli avversari che gli veniva incontro, anziché stargli dietro o quando andava loro bene a fianco, non è rassegnato. Ma, come sempre, è analista lucido: «Non ne avevo proprio; ho sentito subito la fatica di non essermi preparato come avrei dovuto ma non ho potuto. Tutto quello che avevo dato per entrare in finale si è fatto sentire subito. E in piscina non è come al mare: lì puoi fare tattiche, strategie, puoi metterci una pezza, più di una. In piscina mai, è difficile coprire tutti i buchi. Lo sento, lo so, cerco di lottare con tutto quello che ho, ed è questo. Rassegnato no. I 1500? Non saprei, cercherò di fare del mio meglio con come sto. E’ difficile lottare contro avversità così grandi. E’ difficile non pagare sforzi come quello che avevo fatto per essere in finale e l’ho pagato tantissimo». Lo dice il suo crono 7:53.68, a quasi 17 secondi dal vincitore. Non era il pesce Greg.

«Mi sentivo pesante»

Anche Nicolò Martinenghi non sfonda: è quinto nei 50 rana, in 26.84 che peggiora di 10 centesimi il tempo che aveva in semifinale e che, se confermato, lo avrebbe portato al podio. «Mi sentivo pesante - dice - e mi spiace motlo perché la medaglia era abbordabile; non ho sentito appoggi, specie nella seconda parte; guarderemo la gara con il mio allenatore Marco Pedoja, analizzeremo; peccato che le cose brutte siano capitate tutte assieme, magari sono finite qui; ora devo pensare solo alla staffetta dell’ultimo giorno. Qualche batosta, penso, aiuta a crescere». La gara, 26.29 è andata alla rivelazione cinese, Qin Haiyang; l’americano Fink, 26.59, che ha la gara giusta al momento giusto, si è messo di mezzo tra il “peaty asiatico” e l’altro cinese, Sun Jiajun, 26.79.

La linea rossa di Federica

L’altra non piacevole notizia (dire brutta è dire troppo 14 anni dopo) per il nuoto italiano è che da oggi abbiamo un record del mondo in meno. Piangeva di felicità e d’emozione la ragazza australiana del 2004 Mollie O’Callaghan, che toccava la piastra dopo aver rimontato in 1:52.85, in quei 200 metri d’oro che furono tutti e sempre della Pellegrini per quel tempo infinito.
«Federica è stata la mia ispirazione da bambina: battere il suo record, è incredibile, batterlo battendo Ariarne è tremendo». Ariarne Titmus, l’australiana da oro e record a Fukuoka nei 400, è stata la sua lepre e la sua preda.

 

È partita fortissimo, e subito la linea rossa che segna virtualmente il record del mondo in vigore, era alle sue spalle, poi ai suoi piedi. Magari era partita troppo veloce, troppo sicura: 6.72 il passaggio ai 50, 55.23 ai 100, 1:24.00 ai 150. Ora avrà un cedimento, si pensava. E lo aveva, tanto che avrebbe finito sopra l’1:53 (1:53.01 che lascia il tempo della Pellegrini al secondo posto all time, per adesso). Ma trovava la sua velocità Mollie, ultima vasca da 28.11 contro il 29.01 dell’amica australiana. Gioco, partita, incontro e record per la O’ Callaghan, alle cui spalle già scalpitano la 16enne canadese Summer McIntosh, 1:53.65, record del mondo juniores, e Slobhan Haughey di Hong Kong, 1:53.96.

La gara regina

Domani è la gara regina, i 100 stile libero, nell’immaginario collettivo come i 100 metri dell’atletica. Miressi non ce l’ha fatta ad entrare in finale; promosso di mattina con 48.14 e nono tempo, di sera si peggiorava di qualche centesimo e di qualche posizione, 48.21 e tredicesimo nel ranking. Si qualificavano, tranne l’ottavo, tutti quelli andati sotto i 48. «Non so cosa mi sia successo: la mia seconda vasca non mi è riuscita; forse avrò forzato il passaggio». Forse: ha fatto una prima vasca da 22.78, il più veloce, e una seconda, che solitamente gli appartiene, in 25.53, il terzo più lento: «Sono molto deluso, non so cosa dire». Il più veloce, come al mattino, è stato l’inglese Matthew Richards. 47.47, davanti a Kyle Chalmers, 47.52, ed a un altro cinese, del 2004!, Pan, 47.61. Popovici è quinto: 47.66, e l’inglese sprint vuole raddoppiare lo scherzo che gli ha fatto nei 200, lui vincendo e il rumeno giù dal podio.

Il Re Leon


Nelle altre finali di giornata c’è da registrare il secondo oro individuale del “garçon” Leon Marchand; il francese s’è preso anche i 200 farfalla ed altre congratulazioni da Phelps: 1:52.43 il suo crono. Poco più di mezzora dopo tornava in acqua per la semifinale dei 200 misti e stampava il miglior tempo: 1:56.34. Qui l’azzurro Razzetti, 1:54.39 risultava nono e primo degli esclusi per 16 centesimi, peccato ma, una legge tipo Murphy, “se una giornata deve andar storta, lo farà”.

L’ultima finale, la staffetta mista mista, premiava la nuova Cina (alla rana Qin Haiyang, naturalmente) davanti all’Australia ed agli Stati Uniti, in un gioco tra potenze, due da sempre e la Cina a sprazzi. La Cina si regalava una gara in più: le sue due dorsiste dovevano disputare lo spareggio nei 50 per stabilire chi andava in finale e chi restava di riserva, ottavo e nono posto. Per la cronaca la Wang batteva la Wan.

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