Sibilio, un napoletano a Tokyo:
«Inizia una vita di livello mondiale»

Alessandro Sibilio
Alessandro Sibilio
di Diego Scarpitti
Mercoledì 4 Agosto 2021, 07:45
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Incollato agli alieni. Umano, troppo umano Alessandro Sibilio. Coraggio e audacia non sono bastati a limitare il dirompente Kartsen Warholm. Mission impossibile per chiunque, anche per la freccia azzurra di Posillipo, trovatosi al cospetto degli dei dell’Olimpo, incarnatisi in pista per la finale dei 400 ostacoli. E poi il norvegese di Ulsteinvik ha polverizzato e disintegrato competitors e aspettative. L’incredibile Hulk ha sorpreso l’universo sportivo e non solo, tanto da strappare la pettorina di ordinanza e lo squarcio ha mostrato i suoi muscoli d’acciaio. Da paura il suo crono (45’’94) e stratosferico anche nel migliorare il suo precedente record del mondo (46’’70 fatto registrare ad Oslo lo scorso 1 luglio). Oltre ogni limite insomma, il primo uomo ad abbattere il muro dei 46 secondi. Roda da urlo di Munch, per intenderci. Tra l’altro suo connazionale. 

L’ingegnere napoletano classe 1999 sa di aver battagliato con i mostri sacri dell’atletica e per queste ragioni non può rimproverarsi proprio nulla, anzi deve ritenersi fiero di essere tra i primo otto ostacolisti del mondo. «Ho fatto una grande Olimpiade», asserisce convinto l’atleta delle Fiamme Gialle. Impossibile non condividere il suo pensiero. «La medaglia con questi fenomeni era praticamente impossibile: è stata una delle più grandi gare della storia dell’atletica». Ultimo sì, con il tempo di 48”77, ma non deve affatto arrovellarsi. Riconosce l’onore delle armi e l’abbraccio con il vincitore certifica lo spirito dei cinque cerchi (proprio come Gianmarco Tamberi e il quatariota Mutaz Essa Barshim). Argento allo statunitense Rai Benjamin (46”17), bronzo al brasiliano Alison Dos Santos (46”72).

Terremoto in Giappone. «Abbiamo visto una delle gare più veloci della storia dell’atletica», rimarca Sibilio, incredulo e felice (nelle foto di Colombo/Fidal). Si affida a Facebook per esternare le sue considerazioni. «Quello di Warholm è un tempo da semifinale mondiale dei 400… senza ostacoli. Mostruoso Karsten ma dietro ci sono un Benjamin e un Dos Santos eccezionali.

Da parte mia, tanta, forse troppa emozione. Ho spinto in semifinale, ho dato tutto per entrare in questa finale e ho provato a stare insieme agli altri fino al quinto ostacolo, uno sforzo, sommato a quelli dei turni precedenti, che poi ho pagato nella seconda parte di gara». Ci sta. 

 

«È stato un vero miracolo entrare tra i primo otto, ora me la godo, ma non è ancora finita. C’è una 4x400 che lotta per qualcosa di davvero importante. E c’è un muro da abbattere che dura da tantissimi anni (il riferimento è al record italiano di Stoccarda 1986, 3:01.37)».

Bilancio estremamente positivo. «2021 magico. Non ho ancora capito cosa sia successo, lo capirò più avanti, quando mi fermerò. L’anno scorso correvo intorno ai 50 secondi ed esultavo all’arrivo, ora 47”93 e me la gioco con i migliori. Inizia un’altra vita. Una vita da atleta di livello mondiale», conclude l’allievo di Gianpaolo Ciappa. La consapevolezza lo condurrà alla gloria eterna. 

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