«Sarò il primo a licenziare un giocatore in Italia». Danilo Iervolino non molla e rilancia la sua figura di innovatore del sistema calcio, «anche se la mia battaglia in Lega è difficile per via di background culturali e competenze differenti». Il presidente della Salernitana, ospite ieri all'Università di Salerno, non le ha mandate a dire. Non c'è un caso specifico ma vuole riequilibrare la bilancia dei poteri. «Il calcio è stato gestito a maglie larghe, con bassi controlli, norme non rispettate o flebili. Servono un impianto regolatorio perentorio e una moralizzazione importante: è un'industria fondamentale per il Paese, ma perde miliardi ogni anno e ciò provoca degenerazioni incontrollabili», l'incipit.
Iervolino punta l'indice sui contratti dei calciatori: «La prima cosa da condannare.
Allora qual è la ricetta? «La possibilità di rivalutare i cartellini. Gli indici di liquidità non lo permettono, ma se compro un giocatore a un milione e poi fa 30 gol è evidente che varrà di più. Se non intendo venderlo, non posso metterlo a patrimonio con valori più alti». Nel mirino del patron anche «la sproporzione sui paracadute. Pochi club fanno le regole e gli altri, nonostante il consesso a maggioranza semplice, non fiatano sperando in una benevolenza che non arriverà». Nell'incontro si è parlato di doping finanziario. «È visto solo dalla prospettiva delle plusvalenze. Distinguiamo tra quelle sane, in realtà obiettivo delle società, e le alchimie. Non è la sola tipologia. C'è il doping dei calciatori che vanno dal miglior offrente con approcci deontologicamente condannabili, quello dei procuratori o dei tifosi che impongono ritmi di investimento non sostenibili sapendo di mettere innaturale pressione alle squadre. Salary cap? Per un attimo abbiamo pensato di essere i primi ad attuarlo, ma se lo facciamo da soli e con regole nostre i procuratori porteranno i giocatori altrove. Deve entrare in una disciplina generale».