Salernitana, Iervolino a Fisciano: «Io il primo a licenziare un calciatore»

«Farò una riforma epocale, sono libero e coraggioso»

Danilo Iervolino al Campus di Fisciano
Danilo Iervolino al Campus di Fisciano
di Alfonso Maria Avagliano
Venerdì 21 Aprile 2023, 07:00 - Ultimo agg. 22 Aprile, 09:08
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«Sarò il primo a licenziare un giocatore in Italia». Danilo Iervolino non molla e rilancia la sua figura di innovatore del sistema calcio, «anche se la mia battaglia in Lega è difficile per via di background culturali e competenze differenti». Il presidente della Salernitana, ospite ieri all'Università di Salerno, non le ha mandate a dire. Non c'è un caso specifico ma vuole riequilibrare la bilancia dei poteri. «Il calcio è stato gestito a maglie larghe, con bassi controlli, norme non rispettate o flebili. Servono un impianto regolatorio perentorio e una moralizzazione importante: è un'industria fondamentale per il Paese, ma perde miliardi ogni anno e ciò provoca degenerazioni incontrollabili», l'incipit.

Iervolino punta l'indice sui contratti dei calciatori: «La prima cosa da condannare.

Hanno livelli di protezione sia dei dipendenti, sia dei professionisti. Se in una normale azienda posso sostituire un professionista che non rende, nel calcio no: ti penalizzano e ti fanno causa. In ogni azienda lo stato di crisi permette di sbilanciare in favore dell'imprenditore con dei tagli, se qui invece malauguratamente retrocedi devi continuare a onorare contratti e perdi finché non fallisci. Serve una nuova griglia, sennò la deriva è già scritta». La promessa è chiara: «Nell'università ho fatto una riforma epocale, farò altrettanto anche nel calcio perché sono libero e coraggioso. In Lega recentemente ho detto cose irripetibili e i presidenti delle cosiddette piccole mi hanno abbracciato. Prima c'era soggezione delle meridionali nei confronti dei club del nord. Eppure, con una battuta, dico che le piccole hanno alle spalle imprenditori grandi, mentre le grandi ne hanno di piccoli». 

Allora qual è la ricetta? «La possibilità di rivalutare i cartellini. Gli indici di liquidità non lo permettono, ma se compro un giocatore a un milione e poi fa 30 gol è evidente che varrà di più. Se non intendo venderlo, non posso metterlo a patrimonio con valori più alti». Nel mirino del patron anche «la sproporzione sui paracadute. Pochi club fanno le regole e gli altri, nonostante il consesso a maggioranza semplice, non fiatano sperando in una benevolenza che non arriverà». Nell'incontro si è parlato di doping finanziario. «È visto solo dalla prospettiva delle plusvalenze. Distinguiamo tra quelle sane, in realtà obiettivo delle società, e le alchimie. Non è la sola tipologia. C'è il doping dei calciatori che vanno dal miglior offrente con approcci deontologicamente condannabili, quello dei procuratori o dei tifosi che impongono ritmi di investimento non sostenibili sapendo di mettere innaturale pressione alle squadre. Salary cap? Per un attimo abbiamo pensato di essere i primi ad attuarlo, ma se lo facciamo da soli e con regole nostre i procuratori porteranno i giocatori altrove. Deve entrare in una disciplina generale». 

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