Gira, la ruota gira. Dopo essere stati incudine è tornato il tempo di essere martello. Sui social hanno fatto il giro d'Italia video e foto che immortalano l'esplosione di colori e passione con cui domenica notte i tifosi biancoverdi hanno atteso il rientro da Catania dell'Avellino per festeggiarne la vittoria con cori, fumogeni e fuochi d'artificio; per abbracciare, letteralmente, quelli che sono tornati a essere i loro beniamini. Un gruppo di uomini e calciatori di cui essere fieri; una squadra degna di essere definita tale. Più il tempo passava e più il cerchio di supporter dei lupi davanti alla Tribuna Montevergine si è allargato fino a raggiungere un numero di persone sul posto difficile da quantificare con precisione, ma che non è azzardato stimare intorno alle mille. E pensare che l'ultima volta tutti insieme proprio lì, poco prima di quella lingua d'asfalto che separa i botteghini e la zona di prefiltraggio per l'ingresso allo stadio dal parcheggio antistante, quegli stessi tifosi si erano uniti con uno spirito ben diverso.
Sembra una vita fa, ma è trascorso solo poco più di un anno da quando con un comunicato della Sud fu annunciata la decisione di contestare la proprietà.
Ma gira, la ruota gira: dalla partita che costò la panchina a Roberto Taurino, riacciuffato dall'1-1 in extremis dell'Audace di Michele Pazienza, un anno più tardi è stato lo stesso Pazienza, intanto passato da causa a soluzione di un altro esonero, quello di Massimo Rastelli, a invertire l'interruttore dell'umore collettivo dalla delusione all'euforia collettiva all'ultimo respiro. Battendo il suo passato con un gol al 97' di Ricciardi ha spiegato le ali con cui il suo l'Avellino è planato, maestoso e autorevole, sul "Massimino" per sbancarlo per la seconda volta nella storia. La ruota gira, eccome: adesso che ha iniziato a farlo nel senso giusto non resta che continuare ad alimentarne il moto virtuoso. Come? Non abbassando la guardia ed evitando di passare dalla depressione all'esaltazione totale. Carica ed equilibrio. La strada da percorre è ancora lunga e basta un granello di superficialità e presunzione per inceppare gli ingranaggi. Con lavoro, umiltà, idee e organizzazione, l'Avellino ha dato il via alla sua ascesa in classifica, ma va aiutato a restare sul pezzo.
Non c'è sosta se non sulla vetta, che va prima conquistata e poi difesa. Sabato prossimo al "Partenio-Lombardi" arriverà la Virtus Francavilla, l'ennesimo sold out è scontato, la spinta di città e provincia non mancheranno e c'è un'altra storia da riscrivere in chiave positiva, quella senza lieto fine del 25 febbraio 2023: l'ultimo match con i pugliesi, corsari grazie a un gol di Murilio su assist Patierno, pronto al rientro e a ritrovarsi dall'altra parte della barricata. C'è da mettersi alle spalle quel ko amaro e il faccia a faccia a cui non si sottrasse D'Agostino, che di rientro dalla Sicilia si è goduto il passaggio in auto tra due ali di folla festanti e al quale, all'epoca, fu chiesto di sollecitare le dimissioni di De Vito. Quel pomeriggio fu il punto di rottura per una separazione che si è consumata a fine campionato ed ha spianato la strada all'arrivo del deus ex machina del nuovo Avellino: Giorgio Perinetti. L'Avellino va incontro a un altro appuntamento col destino, da non fallire, per tornare a esserne presto e definitivamente artefici. Vietato fermare la ruota che sta finalmente girando.