Turris, Varutti costretto a lasciare il calcio: «Torre per sempre casa mia»

Un anno fa il malore, poi il lungo e travagliato percorso: «Non potrò più fare il calciatore»

Mickael Varutti
Mickael Varutti
di Raffaella Ascione
Lunedì 31 Luglio 2023, 18:20
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Un anno fa l’episodio che gli ha cambiato la vita. Che gliel’ha letteralmente stravolta. Stroncandogli la carriera ed imponendogli di reinventarsi. Senza alternative. Dinanzi a lui una enorme salita, che lui e la sua famiglia hanno percorso – e stanno percorrendo – con enorme coraggio, forza e tenacia.  

Mickael Varutti, uno degli indiscussi protagonisti della prima Turris targata Caneo, era in ritiro con i corallini la scorsa estate quando un improvviso malore lo ha strappato al campo, proiettandolo in una dimensione – fatta di indagini mediche, diagnosi e timori – fino a quel momento del tutto sconosciuta.

Oggi, con l’amara certezza di non poter più scendere in campo, Varutti ha scelto di raccontare tutto a Torre del Greco ed ai tifosi della Turris. «Quando torni in campo Mickael? Perché non sei più convocato? In quest’anno tantissimi tifosi della Turris, così come numerosi addetti ai lavori, mi hanno contattato per chiedermi perché tutto ad un tratto sia sparito dai radar.

Ho sempre glissato su queste domande. Speravo un giorno di poter tornare nuovamente in campo, sulla fascia sinistra, con la maglia della Turris. Il 24 luglio 2022 ero in ritiro in quel di San Gregorio Magno quando all’improvviso arriva la mazzata che cambierà per sempre la mia vita. L’unica cosa che ricordo è la stanza dell’ospedale di Eboli dove mi sono svegliato. Pensavo ad un normale malore, ma il responso è stato duro e difficile da accettare. Mi riscontrano dei problemi cardiaci che mi costringono a restare fermo. Nonostante questo fulmine a ciel sereno, decido di restare sempre vicino alla squadra. La speranza, seppur piccola, di poter tornare a fare il calciatore professionista, si è infranta qualche mese fa: “Varutti, lei non potrà più fare il calciatore”. Non è stato un momento facile, chiedo scusa a tutti per il mio silenzio».

Il legame con la Turris è però rimasto vivo: «Sono sempre stato vicino alle vicissitudini della Turris. Lo scorso anno ero lì a penare in tribuna allo stadio Liguori per quella salvezza che ad un certo punto sembrava una missione impossibile».

Comincia adesso una nuova fase: «Adesso si apre un nuovo capitolo della mia vita. Calcisticamente lo definirei il mio secondo tempo come recita, tra l’altro, una famosa canzone di Max Pezzali. Ho appeso le scarpette al chiodo ma custodirò gelosamente in me tutto l’affetto ed il calore del popolo torrese. Ringrazio la società e tutte le persone che lavorano nel club. Colgo l’occasione per fare anche un grande in bocca al lupo a mister Caneo. Se ho conosciuto una città fantastica lo devo anche a lui, che ha saputo valorizzarmi. Torre del Greco e la Turris resteranno per sempre casa mia».

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