Un anno fa l’episodio che gli ha cambiato la vita. Che gliel’ha letteralmente stravolta. Stroncandogli la carriera ed imponendogli di reinventarsi. Senza alternative. Dinanzi a lui una enorme salita, che lui e la sua famiglia hanno percorso – e stanno percorrendo – con enorme coraggio, forza e tenacia.
Mickael Varutti, uno degli indiscussi protagonisti della prima Turris targata Caneo, era in ritiro con i corallini la scorsa estate quando un improvviso malore lo ha strappato al campo, proiettandolo in una dimensione – fatta di indagini mediche, diagnosi e timori – fino a quel momento del tutto sconosciuta.
Oggi, con l’amara certezza di non poter più scendere in campo, Varutti ha scelto di raccontare tutto a Torre del Greco ed ai tifosi della Turris. «Quando torni in campo Mickael? Perché non sei più convocato? In quest’anno tantissimi tifosi della Turris, così come numerosi addetti ai lavori, mi hanno contattato per chiedermi perché tutto ad un tratto sia sparito dai radar.
Il legame con la Turris è però rimasto vivo: «Sono sempre stato vicino alle vicissitudini della Turris. Lo scorso anno ero lì a penare in tribuna allo stadio Liguori per quella salvezza che ad un certo punto sembrava una missione impossibile».
Comincia adesso una nuova fase: «Adesso si apre un nuovo capitolo della mia vita. Calcisticamente lo definirei il mio secondo tempo come recita, tra l’altro, una famosa canzone di Max Pezzali. Ho appeso le scarpette al chiodo ma custodirò gelosamente in me tutto l’affetto ed il calore del popolo torrese. Ringrazio la società e tutte le persone che lavorano nel club. Colgo l’occasione per fare anche un grande in bocca al lupo a mister Caneo. Se ho conosciuto una città fantastica lo devo anche a lui, che ha saputo valorizzarmi. Torre del Greco e la Turris resteranno per sempre casa mia».