Spalletti, le parole d'amore e la verità sull'addio a Napoli

«È stato un viaggio collettivo sui binari del sogno»

Luciano Spalletti
Luciano Spalletti
Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Mercoledì 3 Gennaio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 4 Gennaio, 09:30
4 Minuti di Lettura

Napoli e il Napoli sono un ricordo da accarezzare in qualsiasi momento e in tutte le interviste. Luciano Spalletti lo ha fatto anche lunedì sera in un intervento a Rai2. E pochi giorni fa, parlando al TG Poste, aveva mostrato i tatuaggi sull'avambraccio sinistro con i simboli del club azzurro e dello scudetto fatti a Napoli nel giorno della festa. Non si può dimenticare «un memorabile viaggio collettivo sui binari del sogno e della follia: sembrava impossibile anche nei sogni», come ha detto l'altra sera a Rai2. Ed è un sogno che lui non avrebbe voluto interrompere anche se la decisione di lasciare la panchina è stata sua, soltanto sua, perché De Laurentiis aveva inoltrato la Pec per fare scattare automaticamente il rinnovo del contratto fino al 2024. Obbligo al quale Spalletti ha deciso di sottrarsi e non perché - lo si capisce meglio ascoltando le sue parole e osservando il suo sguardo quando il tema è il Napoli - avesse deciso di andare via «per troppo amore». Fu una spiegazione di circostanza, in realtà era stato il tormentato rapporto con il presidente a spingerlo a cestinare quella Pec e a decidere di fermarsi, finché non è arrivata la chiamata della Nazionale che ha portato all'Europeo e che vorrebbe accompagnare in un altro sogno, a un anno dalla festa napoletana. Si giocherà in Germania, dove un altro toscano ex allenatore del Napoli, Lippi, conquistò il Mondiale 2006. «Appartengo a quella generazione di persone per le quali fare parte della Nazionale fa battere forte il cuore», sottolinea spesso. Proverà a costruire un gruppo di ferro, come quel Napoli, fissando regole chiare soprattutto per i più giovani: dai videogiochi ai cellulari, niente distrazioni. 

 

Nella stagione dello scudetto i rapporti tra De Laurentiis e Spalletti erano stati ridotti al minimo, formali. Una scelta del presidente, rimasto ad osservare il fortissimo gruppo di lavoro che stava scrivendo la storia a Castel Volturno.

Negli uffici e nello spogliatoio del centro tecnico dove si stava costruendo il sogno bastavano loro, Giuntoli e Spalletti. E queste partenze hanno inciso sulla stagione che De Laurentiis spera di raddrizzare con gli interventi sul mercato, necessari dopo i flop della scorsa estate, e il lavoro di Mazzarri, che si augurava potesse essere meno complicato raggiungere la zona Champions: è scivolato dal quarto all'ottavo posto, invece. 

Video

Spalletti non ha parlato mai dei suoi due successori, né di Garcia che voleva chiudere con il passato né di Mazzarri che ancora auspica di poter creare una linea di continuità con quella storia magnifica. Il ct segue il Napoli e non soltanto perché vi sono quattro possibili convocati per l'Europeo. È la sua squadra, i due tatuaggi hanno un autentico valore per lui e il ct della Nazionale non ha alcuna esitazione a mostrarli. Lo scudetto è una medaglia - ben più gratificante del contenuto premio fissato alla firma del contratto nella primavera 2021 - da mostrare con orgoglio. Napoli casa sua e non è soltanto un modo di dire, perché qui, a Marechiaro, Spalletti cerca un'abitazione dove poter trascorrere qualche giorno con i suoi familiari e gli amici scoperti in città. Tra questi vi è anche il sindaco Manfredi, che gli ha attribuito la cittadinanza onoraria: discutono di un progetto per i giovani della zona orientale della città, quello che sarà finanziato dal tecnico del terzo scudetto. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA