La quota 40 mila superata dalle due milanesi, l'euforia della Roma che dal 2004 non festeggiava le 36 mila tessere, le 21.600 (parziali) della Lazio che sta per superare il limite del 2019, il record del neopromosso Lecce che ha superato l'asticella dei 19 mila abbonamenti: due anni e mezzo dopo lo scoppio della pandemia, gli stadi italiani tornano a popolarsi. C'è voglia di calcio, nonostante le previsioni di un autunno difficile, tra le elezioni e le conseguenze economiche legate alla guerra in Ucraina. La passione è più forte delle ristrettezze del portafoglio, della scomodità degli stadi e della stranezza di una stagione che si fermerà a novembre per dare spazio al mondiale dove, tanto per ricordarlo, noi non ci saremo per la seconda volta di fila. Si ripartirà dopo Natale e nessuno può sapere quali stravolgimenti avrà provocato il torneo in Qatar.
IN ASCESA
Milano gode, Roma sogna, Lecce sorprende tutti.
IN CONTROTENDENZA
Juventus e Napoli sono i fenomeni in controtendenza. Il club torinese chiude a quota 20.200 e non è solo colpa delle delusioni delle due ultime annate: il caro-prezzi ha scatenato la protesta dei tifosi. A Torino non si fanno scrupoli: per Juventus A-Juventus Under 23 57,5 euro la tribuna bordo campo, 34,5 la gradinata. Il Napoli sta pagando le problematiche di mercato e le tensioni De Laurentiis-tifo. Come interpretare questo fenomeno del ritorno negli stadi?
L'ESPERTO
Il professor Mario Abis, cattedre di statistica/metodologia della ricerca e, in lingua inglese, di management e marketing delle attività culturali/spettacolo all'Università IULM di Milano, tifoso del Cagliari ed ex pallavolista, spiega: «La prima ragione è la reazione alla pandemia. Il Covid ha prodotto un fenomeno di depressione, legato alla solitudine e all'isolamento, soprattutto nelle grandi città. C'è voglia di cose dal vivo, di stare insieme e socializzare. Nel calcio scatta un meccanismo ancora più forte. Non si va allo stadio solo per vedere la partita, ma anche per condividere le emozioni. L'abbonamento è un impegno liturgico: è un impegno serio, non estemporaneo. C'è poi un altro aspetto: una cosa negata per tanto tempo produce una necessità forte, covata nel tempo. Da una parte quindi reazione, dall'altra bisogno e, terzo elemento, l'effetto-attesa creato dai media. I rischi? Cerchiamo di non deludere questa passione. Si deve lavorare sulla qualità del prodotto, nonostante le problematiche legate ai nostri stadi: ad esempio allungando il tempo di permanenza, magari con minieventi che precedono le partite. Mourinho è forse l'aspetto calcistico più interessante del fenomeno. Ha riprodotto il suo mito in una situazione complessa come quella romana. Mourinho è un personaggio con una fondamentale componente mitologica: lui e la Roma, un matrimonio perfetto».