Il dibattito sul calcio italiano che non è un Paese per giovani è sempre aperto. E non solo per quelli italiani, in prospettiva Nazionale. Il Napoli, più di un mese fa, ha preso il ventiduenne brasiliano Natan per sostituire Kim Min-jae, passato al Bayern Monaco. Non ha ancora giocato un minuto, probabilmente perché non ha ancora il passo dei compagni. Ma l'esordio è imminente, forse già a Marassi contro il Genoa sabato 16 settembre.
Non si deve aver timore di lanciare un giovane, se un tecnico in lui vede le qualità giuste e le caratteristiche utili per la squadra. Il compleanno di Fabio Cannavaro - 50 anni mercoledì 13 settembre - ci riporta indietro, a trent'anni fa, quando Marcello Lippi, tecnico del Napoli, dopo due sconfitte nelle prime due giornate decise di attuare una rivoluzione a partire dalla gara col Torino. E schierò Cannavaro in difesa e Fabio Pecchia a centrocampo. Entrambi avevano 20 anni. Entrarono e non uscirono più da quella squadra che aveva talenti come Daniel Fonseca e Paolo Di Canio e giocatori esperti come Ciro Ferrara, due volte campione d'Italia ed erede della fascia di capitano appartenuta a Diego Armando Maradona.
De Laurentiis e i suoi uomini (ieri Marino, Bigon e Giuntoli; oggi Micheli, Mantovani e Meluso) - lo abbiamo sottolineato più volte - hanno spesso avuto fiuto (e fortuna) con i giovani, a cominciare da quei tre arrivati a Napoli dopo la promozione in serie A. Ricordate l'estate del 2007? C'erano i tifosi delle curve - gli stessi che adesso sono al fianco del presidente dopo il “chiarimento” dello scorso aprile, un volemose bene nell'interesse del Napoli - che rumoreggiavano perché erano stati acquistati Walter Gargano, Marek Hamsik ed Ezequiel Lavezzi.