Il Napoli United non è una squadra dilettantistica (Eccellenza campana). È molto di più. È l'idea di come si possa costruire una squadra aprendo le porte ai ragazzi che arrivano da tutti i paesi, magari a bordo di barconi. La squadra dei sentimenti, dei valori umani più che tecnici, anche se il lavoro di dirigenti, tecnici e giocatori è cresciuto in questi anni e la struttura è diventata professionistica.
Un gruppo così non poteva che allenarlo un Maradona. Diego Junior, classe 1986, due vite in una. La prima - fino al 2017 - alla ricerca affannosa di un abbraccio con il celebre padre che lo aveva rinnegato. La seconda - fino al 2020 - al fianco di quel genitore che lo aveva accolto nella sua famiglia come se niente fosse accaduto nei precedenti ventinove anni: come se non si fossero sparsi veleni da Buenos Aires a Napoli. Certo, vivere quegli anni non è stato facile: a fronte dell'affetto del padre c'era la freddezza delle sorelle Dalma e Gianinna nei rari incontri.
Diego Junior, che ha cercato di costruirsi una strada propria (fa anche l'opinionista in radio e in tv), non è tornato in Argentina dopo il 25 novembre. Era ricoverato per il Covid quando il padre morì e, causa restrizioni, non è riuscito a volare a Buenos Aires. Il suo sogno era far parte dello staff tecnico di una delle squadre allenate dal Campione, per poter continuare a seguirlo da vicino su un campo, negli spogliatoi. Non ha fatto in tempo. Adesso tocca solo a lui.